Difficile far convivere lo spirito esplorativo e smanioso di grandi itinerari con il fisico di un cinquantenne alle prese con i primi acciacchi fisici. Così oggi doveva essere la volta del Col Leynir e del Mont Taou Blanc, forse una delle ultime occasioni di stagione per salire in quota: purtroppo la mia schiena dolorante mi ha indotto a volare molto più in basso, anche se la gita di oggi si è dimostrata tutto fuorché una passeggiata salutare.

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Da due giorni la mia schiena è malridotta, dopo l’entusiasmante esperienza del Col Fetita, dove non accusavo alcun dolore fisico e mi sentivo veramente in gran forma: acciacchi dell’età, con i quali credo che ormai dovrò convivere. Però la giornata di oggi era talmente bella che sarebbe stato un peccato rimanere a casa a leccarsi le ferite, così, senza grande entusiasmo a dire il vero, eccomi a Malesco, in Val Vigezzo, senza una meta precisa: avevo adocchiato l’itinerario della Cappella del Group, proverò a seguirlo almeno in parte, se il dolore me lo consente.

Vado in bici da così tanti anni che mi bastano pochi colpi di pedale per capire come andrà la giornata: e stranamente le sensazioni sono buone, la schiena non mi dà grossi fastidi, così proseguo verso la strada della Val Loana, che risale placida ed ombrosa senza grosse difficoltà. Ad andatura tranquilla cerco di captare i segnali del mio fisico, e sono positivi: bene, si prosegue, ed allora una volta giunto alla Cappella del Sasso Broglio eccomi pronto ad imboccare l’ampia carrabile chiusa al traffico che sale verso Cortino.

E’ una bella pista forestale, disegnata a regola d’arte con pendenze mai eccessive in uno splendido bosco di faggi: al suo termine ecco apparire fuori dal bosco gli splendidi prati dell’Alpe Cortino.

Difficile rimanere in sella da qui in poi: con la pazienza di Giobbe si spinge sino alle baite dell’Alpe, con un occhio allo splendido panorama che spazia dalle cime della Val Grande al lontano Monte Leone.

Alle spalle dell’Alpe Cortino mt 1450 un cartello poco incoraggiante indica ancora un’ora di cammino per giungere alla Cima: il tragitto è molto faticoso, se sin qui abbiamo spinto ora tocca giocoforza caricarsi la bici in spalla per affrontare il ripido sentiero nel bosco. 

Il supplizio dura circa una mezz’oretta, fortunatamente non occorre arrivare in vetta: in corrispondenza di un grosso masso il sentiero infatti si biforca, a destra si proseguirebbe per la cima, a sinistra si corre più in basso tagliando il ripido fianco della montagna su sentiero  molto aereo e persino pedalabile in qualche tratto, ma occorre la massima attenzione perché una caduta avrebbe conseguenze rovinose.

In un susseguirsi di saliscendi si giunge infine ad una radura ove è posizionato un cartello segnaletico del parco Valgrande: con un ultimo breve tratto a spinta guadagniamo la cresta dalla quale inizia la discesa.

La prima parte è veramente orrenda, da dimenticare: esposta, tormentata e piena di trabocchetti. Non ci penso due volte e la faccio prudentemente a piedi, più sotto le cose migliorano un pochino e si può risalire in sella, con la massima attenzione per il fondo molto tormentato e per la vegetazione invadente: si arriva in breve alla Cappella del Group mt 1550, posta su un’ampia sella erbosa in splendida posizione panoramica.

Da qui in poi la discesa si fa interessante: si toccano gli alpeggi abbandonati di Monte Oro ed Orsera, prima di quest’ultimo si affronta un ripido ed insidioso pendio erboso, dove la micidiale e scivolosissima erba ollina mi fa fare un bel volo, fortunatamente senza conseguenza alcuna.

Da Orsera in poi è discesa nella faggeta pura, bellissima: si pedala su un letto di foglie prestando attenzione alle insidie che nascondono.

Si giunge ad incrociare una pista forestale, a destra si scende a Finero, a sinistra si arriverebbe al Pian dei Sali, valico tra Vigezzo e Cannobbina. Ma si svolta prima, ad un bivio infatti sale la pista forestale per l’Alpe Lorenzo, di recente costruzione e chiusa al traffico da una sbarra: ripida ed impietosa per le gambe ormai stanche, ma si continua, e poi l’Alpe Lorenzo è davvero un luogo speciale, bellissimo ed inaspettato, con le sue baite ancora ben curate.

Si continua lungo la sterrata che termina dopo qualche tornante al di sopra dell’Alpe, nei pressi di alcune baite in ristrutturazione. Da qui, non senza difficoltà, si deve individuare il sentiero M16 per Malesco: la segnaletica in Val Vigezzo è molto aleatoria, è un fatto risaputo… Poco male, per fortuna il GPS fa il suo lavoro, e poi ci aspetta sicuramente il tratto più divertente della gita, quello che da solo vale tutta la fatica ed il sudore profusi.

Un bellissimo tracciato filante e ancora ben curato nella faggeta ci deposita alle porte di Malesco: sicuramente uno dei più bei sentieri per la mountain bike in Ossola.
La mia schiena non duole più, o forse l’ho strapazzata al punto da anestetizzarla: domani probabilmente sarò a leccarmi le ferite per questa gita, breve ma molto faticosa. A saperlo sarei potuto andare al Leynir, probabilmente avrei faticato di meno…

Testo e foto di Fabrizio Godio