Oggi cicloescursionismo esplorativo attorno al Passo delle Possette, in Val Divedro. La discesa non mi è piaciuta per niente, troppo sconnessa e discontinua per i miei gusti di biker dalle poche doti tecniche: ciò nonostante il giro merita per lo splendido ambiente alpino attraversato, ai margini del Parco Naturale Veglia-Devero ed ingiustamente poco frequentato. La chicca di oggi, quella che da sola vale tutta la fatica spesa? Sicuramente il sentiero delle mucche da Fraccia all’Alpe Cioina. All’Alpe Fraccia, sopra Trasquera, non ci ero mai stato: il vero motivo della gita di oggi era quello di andare a curiosare in questo piccolo paradiso della Val Divedro, a pochi minuti da Trasquera: però mica si poteva concluderla lì, occorreva ideare un anello che avesse un senso logico e desse un po’ di prestigio all’escursione. Ecco dunque l’idea di salire al Passo delle Possette, sfruttando il fatto che da qualche anno esiste una comoda strada sterrata che risale la conca del Vallè sino all’alpe Balmelle e Pianezzoni, a pochi minuti dal passo. Oddio, sulla comodità si potrebbe discutere a lungo poiché in realtà si tratta di una salita crudelissima che richiede un impegno fisico notevole: ma questo è nulla confrontato con le fatiche patite in discesa…
Ma andiamo con ordine: si parte dunque da Trasquera e si seguono le indicazioni per l’Alpe Fraccia: una comoda strada asfaltata risale sino ai bordi dell’alpeggio, che si raggiunge in pochi minuti: una volta giunti a Sotta, nei pressi delle piste da fondo, dei chiari cartelli indicano la direzione per Nembro-Alpe Veglia.
Si lambiscono le baite inferiore di Fraccia, che in questo periodo sembrano immerse in un mare di verdissima erba, e ben presto il sentiero entra nel bosco: è un tratto bellissimo e suggestivo della antica strada delle mucche utilizzata dagli alpigiani di Trasquera per salire col bestiame a Veglia, ben pedalabile e freschissimo nelle giornate di grande calura.
Il sentiero va a sbucare su di un’ampia sterrata che sovrasta il torrente Cairasca e che arriva direttamente a Ponte Campo, all’inizio della salita per Veglia: qui l’amara sorpresa, un cartello indica che il transito è interdetto a tutti i mezzi, compresi i pedoni.
Faccio finta di nulla, e in breve giungo ai bordi di una enorme frana che ha letteralmente spazzato via la strada: con qualche equilibrismo e un po’ di apprensione però la si attraversa, e non sono sicuramente il primo visto che esiste una traccia ben marcata tra gli enormi macigni e sfasciumi. Dopo questo imprevisto si raggiunge in breve Ponte Campo, dove arriva anche la carrozzabile che scende da San Domenico: qui comincia la lunga risalita per il vallone del Vallè, con il primo duro tratto lastricato in comune con quella che sale a Veglia.
Ci aspettano 900 metri di salita, ed è salita dura, anche se il primo tratto è illusorio e permette agevolmente di arrivare ai bordi della conca del Vallè: poi inesorabilmente la strada si impenna disarcionandomi di sella. Scendo, sarebbe ridicolo cercare di pedalare a 4 km/h ai limiti dell’equilibrio, molto meno dispendioso spingere la bici… Così eccomi arrivare alla splendida conca dell’alpe Vallè, un luogo idilliaco anche se oggi degli scuri nuvoloni bassi precludono il panorama verso le scoscese pareti detritiche del Pizzo Valgrande: così si prosegue verso l’Alpe Balmelle mt 2067, ora la carrabile si restringe ed il fondo peggiora sensibilmente, costringendomi a lunghi tratti a piedi.
L’Alpe Balmelle sembra una vera oasi di verde con le sue belle baite ben ristrutturate e la fontana da cui sgorga una freschissima acqua: è uno di quei luoghi che sembrano usciti dal libro delle fiabe, il giusto premio dopo tanta fatica.
In realtà si deve fare ancora un piccolo ulteriore sforzo per alzarsi ancora di quota sino a raggiungere l’Alpe Pianezzone mt 2154, dove finisce la strada carrozzabile (in quest’ultimo tratto si riesce a pedalare discretamente grazie alla migliore qualità del fondo).
Pochi minuti di agevole sentiero, ancora invaso da qualche lingua di neve, ed eccomi arrivare infine al Passo delle Possette mt 2179.
Per oggi le fatiche sono finite, ma ahimè ricordavo male il sentiero di discesa verso Bugliaga (ci ero stato nel 2009 salendo al Teggiolo): ben poco di pedalabile, almeno per le mie capacità tecniche, e i primi 300 metri di dislivello li faccio accompagnando la bici. Per giunta oggi sono con la front e mi manca molto la stabilità e sicurezza della bici da all mountain… Poi la situazione migliora decisamente quando si attraversano i bellissimi prati di Ciampalbino e di Casaravera: qui il sentiero scorre filante tra i prati dall’erba altissima, sembra di nuotare in un mare verde!!!
Ancora qualche tratto di scarsa ciclabilità nel bosco e si giunge al bivio con la sterrata che risale verso l’Alpe Camoscella: ora basta mollare i freni lungo l’ampia carrabile che in un lampo raggiunge le prime case di Bugliaga. Da qui si percorre giocoforza il nastro d’asfalto che riporta a Trasquera superando l’inquietante forra sull’ardito Ponte del Diavolo, teatro di numerose leggende locali.
In conclusione un giro “esplorativo” che mi sento di consigliare solo a chi è veramente motivato: troppo difficile la discesa e quindi poco divertimento..
Testo e foto di Fabrizio Godio