Belalp è una nota località sciistica del Vallese a due passi da Briga. Una salita dura e implacabile, che mi fa rimpiangere la comodità della funivia, ma mica siamo qui a divertirci, e il divertimento sta proprio nel soffrire.
Si parte dal centro di Briga (numerosi parcheggi tutti a pagamento, portatevi le monetine). Lasciato il caotico traffico della bella cittadina si attraversa la stazione per giungere a Naters, dove inizia la dura salita verso Blatten: i numeri parlano chiaro, 7 chilometri e 600 metri di dislivello, ad occhio fa quasi il 9% di pendenza media, in MTB non è proprio una passeggiata!
A Blatten m. 1350 è d’obbligo una sosta per rifocillarsi e visitare il vecchio Dorf, con le tipiche case in legno che sembrano messe lì apposta dall’ufficio turistico.
La tentazione di caricare la bici sulla funivia è tanta, ma l’orgoglio del ciclista ha il sopravvento e quindi passo oltre – fingendo sdegno – ad un gruppo di biker tedeschi in attesa di imbarcare le loro bici. Poche pedalate ed eccomi sulla famigerata stradina che risale il fianco della montagna verso Belalp: interminabile, me la ricordo bene, quante volte l’ho fatta con gli sci scendendo!
La tranquillità del posto purtroppo oggi è funestata dall’incrocio con numerosi mezzi di cantiere, ma con la dovuta filosofia si arriva alle baite di Täätsche, dove l’asfalto lascia il posto ad una bella carrareccia sterrata dal fondo perfetto che attraversa un tratto boscoso provvidenziale (la salita è completamente esposta a sud). Superate alcune dure rampe si arriva a Bäll, mt 2010, alpeggio ben curato e che ha mantenuto una certa tipicità architettonica, che invece a Belalp è stata un po’ troppo stravolta.
Seguendo le chiare indicazioni si affronta l’ultimo facile tratto di salita che porta a Belalp, mt. 2094: si passa la stazione della funivia e con percorso ormai pianeggiante a mezzacosta si prosegue verso l’Hotel Belalp, mt 2130, che si staglia ben definito all’orizzonte.
Impossibile restare indifferenti alla maestosità offerta dalla natura: la lingua glaciale del Gross Aletsch è impressionante, ma ciò che colpisce di più è la sua evidente regressione!
Una sosta contemplativa, nei pressi della bella chiesetta altamente scenografica, e via per la discesa….
Ripercorro a ritroso la strada di andata sino a Bäll: di tornare per la strada nemmeno a parlarne, in fin dei conti il bello della gita deve ancora venire e poi – diciamoci la verità – non sarebbe valsa la pena tutta questa fatica per mollare le ruote su una banale strada asfaltata!
Ecco allora la soluzione: si seguono le indicazioni per Nessel, seguendo una strada sterrata che lascia le ultime baite dell’alpeggio per trasformarsi in una esile traccia che attraversa il torrente e risale dolcemente una lunga dorsale erbosa.
L’abilità sta nel pedalarla tutta, ma in qualche caso si scende per superare qualche ostacolo naturale o per cedere il passo agli escursionisti di passaggio: con un ultimo occhiata verso Belalp ed il ghiacciaio si supera la dorsale per giungere in breve a Nesselalp, mt 2010, grazioso agglomerato di baite con una bella e panoramica cappelletta.
Se fin qui le difficoltà erano minime, adesso la musica cambia decisamente: si deve infatti scendere, e di parecchio, su un bellissimo sentiero nel bosco, che mette a dura prova l’abilità tecnica: confesso di essere sceso spesso di sella, nell’ottica di ridurre al minimo i rischi, ma sicuramente un buon discesista troverebbe pane per i suoi denti.
Il grosso delle difficoltà comunque finisce una volta giunti alle baite di Chittumatte, mt 1660: qui una invitante strada sterrata condurrebbe senza problemi al fondovalle, ma io decido di proseguire per il sentiero, che prosegue ora un po’ meno tecnico incrociando in più punti la strada forestale.
Non mi faccio mancare nulla, ed anche dopo aver raggiunto l’asfalto nei pressi di Agerte mt. 1252 continuo imperterrito a seguire i segnali escursionistici che mi riportano a valle sino a Unners-Moos mt 973: un errore mi fa perdere l’ultima parte di sentiero verso Naters, e così mi ritrovo a pedalare gli ultimi due chilometri sull’asfalto.
In conclusione, gita molto bella ed appagante che sconta purtroppo la lunga risalita su asfalto: ma la strada per la felicità, è cosa risaputa, è costellata di ostacoli!
Testo e foto di Fabrizio Godio