Le possibili opzioni che la zona offre (Invergneux, Lac Ponton+Finestra, Rif. Sogno) erano da valutare in base alle sensazioni fisiche, che come immaginavo non sono state buone: gambe legnose e fisico debilitato… Ho così optato per la soluzione più semplice, il giro delle Miniere di Colonna, che avevo adocchiato sul vecchio ma sempre valido volume di itinerari in valle del buon M. Giglio. E poi durante la salita ho avuto il piacere di incontrare Max (Massimiliano Gastaldi, CAI Novi Ligure) con cui ho condiviso parte della gita e che mi ha confermato la bontà della discesa dalle miniere… E se lo dice lui – grande punto di riferimento e miniera inesauribile di informazioni – mi devo proprio fidare ciecamente.
Gita dunque breve e molto semplice, da sdoganare in mezza giornata: da Lillaz si imbocca la strada poderale, asfaltata a tratti, che si inoltra nel vallone dell’Urtier e comune ai più blasonati itinerari che conducono al Colle dell’Invergneux o al Rif.Sogno/Lac Ponton.
La temperatura è ideale per pedalare, finalmente dopo tante sofferenze per il caldo: peccato per la nuvolaglia sparsa che rende il cielo lattiginoso, facendo dunque poca giustizia alla bellezza del vallone. Superata l’isolata cappelletta di Crét e il successivo ripido tratto a tornanti si entra nel vallone vero e proprio dove bisogna prestare attenzione al bivio posto a q 2261 sulla sinistra, che reca le indicazioni per gli alpeggi di Guela e Taverona (segnavia 10c): si volta dunque a sinistra, per imboccare in dolce ascesa una specie di autostrada che taglia i fianchi erbosi della montagna.
E’ la strada di servizio ricavata per gli alpeggi, in questo periodo brulicanti di attività pastorali. La strada si interrompe bruscamente proprio all’altezza di quest’ultimo alpeggio: lasciatolo in basso a sinistra si deve individuare un’esile traccia di sentiero (cartelli indicatori per Colonna poco visibili) che corre in falsopiano tagliando l’erboso versante sud della Pointe Coupée e della Testa di Money.
Quasi interamente ciclabile il divertente sentierino segue le pieghe della montagna con bellissimi scorci sulla valle di Cogne ed il gruppo del Gran Paradiso, oggi purtroppo non perfettamente godibili a causa della fitta nuvolaglia.
Ben visibile ad una svolta la meta, il maestoso edificio abbandonato della Miniera di Colonna, che si raggiunge con un ultimo tratto un poco più ripido (qualche breve tratto a piedi).
Giunti alla recinzione del caseggiato, pericolante e quindi non visitabile (non che fossi particolarmente interessato alla cosa, a mio parere questo ecomostro potrebbe tranquillamente essere abbattuto…), ha inizio la discesa: e qui viene il bello, perché di gran discesa trattasi.
Fatta eccezione per il primo ripido tratto gradinato, che richiede al limite qualche passo a piedi, essa si rivela assai divertente. Si affronta un’infinità di tornantini, alcuni dei quali tecnici, che si alternano a tratti decisamente più filanti e facili: unica attenzione va posta nel superare i numerosi tronchetti in legno posti in prossimità dei tornanti a mo’ di frangi acque, vanno presi d’impeto cercando di scavalcarli, poggiarci sopra le ruote di traverso o peggio ancora frenarci sopra vuol dire cadere senza nemmeno rendersene conto.
Con tratti nel bosco sempre più belli si arriva al bivio segnalato per Champlong (segnavia 7a). Lo si segue entrando in un’ultima sezione un poco più tecnica e rocciosa (qualche passo a piedi per sicurezza) che attraverso bei passaggi sino a scendere al borgo di Champlong mt 1596. Da qui per la ciclabile di fondo valle in pochi minuti si rientra a Lillaz: giro breve ma molto bello, e soprattutto discesa di grande soddisfazione!
Testo e foto di Fabrizio Godio