Se si prova a dare un’occhiata alla lista delle sostanze vietate dalla WADA, in particolare la lista S8 che riguarda i cannabinoidi, si noterà che risulta vietato ogni cannabinoide, sia esso naturale che sintetico, con una sola eccezione: il Cannabidiolo o CBD. Il suo divieto, infatti, è stato revocato all’inizio dell’anno scorso.

Ma che cos’è il Cannabidiolo o CBD?

Si tratta di uno dei composti di cannabinoidi attivi nella pianta di cannabis, tuttavia non presenta gli effetti psicoattivi dell’altro componente principale, il THC. I cannabinoidi sono infatti presenti in natura e particolarmente diffusi nella cannabis. E’ possibile, inoltre selezionare i ceppi di canapa ricchi di CBD in modo da produrre la massima resa di CBD con quantità minime di THC.

Come funzionano i cannabinoidi?

I cannabinoidi in generale funzionano con il sistema endocannabinoide, un modulatore del sistema immunitario. Una delle funzioni del sistema immunitario è quella di velocizzare il recupero muscolare in seguito ad un infortunio o ad un allenamento intenso. In sostanza, teoricamente consentirebbe anche di sentirsi meno stanchi dopo un’uscita in bici, ma i benefici sarebbero anche altri, tra cui miglioramento del sonno, riduzione dell’ansia, prevenzione del diabete ed altro ancora.

Nell’ultimo anno il numero di consumatori di CBD nel Regno Unito è raddoppiato, grazie anche al fatto che è possibile acquistare prodotti a base di olio di CBD, ad esempio creme per la pelle, birre e snack vari.

Il CBD è legale?

Il Cannabidiolo è legale nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, e in tutto il Canada. Negli Stati Uniti la legalità varia da stato a stato.

Quali sono i rischi?

Chris Kilmurray, allenatore di Tahnee Seagrave, Greg Callaghan ed altri atleti, interpellato in merito, si è così espresso: “Come ogni prodotto o integratore medico, il suo utilizzo dovrebbe essere supportato da una necessità. Usarlo solo per ‘sentirsi meglio’ potrebbe non essere in realtà il modo migliore per massimizzare i suoi benefici, oltre che essere uno spreco di denaro“.

Se sei un atleta professionista, prendere il CBD in competizione è un rischio. Viene dalla stessa pianta del THC quindi il rischio di contaminazione è sempre presente. L’uso regolare, inoltre, potrebbe anche inibire i segnali che determinano l’adattamento all’allenamento, in sostanza si potrebbero ottenere risultati inferiori a parità di allenamento”.

In conclusione

Una cosa è certa: il fatto che il CBD sia legale e non vietato in ambito agonistico sarà difficilmente ignorato dagli atleti che cercano qualsiasi vantaggio legale che consenta di migliorare le proprie prestazioni.

E voi, cosa ne pensate?