Il marchio californiano O’Neal ormai da anni rende la vita difficile agli altri brand di abbigliamento. Lo fa in forza di una politica di prezzi a favore dell’accessibilità da parte di una folta schiera di mountain biker, mantenendo però alto il livello di qualità. Lo abbiamo constatato in passato in occasione di diversi test di prodotti e speriamo di poterlo fare anche adesso con il test di queste scarpe pensate per un utilizzo dal trail ride all’enduro, che abbiamo avuto in prova per un lungo periodo.
Da una prima occhiata si potrebbe pensare ad un errore, dal momento che la sigla SPD solitamente contraddistingue le scarpe dotate di una predisposizione per il montaggio delle tacchette, mentre le Session SPD qui in test presentano una suola apparentemente pulita.
In realtà, però, il punto di montaggio della tacchetta è nascosto da una porzione di suola che all’occorrenza può essere rimossa, ma può essere anche lasciata al suo posto se si vogliono sfruttare queste scarpe con pedali flat. Una suola realizzata in materiale composito O’Neal Honey Rubber.
La tomaia è realizzata in pelle sintetica PU con caratteristiche di leggerezza e resistenza, con un puntale rinforzato e l’aggiunta di una serie di fori di ventilazione posizionati strategicamente sul lato e nella parte anteriore. Il plantare è rimovibile e intercambiabile.
La chiusura è affidata ad un sistema a microregolazione con l’aggiunta di una fascia in Velcro.
Una ghetta integrata in Lycra è stata aggiunta per tenere a distanza pietre e terra.
Il peso del paio di scarpe da noi rilevato, in taglia 38, è stato di 908 grammi. Le Session SPD sono disponibili nelle taglie dalla 36 alla 47 e nei colori nero o neon/giallo. Sono in vendita al prezzo di € 109,99.
Info: oneal.eu
La calzata delle Session SPD si è dimostrata comoda fin dall’inizio, grazie anche al sistema di chiusura che consente alla linguetta di avvolgere gradualmente il piede senza generare punti di pressione. Per agire sulla ghiera occorre prima tirare la piccola leva presente su di essa, per poi premerla nuovamente per bloccarla. La scarpa, poi, non ha richiesto ulteriori aggiustamenti in corsa, grazie anche alla fascia in velcro che non ha mostrato segni di cedimento.
L’intersuola presenta una buona rigidità, necessaria per massimizzare la spinta sui pedali. La suola si è dimostrata anch’essa abbastanza rigida per una guida aggressiva nel proprio ambito di utilizzo, riuscendo al tempo stesso a mantenere un sufficiente comfort negli spostamenti a piedi. In questi casi, inoltre, le scarpe hanno mantenuto un’aderenza sufficiente in condizioni estreme, come i passaggi sulle rocce bagnate.
Nelle giornate più calde le Session SPD hanno consentito una buona ventilazione e traspirazione del piede, grazie ai numerosi fori presenti sulla tomaia, che comunque non sembrano favorire l’ingresso di acqua in caso di pioggia leggera.
Utilizzandole con pedali flat ho apprezzato l’elevato grip offerto dalla suola, che si è mantenuta ben in posizione anche in presenza di bagnato, consentendo comunque quei minimi movimenti al piede per eventuali aggiustamenti della posizione.
Nel caso, invece, si volessero utilizzare le Session SPD con pedali automatici, occorre rimuovere preventivamente la porzione di suola che ricopre i punti di aggancio della tacchetta ed applicare quest’ultima. L’apertura che ospita la slitta per la tacchetta è lunga abbastanza nel caso in cui la slitta venga posizionata nella sua massima posizione arretrata.
Negli oltre 6 mesi di test il livello di usura di queste scarpe si è attestato su ottimi livelli. Nonostante l’uso intenso, infatti, le Session SPD sono riuscite a mantenere ottimamente nel tempo le proprie caratteristiche qualitative e grazie ad un prezzo sicuramente competitivo si collocano ottimamente in un ambito di utilizzo dal trail ride all’enduro.