Sono passati cinque anni dal nostro primo test della Orbea Occam. Si trattava di una versione TR, ovvero una piattaforma trail ride di modeste escursioni e con geometrie più votate alla pedalata che alla discesa. Da allora la Occam ha subito nel tempo una serie di aggiornamenti sostanziali che l’hanno portata gradualmente ad indossare le vesti definitive di una all mountain, un mezzo che dovrebbe garantire quindi maggior sicurezza in discesa pur rimanendo ancora ben pedalabile in tutte le altre situazioni. Andiamo, dunque, a vedere come si è comportata nel nostro test.
Il rinnovamento dell’attuale Occam è partito con l’obiettivo di combinare il dna dei due precedenti modelli Occam TR e Occam AM, in particolare prendendo in considerazione l’efficienza di pedalata della prima e le maggiori escursioni e stabilità della seconda, il tutto condito con le caratteristiche tecniche ed il design del telaio della Rallon. Entriamo nei dettagli dopo il video unboxing.
Da questo progetto è nata quindi la nuova Occam, dotata di ruote da 29″ e un’escursione alla ruota posteriore di 140 mm in combinazione con una forcella da 140 mm di corsa, sebbene il telaio sia in grado di accoglierne anche una da 150 mm di escursione.
Il telaio è realizzato in carbonio OMR (Orbea Monocoque Race) con una lavorazione monoscocca che unisce esclusivamente fibre ad alto modulo con fibre ad alta resistenza seguendo un avanzato processo di stampaggio con il quale le lastre di carbonio pre-impregnate sono tagliate al laser per ridurre al minimo eccessi di materiale e sovrapposizioni, passando poi per un lungo processo di preformatura che serve a garantire un’ottimale compattazione.
L’aspetto del telaio che più salta all’occhio è il suo disegno asimmetrico, pensato per garantire il giusto equilibrio tra rigidità, solidità e peso ridotto. Sulla parte destra si nota, infatti, un supporto che collega il tubo obliquo all’articolazione superiore del carro. Di conseguenza l’ammortizzatore è stato spostato leggermente a sinistra in posizione decentrata, che consente un facile accesso ai registri di regolazione dello stesso ammortizzatore ma anche alla borraccia, ora facilmente accessibile dal lato sinistro ma i mancini dovranno necessariamente abituarcisi.
La sospensione posteriore si basa su un carro in pezzo unico con il perno principale coassiale al mozzo posteriore. Cavi e guaine sono instradati internamente al telaio in maniera tale da non muoversi avanti e indietro quando il carro viene compresso, il che va a tutto vantaggio di una riduzione del rumore e dell’usura.
Nella gamma Occam troviamo ben otto allestimenti, di cui quattro con telaio in carbonio e quattro in alluminio, con l’aggiunta del frameset in carbonio. La M10 qui in test va a posizionarsi quasi sul gradino più alto della gamma, essendo seconda solo alla versione M-LTD, che offre un’allestimento più pregiato, più leggero e, di conseguenza, più costoso. La M10 offre comunque un allestimento di tutto rispetto, come andremo adesso a vedere.
La forcella, a marchio Fox, è una 34 Factory con cartuccia FIT 4 e 140 mm di corsa. E’ possibile regolare la riestensione, sia alle alte che alle basse velocità, agendo sui due registri concentrici posti sotto il fodero destro, e la compressione su tre posizioni, anch’essa alle alte e basse velocità, agendo sul registro posto in cima allo stelo destro.
L’ammortizzatore, anch’esso Fox, è un DPX2 Float. Qui è possibile regolare la compressione su tre posizioni agendo sull’apposita leva e la riestensione mediante la ghiera rossa.
Le ruote sono le DT Swiss XM 1650. Hanno un cerchio dal generoso canale di 30 mm di larghezza interna, 28 raggi a testa dritta e spessore 2/1.8/2 mm e mozzi Boost.
Si apprezza la presenza di una diversa gommatura tra anteriore e posteriore: davanti troviamo infatti una Maxxis High Roller II con mescola 3C nella versione MaxxTerra e con sezione da ben 2.5″ mentre al posteriore c’è una Maxxis Rekon a doppia mescola e con sezione da 2.4″.
L’impianto frenante è affidato a Shimano, con i suoi Deore XT a doppio pistone e con dischi da 180 mm di diametro.
Trasmissione interamente Shimano Deore XT, a 12 velocità, con cassetta pignoni 10-51T e corona da 32T.
Manubrio, attacco e manopole a marchio Race Face. Il primo è un Next R da 800 mm di larghezza e diametro maggiorato da 35 mm, il secondo è un Aeffect R da 50 mm di lunghezza e le manopole sono le Half Nelson a singolo collare di bloccaggio.
La sella è una Fi’zi:k Taiga Kium Rail e poggia su un reggisella telescopico realizzato dalla stessa Orbea, l’OC2 Dropper da 150 mm di escursione.
Vogliamo ricordare, infine, che anche per la Occam, come altri modelli Orbea, è disponibile il servizio di personalizzazione online, con il quale è possibile scegliere in fase di acquisto diverse opzioni per i componenti, con relative variazioni di prezzo, e diverse opzioni di colore con finitura opaca o lucida senza sovrapprezzo.
Specifiche
Telaio: | fibra di carbonio monoscocca OMR |
Escursione ant.: | 140 mm |
Escursione post.: | 140 mm |
Forcella: | Fox 34 Factory FIT 4 |
Ammortizzatore: | Fox DPX2 Float |
Comando cambio: | Shimano Deore XT, 12v |
Cambio: | Shimano Deore XT |
Guarnitura/Mov. centrale: | Shimano Deore XT, 32T – Press Fit-92 |
Cassetta pignoni: | Shimano Deore XT, 10-51T 12v |
Catena: | Shimano M7100 |
Freni: | Shimano Deore XT M8120, 180/180 mm |
Ruote: | DT Swiss XM 1650 – 30c – 28 raggi 2/1.8/2 mm – 15×110 mm/12×148 mm |
Coperture: | Maxxis High Roller II 3C/EXO/TR 29 x 2.50″ / Maxxis Rekon Dual EXO/TR 29 x 2.40″ |
Manubrio: | Race Face Next R 35, 800 mm larghezza |
Manopole: | Race Face Half Nelson |
Attacco manubrio: | Race Face Aeffect R 35, 50 mm lunghezza |
Serie sterzo: | Acros Alloy, integrata |
Reggisella: | Orbea OC2 Dropper, 150 mm escursione, 31,6 mm diametro |
Sella: | Fi’zi:k Taiga Kium Rail |
Peso: | 13,5 kg (taglia L, senza pedali) |
PREZZO: | € 4.999,00 |
Geometrie
Taglie disponibili: | S-M-L-XL |
Piantone: | 381-419-457-508 |
Angolo sterzo: | 66° |
Angolo piantone: | 77° |
Orizzontale virtuale: | 565-592-619-649 mm |
Altezza movimento centrale: | 336 mm |
Tubo sterzo: | 95-105-120-140 mm |
Carro posteriore: | 440 mm |
Standover: | 710-736-766-776 mm |
Reach: | 425-450-474-500 mm |
Stack: | 604-613-627-646 mm |
Interasse: | 1123-1153-1179 mm |
Info: orbea.com
In sella
La posizione in sella è ben centrata e mi ha fatto sentire subito a mio agio fin dalla prima uscita. Mi fa piacere constatare che l’angolo di sterzo non è esageratamente aperto, il che sulla carta andrebbe a tutto vantaggio di una maggiore reattività del mezzo. Ho apprezzato anche il passaggio ben studiato di cavi e guaine all’interno del telaio, visto che anche sui fondi più sconnessi non ho mai avvertito alcun tipo di sbattimento.
Per la regolazione del SAG della forcella ci si può avvalere dell’etichetta adesiva posta sul fodero sinistro, che fornisce un valido iniziale valore di riferimento sia per la pressione da utilizzare che per le impostazioni di compressione e riestensione. Per quanto riguarda, invece, il SAG dell’ammortizzatore Orbea fornisce uno specifico calibro che facilita questa operazione.
In pianura
Nonostante la morbida sospensione, la Occam risponde molto bene alla spinta sui pedali, grazie probabilmente ad un’ottima distribuzione dei pesi e ad un telaio che brilla per rigidità torsionale. Ho notato raramente oscillazioni da parte del carro, per cui non è necessario in questo contesto attivare la frenatura in compressione per l’ammortizzatore.
Si riesce a pedalare molto bene e con facilità anche sui fondi così tanto dissestati da arrivare a spezzare l’azione sui pedali di alcune mtb dello stesso segmento.
In curva
Se ci si sente un po’ più allungati del solito, come potrebbe accadere con geometrie così moderne, non è necessario avanzare la seduta ma basta imparare ad abbassarsi un po’ di più, anche se qui l’aderenza è tanta al punto che quasi non serve fare niente per affrontare le curve più veloci senza mai perdere la traiettoria impostata.
L’angolo di sterzo non esasperatamente aperto consente alla Occam di affrontare i single-track più lenti senza tanta fatica e senza richiedere una certa decisione nella guida.
In salita
Con un peso nella media del proprio ambito di utilizzo, un’eccellente rigidità strutturale e una trasmissione azzeccata per tale contesto, la Occam si arrampica di buon passo, grazie anche ad un carro non estremamente compatto che aiuta particolarmente i biker più alti nell’affrontare i tratti più ripidi senza essere costretti a piegarsi troppo in avanti per evitare sollevamenti dell’anteriore.
In discesa
La Occam fa valere la sua struttura rigida e precisa, che le consente di mantenere la traiettoria impostata senza scomporsi, grazie anche ai generosi canali dei cerchi e ai volumi di aria a disposizione che insieme alle morbide sospensioni digeriscono di tutto, ovviamente sempre entro i limiti del proprio contesto, delle escursioni a disposizione e delle quote geometriche. Non dimentichiamo, infatti, che queste ultime non sono così estreme come un mezzo da enduro ma volutamente un buon compromesso tra di esso e un mezzo da XC/trail ride. Chi volesse un mezzo leggermente più aggressivo in tale contesto potrebbe optare per gomme più specifiche, come le Maxxis Minion DHF e DHR messe a disposizione dal programma di personalizzazione Orbea ad un minimo sovrapprezzo, sebbene a discapito poi della scorrevolezza nel pedalato.
In frenata gli Shimano Deore XT non ci hanno mai deluso in passato e anche qui si sono fatti apprezzare, notando in particolare che la sospensione ha sempre continuato a mantenersi attiva anche nelle frenate più impegnative.
Conclusioni
La Occam M10 si è dimostrata esattamente come dovrebbe essere un mezzo di tale segmento di utilizzo. Una mtb in grado di arrampicare praticamente ovunque senza difficoltà ed allo stesso tempo garantire al biker la massima sicurezza nei tratti più veloci e sconnessi. La compagna perfetta per le esplorazioni!