Oggi si pedala in Francia, Valle Stretta: uno degli angoli più appartati e spiccatamente dolomitici della conca di Bardonecchia, al confine con la Francia. Anzi, per dirla tutta la gita si svolge quasi interamente in territorio francese, anche se la Valle Stretta è a tutti gli effetti una piccola enclave italiana giuridicamente compresa nel territorio francese. Stessa sorte di molte altre porzioni di territorio alpino contese tra due nazioni. La gita ha il suo perno centrale nel massiccio dell’Aiguille Rouge, attorno a cui ruoteremo in senso antiorario.
Si parte dunque da Bardonecchia: inutile dire che sono molto affezionato a queste montagne, che ben conosco in lunghi anni di scorribande con la mountain bike. La Valle Stretta però mi mancava ed oggi dunque le mie ruote punteranno lì, in quella valle per l’appunto stretta e squassata dagli agenti atmosferici, sorte comune a tutte le montagne dolomitiche. I fenomeni erosivi si notano ovunque, le montagne presentano alla base i tipici ghiaioni di detrito, e la vegetazione è alquanto diversa e suggestiva rispetto ai classici canoni alpini: da Bardonecchia si risale verso Melezet e Pian del Colle sino ad incontrare il confine francese.
Poco oltre a sinistra si stacca la deviazione per il Colle della Scala, da cui ritornerò tra qualche ora: la valle Stretta comincia qui, con una strada alquanto dissestata che ad un certo punto diventa sterrata, quasi alla fine del tratto più ripido. Placidamente si risale la valle a fianco del torrente, il rado bosco è puntellato di radure che ospitano numerosi camper e campeggiatori: pare sia una tradizione per la zona, sta di fatto che il traffico automobilistico è fastidioso già alle nove del mattino, specie oggi che è domenica. Non oso pensare a ciò che accadrà tra un paio d’ore, ma io nel frattempo sarò ben lontano.
In breve, dopo un ultimo tratto di nuovo asfaltato, si giunge nei pressi delle Granges di Valle Stretta, ove si trovano due ottimi rifugi, i Re Magi e il Terzo Alpini.
Lo sguardo è inevitabilmente catturato dalla Parete dei Militi, famosa per le sue numerose vie di arrampicata sportiva, e dal Monte Thabor che padroneggia lontano all’orizzonte.
Cedendo alle tentazioni di proseguire nella valle (ma ci tornerò sicuramente) si deve ora svoltare a sinistra seguendo le indicazioni per il Colle ed il lago di Thures: subito pendenze proibitive dietro al rifugio, e ben presto ci si rassegna ad accompagnare la bici al proprio fianco per molti tratti. Il sentiero infatti sale ripido nel bosco, ed il fondo alquanto sconnesso limita fortemente la ciclabilità: in questi casi inutile stare a fare giochi di equilibrismo per risalire in sella a velocità ridicole, meglio salire a piedi, è una questione di ottimizzazione dello sforzo… almeno io la penso così! Fortunatamente i tratti ciclabili aumentano salendo di quota, ed in breve ci si lascia alle spalle il bel bosco per entrare in una splendida prateria alpina contornata da pareti dolomitiche: un vero paradiso pedalare in queste condizioni!
Un ultimo sforzo ed ecco apparire il bel laghetto di Thures, poco più di una pozzanghera ma di grande suggestione. Ancora qualche colpo di pedale e si raggiunge su una traccia di sentiero inerbita il Colle di Thures q 2189: è la Cima Coppi di giornata!
Dopo aver settato la bici per la discesa mi tuffo sull’ampio pianoro prativo che ospita gli Chalets di Thures e poco dopo al bivio si tiene la destra in direzione di Nevache (sentiero GR5).
Si attraversa una caratteristica forra con impressionanti fenomeni erosivi per tuffarsi sul bellissimo sentiero che cala verso Nevache, mai difficile e che richiede solo la dovuta attenzione a causa del fondo ghiaioso.
In un lampo raggiungo il fondovalle: siamo a Nevache, nella bellissima Val Clarèe.
Sarà la meta di una prossima scorribanda, per ora mi accontento di riguadagnare l’italico suolo seguendo la rotta per il Col de l’Echelle: pochi chilometri di fatica, ma nella mia mente si riaffacciano i ricordi di una memorabile edizione della Granfondo Susa-Susa di qualche anno fa, quando su queste facili rampe andai in crisi di fame e penai le pene dell’inferno per rientrare a Bardonecchia.
Sorrido mentre baldanzosi ciclisti in bici da corsa mi sorpassano facilmente (vorrei vedere loro alle prese con la mia biga di 14 kg), e in breve raggiungo il Colle, ampio pianoro letteralmente invaso da impavidi vacanzieri alle prese con barbecue e grigliate. Anche per loro una bella giornata in montagna, è solo questione di punti di vista. Ah, per la cronaca mancano ancora pochi chilometri di discesa per rientrare a Bardonecchia giusto per l’ora di pranzo, che credo di essermi ampiamente meritato!
Testo e foto di Fabrizio Godio