A volte i luoghi tanto noti riservano delle gradite sorprese. La meta di oggi è un anonimo puntino quotato sulla carta nazionale svizzera: Alpjerbidi q. 2190, montagne ad est di Simplon Dorf. Solo una volta iniziata la discesa ho capito il perché di tutta questa fatica. A dirla tutta, l’idea iniziale era di concatenare questo itinerario con quello attorno alle gole di Gondo, senonché al termine della discesa verso Gabi le mie gambe si erano ammutinate all’idea di fare altri 1000 metri di dislivello, e quindi oggi occorreva ritornare a chiudere il lavoro lasciato in sospeso…
Si potrebbe partire tranquillamente dal Dorf senza nulla togliere alla gita, ma per aggiungere un fondo di masochismo io decido di salire da Egga, o meglio da Alte Kaserme (ottimi parcheggi). Al tornante in prossimità dell’Hotel Gabi si seguono le indicazioni dello Stockalper Weg e si comincia subito… a spingere la bicicletta su un sentiero che si inerpica tra le baite per sbucare in breve ad una stradina asfaltata secondaria.
La si segue, ora in sella, in direzione del Dorf, attraversando magnifici prati di un colore verde smeraldo in corso di falciatura: si attraversa la via principale del borgo per salire in direzione di Egga, dove si attraversa la statale del Sempione per lambire un piccolo bacino artificiale.
Non è facile districarsi tra le numerose stradine, comunque senza farsi fuorviare da una palina indicante MTB-Wanderweg a destra, si sale dolcemente su una stretta ed ombrosa stradina verso Homatta: è facile distrarsi dal panorama, in particolare dal Fletschhorn che si mostra con l’imponenza della sua parete nord e della grande seraccata precipite verso Rossbode. Scorci magnifici che tolgono il fiato, complice anche una giornata da cartolina.
Con una serie di lunghi tornanti si guadagna presto il piccolo agglomerato di Homatta q. 1959, piccolo angolo di paradiso: da un lato sempre il Fletschhorn ad accompagnarci, dall’altro invece una vecchia conoscenza, l’Hubschorn e il passo di Homattu tante volte raggiunto con gli sci diretti verso il Breithorn.
Superata Homatta, la stradina diventa ben presto a fondo naturale e compie un lungo traverso verso sud-est: le pendenze sono minime e si ha tutto il tempo di godersi l’indicibile panorama, che ora avvolge anche le cime del Lagginhorn. In breve si arriva ad una radura recintata che ospita un poligono militare di tiro: avendo cura di richiudere la porta del cancello si prosegue, e qui viene il bello!
Infatti ci attende un lungo traverso che supera un pendio franoso disseminato di massi: facile individuarlo dal basso per la presenza di una serie di paravalanghe: i tratti ciclabili sono minimi, e si deve caricare la bici in spalla in più punti a causa della conformazione del terreno. E’ un tratto estenuante che a prima vista sembrerebbe illogico: una breve discesa ci porta in una bellissima radura, ma le nostre fatiche non sono ancora finite poiché ci attende ancora un duro tratto con la bici in spalla sino all’arrivo ad Alpjerbidi, una radura posta sulla bastionata rocciosa che scende verso la conca di Alpjie, splendida sotto di noi.
Pochi metri prima del precipizio, ecco la ragione di tanta fatica: una palina indicante il sentiero di discesa verso Simplon Dorf…. Un sentiero che dopo il primo tratto noioso in cui si attraversa la sassaia, diventa un single trail emozionante, nel fitto del bosco: c’è di tutto, tornantini, tratti veloci, tratti tecnici, insomma una vera goduria! Mai avrei immaginato di divertirmi tanto!
Giunti al termine della discesa, si può impreziosire il tour con la classica ciliegina sulla torta: infatti si segue la stradina asfaltata che porta a Heji e successivamente le indicazioni escursionistiche per Gabi, che dopo aver superato una graziosa chiesetta ci depositano sull’ultimo e ripido tratto di sentiero nel bosco verso Gabi. Qui le difficoltà si fanno maggiori per la presenza di gradini e massi ingombranti: ma il tratto è breve e in un lampo siamo al capolinea di questo bellissimo tour. Massimo risultato con sforzo tutto sommato limitato, e incantevoli vedute insolite sulle nostre care montagne del Sempione.
Testo e foto di Fabrizio Godio