Il Colletto Verde mi riporta alla mente le passate avventure sciistiche di qualche decennio fa: per arrivarci ricordo un terribile skilift che alla partenza sollevava di peso il malcapitato ed ignaro sciatore, privandolo temporaneamente della funzionalità degli attributi. Poi però la discesa in fuoripista verso Clavière era qualcosa di indimenticabile… Ne è passato di tempo, e ritornare in questi luoghi, questa volta in bici, mi ha fatto un grande piacere, anche perché la discesa è stata veramente bella ed appagante, quasi come con gli sci.
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Adoro le strade costruite dal genio militare. Sono un capolavoro di geometria e regolarità, disegnate col compasso e l’inclinometro. Non fa eccezione anche quella che sto risalendo verso il forte dello Janus: sono partito da Montgenevre.

Dicevamo della strada militare: risale nel bosco rado di larici nascondendo le brutture edilizie edificate dai francesi, perché Montgenevre non è un villaggio alpino, non ha nulla di tipico da visitare, è semplicemente un villaggio creato dal nulla per soddisfare le esigenze dello sci. Le particolarità di questi luoghi, al di là della straordinaria bellezza delle montagne circostanti, sono di ordine essenzialmente storico: essendo terra di confine una fitta rete di strade militari collega tra di loro le varie opere di fortificazione edificate sulle vette strategicamente più rilevanti, ed oggi proprio questo reticolo di strade sembra disegnato apposta per noi bikers.

La prima meta di questa lunga giornata è proprio un forte, lo Janus, situato sull’omonimo monte a 2500 mt di quota a dominare massiccio ed inquietante la piana del Monginevro: ci si arriva tranquillamente dopo aver attraversato vaste praterie ormai rinsecchite dalla siccità ed attraversate da una fitta rete di impianti di risalita che purtroppo deturpano la bellezza dei luoghi.

Solo l’ultimo tratto ripido può dare qualche problema, per il resto si tratta di una bella passeggiata in quota su strade, per l’appunto, dall’ottimo fondo e dalle pendenze mai disumane.

Terminata la visita allo Janus mi dirigo verso il secondo forte di giornata, quello del Gondrand, meno appariscente del primo, anche perché quassù arriva una comoda seggiovia che vomita a ritmi impressionanti decine di biker ed escursionisti: Montgenevre in estate si trasforma in un bike park molto conosciuto e frequentato.

Passo oltre, alla ricerca di un po’ di tranquillità: ed in effetti basta lasciare il tracciato principale di discesa per ritrovarsi ben presto nel bel mezzo di un ambiente naturale di prim’ordine: con un lunghissimo traverso ed una serie continua di saliscendi sto dirigendomi verso il Lac Gignoux mt 2327, attraversando vaste praterie costellate di laghetti, quasi tutti rinsecchiti, alternate a zone brulle e rocciose molto caratteristiche.

Qui non ci sono strade militari: il single trail che sto percorrendo è perfetto, liscio come l’olio al punto che mi sto quasi pentendo di non aver portato la bici da XC che mi avrebbe risparmiato un bel po’ di fatica. La vista del lac Gignoux, detto anche “dei 7 colori” è di quelle da ricordare: un solitario bacino di forma tondeggiante circondato per tre lati da aride rocce.

Purtroppo la siccità lo ha ridotto ai minimi termini, ma l’impatto visivo è veramente suggestivo!
Dopo aver invano cercato gli altri 6 colori del lago, si comincia a soffrire: una ripida rampa mi costringe ben presto a scendere dalla bici, anche se per pochi metri. Con un pizzico di invidia osservo un giovane collega francese che se la sta pedalando tutta in sella ad una bici decisamente più pesante della mia: gli anni passano e le umiliazioni crescono.

Al termine della rampa ecco il confine italico: una volta poste le ruote sul patrio suolo si riesce nuovamente a pedalare su un sentierino a mezza costa molto caratteristico, a tratti esposto che si dirige verso la Cima Saurel.

Appena prima lo si abbandona per prendere un altro single trail, ancora più esposto, che risale verso il Colletto Verde, già ben visibile: si pedala bene sino ad un baraccamento militare in rovina, dove comincia l’ultimo proibitivo tratto di ascesa verso il colle.

Impensabile da pedalare, quindi, come da programma, si spinge, per fortuna sono meno di 100 metri che però si fanno sentire…
Il Colletto Verde mt 2517 non è propriamente un luogo ospitale, men che meno oggi visto che il vento non accenna a diminuire: per cui senza indugi indosso le protezioni ed il casco e mi preparo per la discesa.

Uno sguardo all’interminabile vallone da percorrere, la cosiddetta Valle dei Mandarini, e cessa subito il rimpianto per la bici leggera: si tratta di una discesa bellissima, mai particolarmente difficile ad eccezione dei primi tornanti dal fondo molto sassoso. Un vero spasso insomma, anche per i normodotati tecnicamente come me.

La prima parte di discesa termina con l’incrocio di una strada sterrata: la si ignora seguendo invece un sentierino in salita che ben presto porta ad un guado, indi dopo un brevissimo tratto a piedi comincia una lunga e bellissima sezione di single trail in falsopiano che in direzione ovest porta ad attraversare le piste del bike park.

Da qui basta imboccarne una (consiglio la nera) per planare a valle con il brivido di qualche saltino o tornantino in appoggio…
Testo e foto di Fabrizio Godio