Alcuni anni fa ero convalescente per una fastidiosa malattia che mi impediva di svolgere attività fisica: presi un giorno di vacanza e – da perfetto turista – soddisfai una curiosità che da sempre avevo, ovvero salire al Gornergrat da Zermatt con il famoso trenino dei ghiacciai. Era una giornata splendida e rimasi affascinato dallo spettacolo che si godeva da lassù. Mi ripromisi di ritornare, questa volta però con la sola forza delle mie gambe, e così oggi è venuto il momento di tenere fede a quella promessa: purtroppo però una cosa sono le intenzioni, ed un’altra la realtà dei fatti…
Di Zermatt si può dire tutto e il contrario di tutto: personalmente non amo i luoghi troppo affollati e preferisco di gran lunga il silenzio e la solitudine cui non fanno certamente difetto le montagne dell’Ossola, pur vicine. Però una cosa è innegabile: il panorama sulle montagne circostanti, celebrato da migliaia di foto, filmati, illustrazioni è di una bellezza così assoluta da far passare in secondo piano qualunque tentativo umano fatto per abbruttirlo (e gli svizzeri in questo ce ne hanno messo di impegno, tra impianti, colate di cemento e altre brutture…)
Era da parecchio tempo che avevo in programma un giretto da quelle parti e così oggi mi sono finalmente deciso, grazie anche al meteo così clemente.
Di documentazione in rete sulle varie possibilità per la MTB offerte da Zermatt ce n’ è parecchia: lo stesso sito ufficiale www.zermatt.ch riporta diversi itinerari ben dettagliati, ma io invece per fare le cose in grande scelgo di arrivarci da lontano, e dall’alto!
Parto dunque da Randa q. 1420, giusto per fare qualche chilometro di riscaldamento (non è vero: è solo per non pagare il salatissimo conto dei parcheggi di Tasch…). A Tasch inizia il calvario, che potremmo intitolare “alla ricerca dell’Europa Weg”: 800 metri di dislivello per raccordarsi al sentiero che corre in quota collegando Saas Fee a Zermatt. Inizia così una dura risalita lungo una strada forestale dal fondo perfetto, tutta in ombra.
Bellissimi gli scorci verso valle e verso il Weisshorn che occhieggia sull’altro versante, già baciato dal sole: arrivo all’intersezione con l’Europa Weg molto provato fisicamente, e capisco subito che oggi non è giornata da grandi imprese.
Poco male, mi adatto e procedo a tranquilla andatura lungo il sentiero balcone, in gran parte ciclabile, che corre alto a mezza costa in direzione sud. L’apparizione della sagoma di Sua Maestà il Cervino riserva sempre una grande emozione: sarà una presenza costante di questa giornata, nemmeno una nuvoletta coreografica che ci starebbe tanto bene nelle foto, è lui il protagonista assoluto!
L’Europa Weg finisce con una breve discesa presso la frazione di Tufteren q 2215 mt, dove arriva una placida strada sterrata che sale da Zermatt.
Imboccata nel senso della salita porta in breve a Sunnega, uno dei poli sciistici della stazione vallesana.
Nei pressi il delizioso laghetto di Leisee invita ad una sosta, prima di intraprendere una prima movimentata discesa verso un altro laghetto, il Mosjesee, dalle acque color turchese.
Da qui con una breve ma dura risalita non del tutto ciclabile ci si raccorda alla strada di servizio degli impianti che porta a Ze Seewinen q 2296 (ristoro).
Inizia ora un traverso facile ed entusiasmante verso Riffelalp: tutta la conca di Zermatt è ai nostri piedi con la corona di vette che la circonda. Non si sa dove guardare, ovunque ci si giri ti trovi un quattromila: dal Rosa, ai Mischabel, alle vette della Corona Imperiale, uno spettacolo unico che ovviamente richiede un doveroso spreco di memoria per la mia macchina fotografica…
La risalita si fa dura proprio quando si incrociano i binari della ferrovia: occorre prendere una decisione, ma in realtà sono le mie gambe che hanno già deciso di ribellarsi all’idea di sciropparsi ancora 600 metri di dura salita verso il Gornergrat. Per oggi basta così, potrei risalire con il treno ma il mio stupido orgoglio di ciclista integralista non prevede questa opzione, sarà per un’altra volta…
Quindi è ora di scendere verso Zermatt: scelgo di farlo passando per Riffelalp, uno degli alpeggi “storici” della località con vista impagabile sul Cervino. Una breve pausa in un elegante bistrot per una fetta di torta (che ho saldato con cinque chili di cambiali e che mi ha messo del giusto cattivo umore per affrontare la discesa) ed eccomi pronto: i cartelli rossi invitano a seguire le piste, ma io non ci penso nemmeno e imbocco il primo stretto sentierino che scende verso valle, e che si rivelerà del tutto godurioso, sufficientemente tecnico ma non estremo. Senza sapere bene come, e seguendo lo stesso principio fisico secondo il quale a valle rotolano anche i sassi, mi ritrovo in breve a fondovalle, ma sull’altro versante, ed una breve risalita mi porta al piccolo e delizioso borgo di Blatten, dove ancora sopravvivono alcuni “stalden”, le tipiche abitazioni walser in legno poggiate sui basamenti in sasso.
Sono gli ultimi sgoccioli di discesa, imboccando un sentierino gradinato arrivo alla periferia di Zermatt: attraverso la via principale della cittadina, in mezzo al più svariato assortimento turistico che si possa immaginare, ed imbocco la strada di ritorno verso Tasch. Ci sarebbe anche un sentiero, ma sono troppo stanco per cercarlo, e dopo una penosa discesa su asfalto arrivo a Randa a recuperare l’auto. E’ stata una giornata faticosa, ma ne è valsa la pena: il conto con il Gornergrat è solo parzialmente saldato…
Testo e foto di Fabrizio Godio