La Val d’Ayas è terreno fertile per le ruote grasse: era da molto tempo che non facevo un giro da queste parti, e così ecco l’idea per la gita di oggi: salire ai laghi e poi al colle Palasinaz. Da qui due opzioni: la traversata nel vallone di Mascognaz, che peraltro avevo già fatto qualche anno fa, oppure ridiscendere verso Brusson lungo un sentiero inedito e dimenticato. Fin troppo facile intuire come è andata a finire…
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Il vasto parcheggio dell’area attrezzata di Brusson, a fianco del laghetto artificiale, è ancora deserto, non sono nemmeno le 8 e di merenderos non v’è alcuna traccia, si sa che è una razza atipica che non si sveglia prima delle 10-11.
Così parcheggio comodamente l’auto e mi preparo a partire sotto un cielo strano, verso lo Zerbion si sente qualche colpo di tuono: comincio la salita verso Estoul e dopo circa 2 km ecco che il temporale si sposta e mi becco una bella sciacquata, che dura nemmeno dieci minuti ed improvvisa come è arrivata se ne va lasciando lo spazio ad un cielo color blu cobalto.
Dopo circa 5 km di asfalto ed aver toccato il borgo di Estoul ecco che finalmente le ruote poggiano su un bello sterrato che risale la conca di Estoul nel bellissimo bosco con qualche tratto ripido, sino ad intersecare le piste da sci del piccolo comprensorio.
Prati verdissimi a vista d’occhio, la val d’Ayas è sempre uno spettacolo anche in estate: si passa sotto alla linea delle due seggiovie e finalmente si entra nel vallone di Arp. Il colpo d’occhio sulle cime circostanti, ed in particolare la Punta Valfredda e la Punta Palasinaz (risalita con gli sci qualche anno fa), è veramente notevole: la strada di servizio agli alpeggi è in ottime condizioni e consente di guadagnare facilmente quota sino al bivio per l’Alpe Palasinaz.
Le altre volte ero risalito da lì, oggi invece continuo sulla destra verso il Rifugio Arp, attraversando una bellissima conca a fianco del torrente prima di ricominciare a salire verso il rifugio.
La strada si impenna ed un’ultima rampa è per me impossibile da pedalare, ma si tratta di poche decine di metri, dopodiché si ritorna in sella arrivando in breve al bellissimo rifugio Arp q. 2446. Più che un rifugio sembrerebbe in realtà un grand hotel, almeno a giudicare dalla bellissima e spaziosissima hall: peccato sia desolatamente deserto…
Ora inizia un bellissimo tratto di single track in mezzacosta, tutto pedalabile, che aggira la conca del rifugio per ricollegarsi alla strada degli alpeggi Palasinaz: va seguita sino al suo termine, dove a sinistra, a fianco del torrente spumeggiante, ecco il canalino che porta ai laghi Palasinaz.
Ci si deve rassegnare a portare la bici in spalla, ma sono pochi minuti ed in breve si giunge alla conca sulla quale si adagia il grande lago de la Bataille q 2485 mt.
Si supera un caratteristico ponticello ad arco e dopo aver costeggiato il lago si arriva al bivio per il colle Palasinaz: due le alternative, risalire il ripido canalino bici in spalla (come chiaramente indicato dalle paline segnavia N.4-105) oppure fare un ampio giro ad arco sulla sinistra, aggirando uno spuntone roccioso e lambendo il Lac de la Pecia q 2508 per poi ricollegarsi al sentiero originale. Questa seconda alternativa, seppur più lunga, consente a tratti di pedalare in puro stile freeride, tra praterie alpine interessate da una rigogliosa fioritura (attenzione, nei pressi del lago, a non proseguire sul sentiero tracciato che porta verso il corno Bussola, bisogna stare sulla destra).
Una volta ricongiunti con il sentiero originale si deve giocoforza spalleggiare la bici per circa 15 minuti, affrontando un ripido canalino che porta ai dolci pendii erbosi che precedono il colle. L’arrivo al Col Palasinaz mt 2668 si fa addirittura pedalando, con il grandioso spettacolo del massiccio del Rosa dinanzi agli occhi: peccato che le nuvole già avvolgano buona parte delle cime…
Ora si impone la scelta: proseguire in discesa nel selvaggio vallone di Mascognaz (che sarebbe la soluzione più logica per compiere un anello molto interessante) o ritornare sui propri passi. La traversata su Mascognaz l’avevo già fatta alcuni anni fa, così opto per la seconda soluzione, decisamente più accattivante sotto l’aspetto tecnico… Con qualche peripezia ed alcuni tratti a piedi si ritorna alla conca dei laghi ed alla sterrata degli alpeggi che avevamo lasciato: la ciclabilità è più alta di quel che ci si possa aspettare. Percorse poche centinaia di metri e giunti nei pressi dell’alpe Palasinaz bisogna prestare attenzione ad abbandonare decisamente la sterrata per prendere sulla destra un sentiero erboso inizialmente poco visibile che scende lungo il vallone d’Arp sul versante opposto a quello di salita: si tratta del sentiero n.4 che ci riporterà direttamente a Brusson.
Peccato che versi in stato di semiabbandono, perché si tratta di un ottimo e tecnico tracciato, di grande soddisfazione. Dopo aver incrociato e seguito in discesa una sterrata di servizio agli alpeggi si sbuca nei pressi della borgata di Lavassey, in questo periodo interessata da imponenti lavori di restauro.
Ora il sentiero N. 4 diventa più evidente e si fa via via più tecnico entrando nel bosco: una spumeggiante cascata scende impetuosa dalla forra del torrente, si superano le baite desolatamente diroccate di Pacard e con un ultimo tratto molto tecnico si sbuca sulla provinciale di Estoul, poche centinaia di metri sopra Brusson, dove nel frattempo l’area attrezzata si è popolata all’inverosimile di merenderos che mi guardano come se fossi sbarcato dalla luna…
Anche oggi il mio GPS segna 1400 metri di salita… alla faccia della gita rilassante!
Testo e foto di Fabrizio Godio