Sono le 8 del mattino e il termometro a Les Monetier-les-Bains segna 8° C (siamo ad agosto – ndr). Ed il venticello che tira impetuoso dal Lautaret non è certamente più caldo! Con queste premesse la giornata si preannuncia bella fresca, in compenso il cielo è bello sgombro di nuvole verso gli Écrins, mentre una densa nuvolaglia attanaglia Lautaret e Cerces.
La meta di oggi è una cima particolare, che ha nella sua esile e desolata cresta finale il suo motivo di grande fascino: La Cucumelle!
Sul sito di riferimento dei vttisti francesi (già, perché qui se chiedete una MTB vi risponderanno che hanno solo vtt) questa cima è assai prestigiosa, più per la discesa in verità, che con la sua cotation T4 si preannuncia bella tosta: un bel banco di prova insomma.
La tentazione è lì a pochi metri: una bella seggiovia che serve questo settore dell’ampio bike park di Serre Chevalier appare come una sirena tentatrice. Mi farebbe risparmiare 600 metri di dislivello, ma alla fine prevale quel poco di orgoglio ciclistico che mi rimane: ” …la cucumelle franchis avec ma seule force muscolaire…”
I primi colpi di pedale sono ideali per scaldarsi ed attraversare la periferia di Les-Monetier prima di imboccare una bella strada sterrata di servizio degli impianti che risale dapprima con pendenze umane e poi via via più feroci alla volta di Bachas q. 2177, punto di arrivo della famosa seggiovia sdegnosamente rifiutata alla partenza.
Gli ultimi 100 metri di dislivello sono da ribaltamento e mi costringono al primo spintage di giornata: non ho più l’età per certe performance, salgo più velocemente a piedi che non in sella…
Pedalare in mezzo alle piste da sci, con annessi piloni, seggiovie ed altre schifezze non è certamente il massimo della vita, sono il primo ad ammetterlo e quando posso cerco accuratamente di evitarlo: purtroppo la Cucumelle esige questo dazio, in verità mitigato dallo splendido panorama che si gode, spaziando dalle cime innevate dell’Agneau ai picchi rocciosi dei Cerces.
Si riparte, ora con pendenze più umane, verso il Col de l’Eychauda q 2425: peccato che il fondo della pista sia stato appena risistemato a grossi ciottoli, costringendo ad una fatica supplementare i miei già provati polpacci. Nei pressi del bacino di raccolta per l’innevamento artificiale si compie un ultimo traverso prima di giungere al Col de la Cucumelle q 2501: la meta è lì con la sua sottile linea di cresta, che da basso in verità incute un certo timore.
Devo salire sin lassù caricandomi la bike in spalla: 150 metri di portage feroce, vietato fare passi falsi o finirei direttamente nel laghetto sottostante, peraltro asciutto…
L’ultimo tratto di cresta è particolarmente ripido, eppur spettacolare: ormai in semi apnea e semiassiderato per il forte vento appoggio la fedele bici alla croce lignea di vetta.
Giusto il tempo per qualche rapida foto e poi scappo giù velocemente per l’altro versante, che è invece totalmente ciclabile e con percorso free conduce al sottostante Col du Gran Prè q 2544 (da rimarcare che si può tranquillamente evitare la salita in vetta e raggiungere questo punto direttamente dal Col de la Cucumelle con un evidente traverso in direzione nord-est che si stacca appena si attacca la cresta).
Al riparo dal forte vento dietro un piccolo avvallamento indosso le protezioni ed inizio la parte ludica della gita: il sentiero si dimostra purtroppo molto rovinato dalle precipitazioni e mi costringe a qualche prudenziale passaggio a piedi. Peccato perché se fosse in buone condizioni sarebbe veramente spaziale.
Anche la parte centrale nel bosco è molto discontinua: dapprima un tratto sconvolto dalle valanghe, poi numerosi tratti erosi dall’azione delle acque. Insomma, il flow non è certo di casa, ed occorre una guida ed una tecnica molto attenta. Con alterne vicende (leggi: scendendo spesso di sella…) si arriva al bivio in località Les Crozes q 1900: qui si deve deviare a destra affrontando una breve risalita poco ciclabile (pochi metri) per incontrare un secondo bivio dove si scende sulla sinistra seguendo le indicazioni per Les Guibertes. E’ questo il pezzo forte della discesa: finalmente un sentiero impeccabile che scende con innumerevoli tornantini nel bosco sino ad incontrare un impetuoso torrente che va guadato nel punto più favorevole.
Ora ci attende un tratto più tranquillo che attraversa una desolata pietraia prima di buttarsi nuovamente nel bosco per giungere alle porte di Les Monetier, nei pressi della partenza degli impianti.
Nonostante il dislivello, la gita è faticosa sia per i duri tratti di portage che per le difficoltà della discesa, assolutamente da non sottovalutare in queste condizioni non ottimali: rimane la grande suggestione dell’ultimo tratto in cresta, che nonostante la fatica merita da solo la trasferta così lunga.
Testo e foto di Fabrizio Godio