Il Monte Tovo

La scelta cade oggi sul Monte Tovo, montagna alle porte della Valsesia: il menu prevede la dura risalita su asfalto da Doccio e la discesa lungo il sentiero 713: sulla carta 800 metri di splendido trail attraversando magnifici boschi di faggio e castagno. Risultato finale: la carta aveva pienamente ragione…

Siamo dunque in Valsesia, e più precisamente alle porte di Borgosesia: sulla destra orografica del Sesia si estende una fitta zona boscosa che si eleva sino alle pendici del  Monte Tovo, montagna tanto cara ai valsesiani e ampiamente frequentata in tutte le stagioni, complice la fitta rete di strade e sentieri e la quota tutto sommata modesta. Ai tempi ero già salito in zona durante il lavoro di censimento e recensione delle salite valsesiane: a distanza di qualche anno eccomi di nuovo a sbuffare e sudare lungo le terribili rampe asfaltate che salgono da Doccio. Centellinando le energie risalgo con molta calma godendomi lo spettacolo dei boschi incendiati di colori: la mia andatura è ridicola, ma è l’ultima delle preoccupazioni.

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In una sorta di estasi mentale raggiungo la chiesetta di San Bernardo (mt 1027).

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Poco prima uno slargo si affaccia verso la vallata di Postua con bella veduta verso il Monte Luvot e la Res-Bec d’Ovaga con il suo bianco rifugio sotto alla vetta.

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La strada prosegue, ora con pendenze più modeste e perfettamente asfaltata rispetto a qualche anno fa, e in direzione sud continua sino a raggiungere il bivio con la strada che sale da Foresto. Poco sotto, il rifugio Gilodi, oggi chiuso.

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Sempre in modesta salita si arriva alla fine dell’asfalto nei pressi di un piazzale ove sorge la cappelletta ai Caduti Valsesiani (mt 1225), da cui si gode una bella vista sulla sottostante piana di Borgosesia.

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Ancora un piccolo sforzo e si sale a spinta sino ad uno slargo erboso che viene utilizzato come base di decollo per gli appassionati del volo a vela: siamo nei pressi di una selletta dalla quale si può raggiungere a piedi, in poco meno di 30 minuti, la vetta del Monte Tovo.

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Dalla sella parte invece il sentiero 713: è una sorta di passaporto per il paradiso, da qui comincia infatti la fantastica discesa che mi riporterà a Doccio.

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Il primo tratto è facile e attraversa una rada faggeta che corre parallela alla strada asfaltata appena risalita: poco prima di arrivare alla Chiesetta di San Bernardo l’unico tratto ostico supera una fascia rocciosa e richiede obbligatoriamente  di scendere di sella (questo tratto si può facilmente aggirare scendendo per pochi metri su asfalto sino alla chiesa e riprendendo il sentiero 713 poco dopo sulla destra).

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In un susseguirsi di entusiasmanti svolte e toboga nel fitto bosco si perde progressivamente quota: il sentiero è sempre ben pedalabile e richiede attenzione solo per il fitto manto di foglie che lo ricopre e che lo rende scivoloso. Dopo aver incrociato una strada sterrata si prosegue ora su traccia più pulita ed evidente (i bollini CAI sono numerosi e ben aiutano a non perdere la via): un breve e delicato traverso in leggera risalita aggira un valloncello e porta all’ultimo facile tratto di discesa, che in parte segue una carrareccia lambendo alcune baite dirute.

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Ma non mancano altri tratti di puro divertimento: si sbuca direttamente tra le case di Doccio, con un sorriso stampigliato in fronte. Peccato che sia già finita!

Testo e foto di Fabrizio Godio