Oggi dovevo mettermi in pace con la mia coscienza: dopo le due ultime gite “meccanizzate” essa mi imponeva uno scatto d’orgoglio, e così ecco pronta la gita giusta: Passo Cialancia!!! Che tradotto in numeri significa 2000 mt D+ e 20 km di salita.
E’ una gita che corteggiavo da parecchio tempo, conosciutissima e molto frequentata, un classico del cicloescursionismo sulle montagne Torinesi: eppure questa mattina – complice l’ora di partenza – sono riuscito a salire in perfetta solitudine, salvo due infreddoliti escursionisti incontrati nei pressi del lago Lauson.
Quando si affrontano gite così lunghe e con molto dislivello è importante dosare bene le energie, fare le dovute pause ed alimentarsi in maniera corretta e ad intervalli regolari: è una cosa che ho imparato bene dopo tante ore in bici spese sulle salite alpine. Oggi sono riuscito a salire di buon passo e senza grosse difficoltà, merito anche della strada in buone condizioni.
Già, la strada… Diciamocela tutta, nei primi km è di una monotonia disarmante: inizialmente asfaltata – in quella che è anche la parte più ripida – risale le boscose pendici del Gran Truc e del Freidur toccando le frazioni di Perrero. Ombra in abbondanza, e stamattina direi anche fresco…
Solo quando si arriva nei pressi del Lago Lauson mt 2032 e dell’omonimo alpeggio la vallata si apre e svela la sua maestosità: da qui in poi l’ardita carrozzabile sale sinuosa, con lunghi ed estenuanti traversi e panorami via via più maestosi.
Negli ultimi chilometri il fondo peggiora sensibilmente, ma si riesce comunque a pedalare agevolmente giungendo infine, con un ultimo e spettacolare traverso, a Conca Cialancia mt 2420, dove la strada misteriosamente si interrompe, incompiuta.
Due splendidi laghetti alpini impreziosiscono la conca alpina, dominata dalle rocciose pendici della Punta Cialancia e dall’omonimo passo, che ci accingiamo ad affrontare con un duro tratto di salita (ca 250 metri) rigorosamente a spinta o – se preferite – a spalla (il sentiero, ben disegnato, attraversa una desolata pietraia prima di giungere al passo).
Arrivo al Passa Cialancia mt 2685 giusto un attimo prima che le nebbie abbraccino tutto il versante di salita: dall’altro lato verso Prali, invece, è totalmente sgombro di nuvole e baciato dal sole.
La prima parte della discesa è piuttosto discontinua e si scende a tratti di sella prima di giungere nei pressi del lago Ramella (detto anche dei cannoni per la presenza appunto di due cannoni che riposano da qualche secolo sulle sue rive).
Segue un tratto molto bello di sentiero che porta alla vasta conca ove sorgono i ruderi militari delle Caserme Perrucchetti: se il versante di salita era desolatamente deserto, qui è tutto un brulicare di turisti risaliti grazie agli impianti di Prali.
Un ultimo sforzo (ca 100 metri di dislivello) si impone per risalire il costone che aggira il Cappello d’Envie sino all’arrivo degli impianti: il sentiero sale a mezzacosta ed è a tratti pedalabile. Si sbuca sul versante occupato da impianti e piste di Prali: per la discesa si seguono a grandi linee le strade sterrate di servizio e successivamente le piste del bike park, a dire il vero non molto entusiasmanti… Ma già sapevo che oggi in discesa non mi sarei divertito! Probabilmente sarebbe stato molto meglio stare alti e seguire il sentiero sino al colle della Balma: sarà per la prossima volta…
A Prali non resta che armarsi di santa pazienza ed immettersi sulla Provinciale della Val Germanasca per percorrere in veloce discesa i quasi 15 km che ci separano da Perrero e dalla macchina. Anche questa è andata…
Un consiglio: la zona è spesso avvolta da nebbie e nuvole convettive che salgono dalla vicina pianura. Pertanto è opportuno scegliere una giornata meteorologicamente perfetta (meglio settembre, anche ottobre) ed eventualmente partire molto presto il mattino.
Testo e foto di Fabrizio Godio