Ogni biker ha le sue aspettative e preferenze quando affronta un percorso. Quella di oggi al Col Fetita assomiglia molto – per i miei canoni – alla gita perfetta: una lunga salita pedalabile e panoramica, mai eccessivamente faticosa, una discesa altrettanto lunga e di grande fluidità in ambiente dapprima aperto e maestoso e per finire una serie interminabile di tornanti mai eccessivamente tecnici in un bellissimo bosco. Cosa pretendere di più?
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La zona del Col Fetita non mi è nuova: ci sono stato l’anno scorso per una gita di scialpinismo che mi era piaciuta moltissimo, nonostante fosse una giornata dalle condizioni meteo proibitive per il forte vento. Oggi riscopro queste montagne poco conosciute e solitarie.

La collina sui cui sorge La Salle è disseminata da una miriade di frazioni collegate tra di loro: difficile dire quale sia la strada migliore per raggiungere Challancin, in ogni caso ci tocca una buona dose di asfalto, anche se la traccia da me seguita lo evita in parte (ma non chiedetemi di essere troppo dettagliato in quanto si devono seguire innumerevoli bivi e svolte). Occorre comunque arrivare a Challancin (magari organizzandosi con le auto, lasciandone una a La Salle e risparmiando così un bel po’ di fatica), dove inizia l’interpoderale chiusa al traffico che porta agli alpeggi di Les Ors: la strada è ampia e ben curata, così come i pascoli che sfilano al nostro fianco, a testimonianza di una attività agricola ancora ben fiorente.

Nessun problema dunque ad arrivare agli alpeggi di Les Ors mt 2100, con splendida vista sul Bianco ed il vallone di Licony, che ha sempre suscitato la mia curiosità e che prima o poi visiterò.

L’unico tratto veramente impegnativo è quello successivo che porta a Tramail Les Ors, qui le pendenze si fanno proibitive e bisogna mettere in conto di fare qualche breve tratto a piedi, ma si tratta veramente di poche decine di metri lineari, perché poi la strada spiana nuovamente consentendo di raggiungere l’alpeggio di Tramail Les Ors in assoluta tranquillità.

Una sosta è doverosa, abbiamo già 1300 metri di salita alle spalle e dobbiamo ancora affrontare il tratto terminale, quello più faticoso, per raggiungere il Col Fetita: nessuno sconto, di pedalare non se ne parla proprio ed occorre caricarsi in spalla la bici per superare l’erto pendio. Calcolate all’incirca mezz’ora di portage…

Il Col Fetita mt 2556 è un’ampia sella erbosa che si affaccia sul vallone di Vertosan: il vento deve essere una costante in zona, poichè anche oggi soffia impetuoso e mi invita a prepararmi velocemente per la discesa.

Il primo tratto è in puro stile freeride tra i prati, non essendoci un sentiero vero e proprio (l’unica traccia è troppo scavata per essere pedalata, conviene scendere direttamente tra i prati). Bisogna rimanere leggermente sulla destra del vallone sino ad intercettare un sentiero ben marcato: è quello da seguire fedelmente, senza possibilità di errore ci porterà al Col de Bard.

In questo tratto vi è un po’ l’essenza dell’andare in mountain bike: grandi spazi, una traccia che si perde tra i pascoli, ci si può lasciare andare ai propri pensieri senza preoccuparsi più di tanto, le difficoltà sono inesistenti e la pendenza è quella minima sindacale che consente di pedalare poco o nulla. Il sentiero si allarga sempre più sino a divenire un’ampia traccia carrabile che scende, ora più decisamente, verso il Col de Bard q 2180.

E da qui comincia il bello. Si evita il primo bivio a destra e si continua per poche decine di metri, seguendo le indicazioni “Pianta Monumentale” e imboccando un sentierino che si insinua nel bosco: libidine allo stato puro, traccia scorrevole e pulita, tutta da guidare!!

In breve si raggiunge il gigantesco larice plurisecolare, lo sfiliamo e continuiamo il nostro divertimento giungendo alla frazione di Charvaz. Qui una comoda sterrata ridiscende a valle: ma non pensateci neanche, fatto qualche metro prestate attenzione alla vostra sinistra e troverete l’imbocco di un nuovo sentiero, ancora più divertente di quello sinora percorso, che vi porterà contenti e felici sino alle porte di La Salle con un sorriso stampato sulla fronte, provare per credere.
PS: Foto della discesa non ne trovate, ci sarà un motivo…
Testo e foto di Fabrizio Godio