La nuova gamma di pneumatici Continental pensati per un utilizzo dal trail ride al downhill abbraccia le varie tipologie di terreno, in modo da soddisfare le esigenze di ogni biker in funzione delle proprie uscite abituali. Abbiamo avuto il piacere di essere stati tra i primi a testare i modelli Xynotal e Kryptotal ed ora ci apprestiamo a darvi le nostre impressioni sull’Argotal.

DESCRIZIONE

L’Argotal è uno pneumatico pensato per i terreni più smossi, grazie ad un disegno aggressivo del battistrada e a tasselli ben squadrati e di dimensioni generose. Tasselli ben spaziati ma anche ben pronunciati, a favore quindi dell’autopulizia e del grip in condizioni più critiche.

Le due gomme in prova presentano una carcassa Enduro, con tre strati di materiale sotto il battistrada da 110 TPI ciascuno e l’aggiunta di uno strato Apex per una maggiore durata e protezione da tagli e forature. La Argotal è comunque disponibile anche con carcassa Trail e Downhill.

Con la carcassa Enduro la Argotal è disponibile solo con mescola Soft, che offre un equilibrio ideale tra presa e resistenza al rotolamento.

Il peso da noi rilevato della gomma anteriore è stato di 1325 grammi mentre quella posteriore ha un peso di 1225 grammi. La Argotal Enduro è disponibile nei diametri da 29″ e 27.5″, in entrambi i casi nelle sezioni da 2.6″ e 2.4″. La singola copertura è in vendita al prezzo di € 59,95.

Info: www.continental-tires.com/bicycle

IL TEST

di Fabio Paracchini

Piccola premessa per far capire la scelta di un set di ruote misto (29″ ant./27.5″ post.) composto da due gomme anteriori: la scelta è nata dalla voglia di provare un set “estremo” quasi da fango, per valutarne la reale funzionalità in relazione al tipo di fondo che normalmente trovo nei miei giri “esplorativi”, quindi spesso poco frequentati o addirittura abbandonati, oppure all’opposto molto battuti e quindi scavati e molto impegnativi, dove le velocità sono più basse rispetto a trail mantenuti da gruppi di volontari, e il focus era sulla capacità di dare sicurezza al biker dove normalmente si spremono alla grande i materiali. La scelta della sezione “abbondante” da 2.6″ (ETRTO 65) è stata fatta anche in ottica di avere un’impronta generosa a terra, andando a penalizzare volutamente l’agilità in favore del grip. Il montaggio è stato effettuato senza difficoltà sui soliti cerchi non tubeless nativi e con la presenza della mousse Red Poison; segnalo che sulla superficie dei fianchi delle gomme è presente una tramatura in rilievo che ha creato delle piccole e fastidiose abrasioni sui polpastrelli: non ho mai usato guanti sottili da meccanico per montare copertoni, ma in questo caso mi sento di consigliarne l’uso in fase di inserimento dei talloni nei cerchi. Ho concluso con l’inserimento del solito liquido sigillante e la tallonatura è avvenuta senza problemi con la pompa da garage.

A gomme montate noto subito che la “luce” tra parafango e tasselli della ruota anteriore è davvero poca, in quanto i tasselli sono molto pronunciati e danno la sensazione che anche le spalle siano più alte di altre gomme provate; nel corso del test infatti sono state innumerevoli le volte che ho sentito sassi che, incastrati tra i tasselli, hanno grattato nella parte interna del parafango. Nessun problema con la ruota posteriore in quanto il carro della bici usata può ospitare anche ruote da 29″. li profilo è, a mio avviso, perfetto: né troppo a punta né troppo piatto; permette di avere una grande impronta a terra senza sacrificare troppo la facilità di passare da un lato all’altro nelle curve a S, ma l’utilizzo principale è pensato sui sentieri più tormentati e quindi l’agilità sul veloce è in secondo piano. La primissima uscita è stata fatta su una lunga salita asfaltata e a seguire una lunga picchiata su fondo smosso per buona parte della discesa: ovviamente le salite asfaltate percorse con gomme posteriori a mescola morbida non sono il massimo per la loro longevità, e anche con questa Continental il consumo è evidente.

Appena percorsi i primi metri in discesa dopo un ingresso “delicato”, mi si stampa un sorriso in volto: queste sono le gomme perfette per i sentieri più “difficili” con un fondo misto e prevalentemente smosso: grazie alla larghezza della carcassa e ai tasselli alti e spaziati, la bici rimane sempre dove gli occhi la vogliono mettere, con un anteriore che non va mai a scivolare e il posteriore che “morde” per tenere la velocità sotto controllo. La sensazione è proprio di godimento nel riuscire a gestire la bici su un percorso davvero impegnativo, ed è quello che mi aspettavo appena ho visto il disegno di queste gomme sul sito Continental. Il grip è davvero alto, lo si sente a ogni passaggio e non appena si toccano le leve dei freni; dentro di me ragiono sul fatto che la mescola che sto usando è quella intermedia da catalogo (che in verità è già una soft) e mi trovo a fantasticare su quale possa essere il limite di queste gomme con la mescola supersoft offerta solo con la carcassa da DH e in sezione da 2.4″ (ETRTO 60). 

Su fondo argilloso semi-compatto, molle in superficie e duro sotto, davvero scivoloso anche con pendenza non estrema, grazie ai tasselli molto distanziati e alti, l’autopulizia è alta e non ho mai sofferto di “galleggiamento”; in salita come in discesa, in questi frangenti bisogna giocare con le pressioni e “scendere” per quanto possibile, anche perché la carcassa è davvero robusta, quindi il problema non si pone. 

L’apice della soddisfazione l’ho avuto con il fondo umido e nei passaggi tra il compatto e il molle: il set lavora in maniera superba con pochissime sbavature e mantenendosi sempre con i tasselli in evidenza rispetto al fango che si lega alla carcassa. Ovviamente più il fondo è compatto e veloce e più queste gomme arrivano al loro limite di progettazione, ma sempre senza grandi pecche rispetto ad altri marchi: nate per quando il gioco si fa duro, è solo il posteriore che si scompone (ma mai troppo) quando vengono messe su un terreno che non è quello per cui sono state studiate mentre l’anteriore non scappa mai via.

Nonostante mi sia divertito a maltrattarle, non ho trovato un solo segno di cedimento sia sulla carcasse sia sulla base dei tasselli e questo è un plus non da poco rispetto a modelli analoghi di altri marchi che soffrono o di carenza di robustezza della carcassa o di mescole troppo delicate; la presa di spigolo nelle peggiori condizioni è sicura e stabile, infonde fiducia a lasciar correre e a fidarsi. Ovviamente con il secco e compatto, cercando la massima prestazione in discesa, si avverte una leggera deriva ma sempre molto controllabile e gestibile. In salita l’enorme grip del posteriore è una manna per superare quasi ogni ostacolo senza perdere trazione, ovviamente avendo la corretta pressione e rapporto. Come traspare da questo report, è il set che più mi ha convinto nel rapporto complessivo tra peso/robustezza e grip, per le condizioni di fondo molto smosso e bagnato: non ho rilevato alcuna “pecca” costruttiva tra resistenza agli urti, risposta elastica, consumo dei tasselli (davvero molto buono per il grip offerto) e scorrevolezza con un disegno così aggressivo, e lo consiglio a tutti quei biker che guidano su fondi smossi o prevalentemente morbidi. Segnalo che il set con la carcassa da DH e mescola supersoft viene presentato con un peso di poco superiore  a quello del set in prova, grazie alla sezione inferiore di mezzo centimetro, quindi una valida possibilità per chi volesse il massimo del grip senza alzare troppo il peso con una carcassa più robusta.