Zerode è un brand della lontana Nuova Zelanda forse non molto noto a gran parte dei mountain biker ma che forse dovrebbe esserlo di più. Non solo perché è possibile acquistare le sue mountain bike tranquillamente anche dall’Italia dal suo sito online ma soprattutto perché è uno dei pochi brand a proporre modelli esclusivamente con la trasmissione Pinion, un sistema a trasmissione integrata, utilizzato da Zerode con l’obiettivo di ridurre l’influenza di agenti esterni sul cambio. Ci ha inviato in redazione per un test uno dei due modelli attualmente a catalogo.

DESCRIZIONE

In effetti sono solo due, al momento, i modelli di mountain bike del catalogo Zerode. Troviamo infatti la Taniwha, con ruote da 27.5″ o in formato misto (29″/27.5″), e la Katipo, con entrambe le ruote del diametro maggiore e proposta nelle sole taglie L ed XL. Una scelta, quest’ultima, giustificata da Zerode che presuppone che i biker di bassa statura si possano indirizzare verso la Taniwha. Sia la Taniwha che la Katipo sono proposte nelle versioni Trail ed Enduro, che si differenziano per le escursioni e gli allestimenti dedicati. La Katipo Enduro da noi testata pone quindi l’accento sulle prestazioni in un ambito gravity ma lasciandosi ancora pedalare, come potremo vedere più nel dettaglio dopo il seguente video unboxing.

Il telaio della Katipo è completamente in fibra di carbonio, le cui tubazioni risultano sovradimensionate nei punti di massima sollecitazione, in modo da aumentare la rigidità del telaio, in particolar modo nella zona in cui alloggia il cambio, dal momento che il telaio della Katipo è progettato in maniera specifica per alloggiare la trasmissione Pinion.

La diretta conseguenza della presenza di questa trasmissione è la battuta del mozzo posteriore di 142 mm invece dei canonici 148 mm. Questo perché in assenza di una cassetta pignoni, è stato possibile avere un assemblaggio più robusto per la ruota posteriore grazie al maggior spazio per i raggi.

Il triangolo principale è in grado di ospitare una borraccia nonostante la presenza di un ammortizzatore di dimensioni generose.

Il passaggio dei cavi è interno al telaio per quanto concerne trasmissione e reggisella telescopico.

L’escursione alla ruota posteriore è di 160 mm e viene gestita da uno schema a quadrilatero, con il fulcro posizionato sui foderi superiori, a differenza quindi di un classico schema a quadrilatero con Horst-Link in cui il fulcro si trova sui foderi inferiori. Anche qui Zerode ha una sua motivazione, infatti secondo l’azienda neozelandese il design a fulcro singolo in combinazione con un tiro catena fisso, in assenza di una cassetta pignoni, consentirebbe di ottenere una pedalata stabile lungo l’intera corsa della sospensione.

La Katipo Enduro adotta una forcella Fox 38 da ben 170 mm di corsa. Offre la possibilità di regolare in maniera fine sia la compressione (fino al blocco) che l’estensione alle alte e alle basse velocità.

L’ammortizzatore è il Fox Float X2 e anche qui troviamo la possibilità di regolare compressione ed estensione alle basse e alle alte velocità.

Le ruote sono assemblate con cerchi South in carbonio, con canale interno da 31 mm di larghezza, 32 raggi a spessore costante con attacco J-bend e mozzi Hope Pro 4.

Gli pneumatici, a marchio Maxxis, sono differenziati. All’anteriore troviamo l’Assegai 3C MaxxTerra EXO TR 29×2.5″, al posteriore il Minion DHR II 3C MaxxTerra EXO TR 29×2.4″.

Come detto in apertura, la Katipo Enduro adotta la trasmissione Pinion C1.9, con il cambio posizionato in corrispondenza della scatola movimento centrale e 9 velocità.

La trasmissione è completamente nascosta all’interno del telaio, ad eccezione della corona Carbon Drive CDX:SL da 39 denti e del singolo pignone Carbon Drive CDX:SL da 30 denti, e sfrutta ingranaggi interni che è possibile selezionare anche da fermi mediante il comando rotante SRAM.

E’ praticamente esente da manutenzione o regolazioni, ad esclusione di un cambio dell’olio da effettuare circa una volta all’anno. In aggiunta Zerode propone una cinghia in carbonio Gates anziché la classica catena. Il vantaggio della trasmissione a cinghia è che non richiede né pulizia né lubrificazione, inoltre la cinghia è relativamente silenziosa ed esente da manutenzione, durando da tre a cinque volte più a lungo di una classica catena, sebbene sia più costosa.

Il sistema frenante è il Magura MT5, con dischi da 203/180 mm.

Manubrio, attacco e manopole sono realizzati direttamente da Zerode. Troviamo un manubrio in carbonio da 800 mm di larghezza, attacco da 45 mm di lunghezza e manopole a doppio collare di bloccaggio.

La sella è una WTB Volt e poggia su un reggisella telescopico BikeYoke Revive da 160 mm di escursione.

Geometrie

Taglie disponibili:L-XL
Piantone:460-490 mm
Angolo sterzo:64°
Angolo piantone:75,5°
Tubo sterzo:110-120 mm
Carro posteriore:435 mm
Reach:475-505 mm
Stack:610-618 mm
Interasse:1245-1279 mm

Specifiche

Telaio:carbonio
Escursione ant.:170 mm
Escursione post.:160 mm
  
Forcella:Fox 38
Ammortizzatore:Fox Float X2
Comando cambio:Pinion C1.9
Cambio:Pinion C1.9, 9v
Guarnitura:Pinion C1.9, corona Gates CDX, 39T
Cassetta pignoni:Pinion C1.9
Cinghia:Gates
Freni:Magura MT5, 203/180 mm
Ruote:South Enduro 29 – 31c – 32 raggi 2.0 J-bend – Hope Pro 4
Gomme:Maxxis Assegai 3C MaxxTerra EXO TR 29×2.5″ / Minion DHR II 3C MaxxTerra EXO TR 29×2.4″
Manubrio:Zerode carbon, 800 mm
Manopole:Zerode Grips
Attacco manubrio:Zerode EZ Stem, 45 mm
Serie sterzo:Cane Creek 40, semi integrata
Reggisella:BikeYoke Revive, 160 mm
Sella:WTB Volt
Peso:15,8 kg (taglia L, senza pedali)
PREZZO:€ 7.495

Info: zerode.eu

IL TEST

di Amedeo Liguori

In sella

Le proporzioni e gli spazi sono equilibrati per la destinazione d’uso di questo mezzo. La seduta è tra le mie preferite mentre avrei preferito un manubrio leggermente più stretto, per avere una risposta più pronta, considerata l’ampia sezione delle gomme, tuttavia lo giustifico vedendo la presenza di manopole a doppio collare di bloccaggio. Infatti vista l’ampia larghezza del manubrio a disposizione, le manopole possono essere impugnate tranquillamente non troppo all’esterno, evitando eventuali scivolamenti sul collare esterno. Fa un certo effetto poi vedere un singolo pignone, allo stesso modo di una single-speed, ma poi poter trovare i rapporti che servono al momento giusto.

Per la regolazione del SAG della forcella si sfrutta, come di consueto, l’etichetta adesiva con le indicazioni dei valori di pressione consigliati in funzione del peso del biker e che ho preso come valido riferimento iniziale. Per il SAG della sospensione posteriore, invece, Zerode consiglia di impostarlo partendo da un affondamento del 30/35% dell’ammortizzatore, cosa che ho fatto.

In pianura

L’ammortizzatore gode di un buon numero di regolazioni, ma anche lasciando le idrauliche aperte le oscillazioni della sospensione sono proprio minime, per cui la Katipo Enduro risponde di buon livello alla spinta sui pedali grazie alla rigidità dell’insieme, ovviamente entro i limiti delle sue masse. Se proprio si desidera eliminare anche la minima dispersione di energia impressa sui pedali è possibile agire sulla frenatura in compressione di entrambe le unità ammortizzanti.

In modalità “tutto aperto”, comunque, la sospensione rimane ben attiva sul fondo sconnesso, spianando le asperità più marcate, grazie anche alla generosa gommatura.

In curva

Il concentramento del peso del gruppo cambio nella zona centrale della bici si avverte in maniera positiva nell’affrontare le curve, traducendosi in un maggior bilanciamento. Chiaramente abbiamo a che fare con geometrie prettamente da enduro, che nei tratti più lenti e guidati rendono più pigra la Katipo Enduro, ma quando la velocità aumenta le cose migliorano in maniera esponenziale e la bici fa valere un angolo di sterzo ed un passo molto stabilizzanti in tale contesto ma anche il grip offerto dall’ampia impronta a terra delle gomme.

In salita

Nelle salite più ripide la Katipo Enduro patisce un po’ il suo peso globale, ma grazie alla sospensione ben attiva e priva di fastidiose oscillazioni riesce a mantenere le ruote incollate a terra anche sui fondi più sconnessi.

Sui fondi più scorrevoli invece si può agire sulla frenatura in compressione dell’ammortizzatore, se si desidera avere una minore dispersione di energia ed allo stesso tempo mantenere un po’ più esteso l’ammortizzatore a favore di un angolo di sterzo un po’ meno aperto.

In discesa

La qualità delle sospensioni al di sopra della media e le geometrie orientate a tale contesto rendono la Katipo Enduro un fulmine nelle discese più ripide e tecniche. Il mezzo appare molto ben bilanciato e consente di mantenere ritmi elevati, anche grazie alla gommatura aggressiva. In aggiunta si ha la possibilità di scalare tutti i rapporti che si vogliono senza dover girare i pedali, in modo da essere pronti ad eventuali rilanci dell’andatura.

L’impianto frenante ho già avuto modo di testarlo in passato e anche in questa occasione ne ho apprezzato la potenza frenante, anche se i 4 pistoni richiedono un po’ di sensibilità in più rispetto ad un impianto a 2 pistoni.

Conclusioni

Non posso definire la Zerode Katipo Enduro come la bici per tutte le situazioni, e in effetti non è questo il suo obiettivo. Il suo obiettivo invece è quello di soddisfare il biker alla ricerca delle massime prestazioni in discesa e nel tecnico, senza preoccuparsi troppo delle salite, e in questo ci riesce fin troppo bene, con l’aggiunta di richiedere anche meno tempo da dedicare alla manutenzione, un interessante valore aggiunto.