Eccomi di nuovo in Vallese, più precisamente a Grengiols, pochi chilometri da Briga lungo la direttrice che sale verso il Goms: la meta è ambiziosa, forse troppo per le mie attuali condizioni fisiche. E’ il Breithorn, ma non quello che pensate voi!! In Svizzera infatti il toponimo è molto diffuso, conosco almeno tre cime con questo nome, e quella di oggi è sicuramente la più modesta, trattandosi di un grosso panettone erboso che domina la Binntal, a due passi dunque dalle montagne di Devero, che oggi vedrò da un altro punto di vista. Sono passati sei anni dalla gita al Saflich Pass: stessi luoghi, più o meno, e stessa mefitica salita, quella che dai 1000 metri di Grengiols porta ai 2400 metri della sella del Furgger. Certo che mi sono scelto la gita giusta per curare la mia schiena…

Partenza dunque da Grengiols, potete parcheggiare gratuitamente un poco più a valle presso la stazione (in tal caso calcolate altri 100 mt di dislivello al computo globale) oppure nei pressi della piccola piazzetta all’ingresso del paese (pochi posti). Un paio di chilometri di riscaldamento attraversando alcune linde frazioncine, ed eccoci al bivio che segna l’inizio della salita, ben descritta nella citata relazione: può far male, molto male…

Non c’è un attimo di respiro, preparatevi a soffrire per 10 km e 1300 metri di dislivello: il fondo è ottimo, meglio di quanto ricordassi, resta il fatto che dopo pochi chilometri il mal di schiena comincia a tormentarmi, come da copione… Stringendo i denti proseguo, alcuni tratti a piedi mi aiutano ad alleviare il dolore, e tutto sommato noto che su queste pendenze non è che ci sia molta differenza di velocità.

Il panorama sulle vette dell’Oberland si scopre piano piano e si svela in tutta la sua magnificenza quando la strada inizia ad uscire dal bosco, attorno ai 2000 metri: come da previsione è una giornata spettacolare, non una nuvoletta in cielo e temperature estive.

Quanto di meglio ci si possa aspettare da una giornata di fine settembre, e  questo allevia anche il dolore fisico: in poco più di tre ore sono alla sella del Furgger mt 2451, dove inizia il tratto di salita che porta al Breithorn.

Un lungo (quasi 2 km) ed esile sentierino – a tratti persino pedalabile – che si fa largo tra dolci panettoni erbosi sino a giungere alla sella del Breithorn mt 2593 (palina indicatrice).

La vera vetta è poco oltre, ben riconoscibile per la presenza di un grosso ometto di pietre: in pochi minuti la raggiungo e mi godo in tutta tranquillità il magnifico panorama a 360 gradi che spazia dall’Oberland ai monti “di casa”: Helsenhorn, Cervandone, la Rossa, l’Arbola in fondo al profondo solco della Binntal.

Tutto è lì a portata di mano, l’aria tersa avvicina la prospettiva: mi viene da chiedermi se sarà l’ultima gita della stagione a queste quote, certo che il taccuino delle gite da fare è ancora molto folto!!! Mah, chissà, intanto mi godo questo tiepido scorcio di sole settembrino, poi si vedrà!

Discesa: velocemente si torna alla palina del Breithorn: da qui si può ricalcare il tragitto dell’andata sino alla sella del Furgger e poi procedere in discesa lungo l’ampia sterrata sino a giungere all’alpeggio di Furggerchaller mt 2429. Ma qui ci si arriva con percorso decisamente più interessante in maniera diretta, seguendo le paline bianco-rosse conficcate nel terreno che consentono di aggirare alcune protuberanze erbose: non c’è un vero e proprio sentiero, si scende tra spazi immensi seguendo la propria traiettoria ed il proprio istinto, in puro stile “freeride”. Sublime!

Le due alternative a questa prima sezione di discesa si ricongiungono nei pressi dell’alpeggio di Furggerchaller,  dove è stata recentemente restaurata anche una piccola e deliziosa cappelletta: ora ci si deve rassegnare ad una breve risalita a spinta, seguendo i cartelli escursionistici per Saflichmatta-Matischmatta. E’ un tratto piuttosto delicato, dove il sentiero sale per un tratto per poi proseguire a mezzacosta tra gli immensi pratoni di Hola, sino a giungere ad un promontorio erboso a picco sulla vallata, sormontato da una grossa croce lignea.

La difficoltà sin qui non sta tanto nel fondo, perfettamente battuto e senza l’ombra di un sasso, quanto nel fatto che il sentiero è stretto e scavato in profondità, la qual cosa non agevola la pedalata (i pedali toccano i bordi e in questo caso ci si deve rassegnare a scendere di sella) .

Dalla croce inizia poi il tratto più difficoltoso della discesa: stessa tipologia di terreno ma con l’aggravante della ripidità!!! Poco più di 100 metri da percorrere con la massima attenzione: in qualche occasione si deve giocoforza scendere di sella, anche perché qui il sentiero a volte è scavato a mò di trincea tra l’erba: la bici proprio non ci passa… Ma scendendo le cose migliorano velocemente, e quando si incominciano a trovare i primi cespugli di mirtillo e rododendro inizia il divertimento: ed il bosco che precede l’arrivo a Saflichmatta q 1959 è il tratto senza dubbio più bello della discesa!

Ma anche proseguendo oltre il divertimento è assicurato! Ora l’ambiente è quello tipico boschivo, con l’attraversamento di altri agglomerati di baite: Grummela e Martischmatta. Inutile dire che l’ambiente è di primo’ordine, come è logico aspettarsi qui in Svizzera: gli alpeggi sono lindi, ordinati, i prati ben falciati, i sentieri curatissimi, si possono mollare i freni senza preoccupazioni: il festival del flow… Si incrocia a volte anche una strada sterrata, ma che non vi venga in mente di seguirla: continuate a seguire il sentiero, non ve ne pentirete!

Si arriva alle porte di Ze Binne, nei pressi del piccolo laghetto artificiale q 1309: da qui una breve risalita porta a ricongiungersi al vecchio tracciato della strada che porta a Binn, ora in disuso e trasformato in pista ciclabile, che corre sul bordo delle impressionanti gole su cui scorre il torrente Binna. Con percorso pianeggiante di alcuni chilometri si arriva nei pressi dell’imbocco della nuova galleria: ancora poche decine di metri e si abbandona la carrozzabile per seguire le chiare indicazioni per Grengiols.

Comincia ora una piacevolissima discesa che ci porta ad attraversare il torrente su di un caratteristico ponte ad arco. Sull’altro versante purtroppo ci attende un  tratto di salita che lascia il segno sulle gambe già provate da tanta fatica. Ma la bellezza del paesaggio e lo splendido percorso aiutano ancora a sopportare le dure rampe da affrontare: e poi è più solo discesa verso Grengiols, tra prati,mucche, staccionate, linde casette di legno e una deliziosa chiesetta per ritemprare lo spirito. Come sempre il Vallese non delude mai…

Che dire, a conclusione di una giornata epica, forse la più bella di questa estate meteorologicamente pazzerella? Si tratta di un itinerario molto impegnativo fisicamente, ma che riserva panorami e soddisfazioni indicibili. La discesa, fatto salvo il tratto iniziale, non è particolarmente impegnativa: insomma, da non perdere…
Ah, dimenticavo, a fine gita del mal di schiena nemmeno più l’ombra… Ma so che da domani si rifarà vivo, con gli interessi!

Testo e foto di Fabrizio Godio