Dopo un paio di trasferte valsusine si ritorna sui sentieri di casa, più precisamente in alta Val Bognanco, lungo un percorso ben noto in salita ma tutto da scoprire in discesa: le aspettative non sono andate deluse, grazie anche alla splendida giornata che ha esaltato ancora di più la bellezza di queste montagne. L’alta Val Bognanco appartiene un po’ al limbo delle vallate ossolane: soffre la mancanza di “vere” cime alpinistiche, però sa offrire al semplice escursionista vette e paesaggi comodi e alla portata di tutti. Per i biker l’itinerario classico è quello che prevede la salita al Passo Monscera, ma non mancano altri spunti degni di interesse, specie nella bassa valle.

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Ricordo, con un filo di nostalgia, la mia prima risalita al Monscera agli inizi degli anni ’90, quando la strada che sale a San Bernardo era ancora sterrata. Da allora non so quante altre volte ho frequentato la valle, non soltanto in bici ma anche a piedi e con gli sci: è un posto tranquillo, facile da raggiungere e che non richiede particolare impegno, per cui ci torno sempre volentieri. L’itinerario di oggi in realtà prevedeva la partenza direttamente da Domodossola: il Monscera non rientrava nei piani iniziali in quanto l’idea era quella di raggiungere l’oratorio di San Bernardo e concatenare poi tutta una serie di discese “alternative” che mi avrebbero riportato a valle: vista l’ora tarda però i programmi vengono scompaginati, ed allora decido di partire direttamente da Bognanco San Lorenzo, in fin dei conti il pezzo forte della discesa prevista è proprio quello iniziale, vorrà dire che la parte bassa la farò un’altra volta.

Così eccomi all’alba delle 11 a scaricare la bici nel parcheggio della piazza di Bognanco San Lorenzo, a fianco della bella chiesa parrocchiale. Mi avvio con passo calmo e costante, nelle gambe ho i 1000 metri di saliscendi nel Vergante di ieri pomeriggio. Salita arcigna quella che sale a San Bernardo, ma senza problemi di sorta (salvo quello di dribblare le cacche di una folta mandria di mucche dirette agli alpeggi alti) in poco più di un’ora eccomi all’ingresso della conca di San Bernardo con la sua deliziosa chiesetta.

L’ambiente è sempre superlativo e la splendida giornata fa risaltare ancora di più il verde intenso dei prati e dei boschi: non c’è nemmeno troppa gente in giro, cosa alquanto strana poiché la meta è molto gettonata dai merenderos vista la facilità di accesso in auto e la presenza di un rifugio a meno di un minuto di cammino.

L’idea di continuare per il Monscera mi frullava già in testa salendo, e così senza neanche accorgermene ecco che imbocco la veloce stradella che scende al torrente.

Da qui è sofferenza pura per raggiungere il Rifugio del Dosso (ancora chiuso) e le successive baite dell’alpe Arza, dove l’asfalto finisce e lascia il posto ad un’ampia carrareccia dal fondo irregolare ma con pendenze decisamente meno ostili.

In magnifico ambiente alpino la strada risale con un lungo drittone un rado bosco di larici: il Pizzo Pioltone e la sua caratteristica parete inclinata dominano la scena. In breve, dopo aver guadato un torrentello impetuoso ed affrontato una rampa un poco più ostica da pedalare per il fondo irregolare, si raggiungono le ampie praterie dell’Alpe Monscera con il grande stallone ancora disabitato.

Da qui al Passo è questione di pochi minuti, si arriva sino al laghetto pedalando e poi a spinta si giunge all’ampia sella prativa del Passo Monscera q 2105, purtroppo rovinata dalla presenza di un imbarazzante traliccio dell’elettrodotto che porta elettricità dalla Svizzera.

L’aria è frizzante, però il panorama verso il trittico del Sempione è sempre magnifico e merita una sosta contemplativa prima di iniziare la discesa. Si potrebbe arrivare al Rifugio Gattascosa e poi scendere, con percorso tormentato e tecnico, lungo il sentiero che tocca il lago Ragozza: ma è ormai tardi e non ho una gran voglia di tribolare, per cui opto per le cose semplici e in un batter d’occhio ritorno a San Bernardo per la strada dell’andata: la Jekill si beve le asperità del terreno con una facilità incredibile.

La discesa – quella vera- si imbocca prendendo la stradella inerbita che parte proprio a sinistra della chiesetta, seguendo le indicazioni per l’alpe Gallinera. Dopo un agevole tratto sterrato il sentiero, poco prima di raggiungere un gruppo di baite, volta decisamente a sinistra, sempre ben marcato anche se leggermente invaso dalla rigogliosa vegetazione. E’ questo il tratto più tecnico, per il fondo cosparso di grossi pietroni, ma ben presto ritorna ben pedalabile prima di raggiungere l’alpe Gallinera. Da qui in breve, lungo una sterrata dal pessimo fondo nella parte conclusiva, si giunge agevolmente alla fraz. Gomba, nei pressi del campo sportivo.

Ora si prosegue alla volta di Graniga, inizialmente seguendo una sterrata sino a deviare a sinistra in corrispondenza di un gruppo di baite, dove inizia la parte più divertente della discesa, un bellissimo sentiero scorrevole e dal fondo compatto che dopo diversi tornantini sbuca sull’asfalto appena sopra la frazione di Graniga. Ora il giochino divertente è quello di imboccare i diversi tagli della strada asfaltata che portano a San Lorenzo, lungo la vecchia mulattiera a gradini, spassosissima da fare in bici: un’ultima rampa di gradini mi catapulta direttamente sulla piazza di San Lorenzo, a fianco della freschissima fontana.

Per essere una gita raffazzonata all’ultimo minuto non è andata poi così male…

Testo e foto di Fabrizio Godio