A chi pratica mountain bike sarà capitato almeno una volta nella vita di cadere o essere vittima di un incidente. E’ un rischio che tutti sanno di correre nel momento in cui si sale in sella, rischio che viene accettato perché in fondo fa parte del gioco ma anche perché il più delle volte aiuta ad accrescere il proprio bagaglio di esperienze. Anche chi fa le gare ogni fine settimana, ovviamente, non è esentato da questo rischio, per questo motivo abbiamo chiesto ad alcuni atleti di raccontare l’incidente che ricordano maggiormente.
L’incidente peggiore mi è capitato alla GimondiBike del 2015, quando sulla prima discesa sono stata “agganciata” con il manubrio e buttata a terra. Nella foga del momento ricordo che mi stavo rialzando per riprendere la gara… ma appena ho buttato lo sguardo sul ginocchio destro vedevo rotula, tendini & company. Da lì mi sono buttata sul bordo della discesa e ho iniziato a urlare AIUTO…. ma non si fermava nessuno! Tutti dovevano fare la gara! Fortuna mia i soccorritori erano vicini… in conclusione un mese di stop assoluto.
Un incidente in MTB che ricordo bene è il seguente: era la sera della seconda prova della maturità, avevo deciso di correre una gara in notturna a coppie vicino casa a Pinerolo, nel centro storico. Io ero il primo staffettista, quindi mi spettava la partenza. Dopo forse 300 metri dal via, in una via del centro storico ci siamo toccati io e un altro ragazzo e io sono finito contro il muro. Gara finita con un giro in ospedale, gesso alla mano destra per tre fratture a un dito e terza prova della maturità fatta con il gesso alla mano con la quale dovevo scrivere.
Serena Calvetti – XC/Granfondo
Anche se cado spesso, c’è una caduta che ricordo maggiormente: qualche anno fa, provando il percorso della Coppa del Mondo di La Bresse, mi sono “impuntata” su un passaggio tecnico di roccia cadendo in avanti e atterrando su tutte e due le ginocchia! Risultato: niente Coppa del Mondo e un mesetto di stop.
In mtb mi son rotto due volte la clavicola in una caduta. Sono stati gli incidenti peggiori in quanto la prima volta è stata “curata” male ed ho impiegato più del solito a ritornare in bici senza avvertire dolore. La seconda volta, invece, dopo l’operazione son risalito in bici dopo circa 10 giorni ed e stato più semplice il recupero! Questi incidenti in questo sport alle volte capitano ma la parte più difficile è che si perdono tanti allenamenti rispetto agli altri atleti e colmare il gap dopo è sempre faticoso! Ma fin quando si tratta di incidenti diciamo “risolvibili” tenendo duro e lavorando con la testa, se ne esce ancora in tempi abbastanza stretti.
Michele Casagrande – XC/Granfondo
In tutti questi anni che corro in bici di cadute ne ho avute molte, ma una in particolare la ricordo ancora e sinceramente, quando ci penso, mi dà il nervoso! Era il 2013 e mi stavo preparando per il Campionato Italiano, per cercare di migliorare la tecnica avevo costruito degli ostacoli in un sentiero vicino casa. Un giorno mentre mi stavo allenando in uno di questi ostacoli sono caduto a terra perché mi ero distratto un attimo… risultato? Tre costole rotte!
Non ne ho una in particolare! Molte ma nessuna grave. Forse la caduta non caduta dello scorso anno in Coppa del Mondo in Svizzera. Stavo saltando l’ennesima volta un passaggio e tak là ho avuto una lussazione alla spalla senza aver preso botte a terra! Di conseguenza dopo sono caduto! È stato abbastanza traumatico.
L’incidente in mountain bike che ricordo ancora oggi è stata una bella “grattuggiata” alla G.F. “Memorial Giustino Fortunato” di Prepezzano (SA) di 3 anni or sono. Quando mancavano 6 km al traguardo, navigando in seconda posizione, su uno scolo dell’acqua in cemento sono scivolato su del vetro, battendo rovinosamente a terra. Il risultato…tantissime escoriazioni, tagli e una contusione toracica, nonostante ciò sono riuscito a tagliare il traguardo. Per il grande spavento sono ritornato al mio paese e sono andato dritto in clinica, dove sono stato medicato, estraendo del vetro dalle mie cosce. Il ricordo di quest’ultima cosa mi è rimasto profondamente impresso.
Gli incidenti sarebbe bello dimenticarli tutti ma purtroppo non è così. incidenti me ho avuti molti come tutti gli atleti ma l’ importante è “rialzarsi sempre”. Quello che ricordo meglio è stata la prima volta che mi sono lussato la spalla, e forse è anche stato il mio primo vero incidente. Eravamo a girare a Pieve di Teco e pioveva. Quando provando una linea ho messo la ruota anteriore su una tavola di legno la bici mi ha catapultato in aria lasciandomi con la spalla su un masso gigante fuori dal sentiero, in immediato un male terribile. Dopo mi è toccato affrontare un intervento chirurgico e tanto recupero… ma la voglia più grande era quella di tornare in bici.
Un paio di anni fa durante un’uscita sul Carso in un single track ho perso aderenza sulla ruota anteriore e la caduta mi ha causato la frattura scomposta esposta e pluriframmentata dell’olecrano. Me la ricorderò sempre perché per diversi mesi non ho potuto rimontare in sella!
Agosto 2011: con la mia compagna si decide di andare una settimana a Livigno. Tre giorni prima di partire mi compro una fantastica bici da DH. Arrivati in albergo scarico la bici, faccio un giretto lì in strada e la voglia di partire per le piste è sempre più esasperata. La mattina seguente parto presto, arrivato sul Mottolino finalmente si scende. La bici è esaltante, mangia tutto, curve, salti, finché non arrivo lungo in mezzo ad un doppio rompendomi tre costole e procurandomi un bell’ematoma al fianco sinistro. Purtroppo passo la settimana steso a letto in albergo. Da quella volta ho capito che c’è da andare un po’ più piano e godersi le giornate.
Una caduta che ricordo bene è stata ad una gara di Superenduro a Sauze d’Oulx alla fine di una ps. In pratica il ragazzo partito davanti a me, arrivato al fondo della ps, ha lanciato la bici un metro dopo le fotocellule perché a detta sua era arrabbiato. Io gli ero attaccato e non potendo evitare la bici l’ho presa in pieno strisciando un bel po’ sull’asfalto e procurandomi delle grosse abrasioni su tutta la parte destra del corpo (me la ricorderò per tutta la vita credo visto che ho ancora le cicatrici). Però alla fine sono riuscito a finire la gara.
Giuliana Massarotto – Endurance
Uno degli incidenti in mtb che ricordo maggiormente è sicuramente quello di Cremona durante la 24h di qualche anno fa. Sono stata urtata violentemente da un biker che ha pensato bene di sorpassarmi in una strettoia in un tratto molto veloce. Ricordo di aver sbattuto la testa e di essermi ritrovata con la faccia spiaccicata sul terreno. Credo di avere perso i sensi per un po’ finché ho sentito una voce che continuava a chiedermi come stavo. Era la voce di un concorrente che aveva assistito a tutta la scena e per mia fortuna mi ha soccorso. Il mio investitore si era già dato alla macchia e nonostante ci fossero ancora circa 20 ore di gara ha ritenuto opportuno non assumersi le proprie responsabilità. Il casco ha decisamente protetto la mia testa nonostante si sia rotto nell’urto, ma da subito le conseguenze si sono fatte sentire. Oltre al dolore fisico mi ha preso uno stordimento seguito dall’annebbiamento della vista dell’occhio sinistro. Ho pensato di finire almeno quel giro pedalando lentamente e usando solo l’occhio destro per vedere e seguendo le indicazioni del mio soccorritore che da dietro mi gridava destra o sinistra. Una volta raggiunta la mia postazione mi sono resa conto che il senso di stordimento aumentava così ho deciso di continuare a pedalare perché provavo più sollievo che a stare ferma. Ho recuperato la vista dell’occhio sinistro dopo molte ore e sono riuscita a portare a termine la gara nel migliore dei modi. Nonostante i momenti critici trascorsi non posso fare a meno ancora oggi di sorridere quando mi rivedo a pedalare con un occhio chiuso.
Correndo da diversi anni in mtb mi sono capitati diversi incidenti, il più eclatante mi è successo proprio poche settimane fa durante la prova percorso di una gara di Superenduro a La Thuile. Durante le prove del venerdì stavo rifacendo ps2 ed ero arrivata nel punto più insidioso della discesa. Supero il primo punto ripido meglio che durante la prima discesa, poi nell’ultima curva sono arrivata lunga e ho sbagliato l’imbocco dell’ultimo passaggio. Sono passata direttamente sul gradino di radici che ho preso troppo lentamente e mi sono cappottata. Nel cadere mi è rimasta impigliata la maglia nel manubrio e oltre ad avermi procurato un taglio profondo sul petto mi ha strappato maglia, maglia intima e reggiseno. Quando mi sono alzata e ho visto il “danno”, mi sono legata alla rambo la maglietta e sono così tornata al camper a cambiarmi. Fortunatamente nessuno mi ha visto.
Qualche anno fa durante la prova percorso della World Cup in Svizzera ho preso un salto un po’ troppo forte. Non sono riuscita ad ammortizzare il colpo nell’atterraggio e dalla botta si è spaccato il manubrio e sono caduta. Fortunatamente solo botte e molte escoriazioni ma la peggior cosa è stata lo spavento. Prima di fare serenamente altri salti c’è voluto del tempo.
Tengo a precisare che in 20 anni di mtb di imprevisti ne ho avuti diversi, comunque alla Zalzkammergut del 2014 pioveva. Alla prima curva quello davanti a me scivola, ho allargato per evitarlo e sono finito contro il guard-rail. Il casco disintegrato, poi sono atterrato nel rivale sotto e mi sono compresso due vertebre. Si è fermato un ragazzo tedesco, mio rivale, e ricordo da quel momento in poi che ho controllato la bici e sarei ripartito ma lui mi dice che aveva già chiamato l’ambulanza, che la gara non era importante e che al sabato successivo dovevamo sfidarci. Alla Transalp era il primo giorno di licenza matrimoniale, ho portato il busto per circa tre mesi. Ho pensato che non avrei più corso ma mia moglie mi ha detto: ho sposato un corridore, non un mangia divano… e sono ancora qui ad amare questo sport meraviglioso!
22 agosto 2015: in gara, al GrandRaid in Svizzera, una settimana prima del Campionato Italiano che si corse a Nemi. Dopo 4h30′ di gara circa scivolo su una curva veloce su fondo asfaltato ma con del ghiaino. Conseguente grosso taglio sulla coscia parte esterna con molto sporco all’interno della ferita. Un bravo chirurgo di Brescia mi medicò e mi mise 9 punti. I giorni successivi non riuscivo a pedalare. Solo il venerdì pedalavo decentemente ma ancora storto perché faceva ancora male, ma non mi davo per vinto così all’Italiano mi presentai e finii ai piedi del podio, solo io ci credevo in quelle condizioni.
Ero alle mie prime armi, mancava ancora tanta esperienza e non ero ancora sufficientemente brava in discesa, sono scesa troppo forte da un sentiero e complice anche la forcella regolata male (solo 6 mm di escursione), sono andata a pacco e ho ceduto di braccia picchiando fortemente il petto contro il manubrio. Risultato: contusione del fegato con 5 giorni di ricovero in ospedale sotto osservazione. Dopo un mese ho fatto un’ecografia di controllo e la contusione al fegato era ancora grande 6×5 cm. Mi sono spaventata molto! Ora è solo un brutto ricordo, da questa esperienza ho imparato che è meglio non superare i propri limiti ma stare sempre entro un certo margine di sicurezza in base alle proprie capacità!
Durante un allenamento da Juniores sono caduto, ho picchiato la testa e mi sono ritrovato a casa senza ricordarmi nulla dell’accaduto e non so come ho fatto ad arrivarci. Quindi mi hanno portato al pronto soccorso e dopo vari accertamenti è risultato che non avevo subito traumi e sono stato dimesso. Ancora oggi non ricordo niente dell’accaduto, per fortuna avevo il casco e consiglio a tutti di indossarlo.