Negli ultimi anni le geometrie dei telai bike si stanno dirigendo verso un’unica direzione: quella di rendere la mountain bike il più stabile possibile alle alte velocità, cercando di mantenere un buon compromesso (anche se non tutti lo fanno) con la guidabilità del mezzo.
Una bici più lunga, ovvero con un telaio avente un interasse (distanza tra gli assi dei mozzi) molto generoso, è in grado di affrontare con maggior stabilità, e quindi maggior sicurezza, le discese più veloci, ma a discapito dei tratti più lenti e guidati, come i single-track tortuosi o i tornanti più stretti, laddove una bici con simili caratteristiche fa fatica a curvare nell’immediato, a causa di una risposta lenta ai movimenti del manubrio dovuta proprio alla sua conformazione geometrica.
Cos’è il carro?
Il carro rappresenta una parte importante del telaio di una bici. E’ costituito dai foderi superiori ed inferiori, che da un lato vanno a confluire in corrispondenza dell’asse del mozzo posteriore e dall’altro lato si collegano direttamente al piantone, se trattasi di una hardtail, o sfruttano opportuni link di collegamento al triangolo principale e/o all’ammortizzatore.
Fatta questa rapida premessa, ciò che nelle geometrie di una mtb viene espressa come lunghezza del carro (spesso indicata in inglese con il termine “chainstay length“) rappresenta la lunghezza della retta immaginaria che collega l’asse del mozzo posteriore con l’asse del movimento centrale.
La tendenza attuale è quella di realizzare mtb aventi un carro il più corto possibile (mediamente di lunghezza intorno ai 430 mm), allo scopo di rendere il più maneggevole possibile il mezzo, considerati la lunghezza sempre più generosa del reach e l’angolo di sterzo sempre più aperto, ormai anche per i mezzi da cross country. L’obiettivo, quindi, è quello di recuperare qualcosa in riduzione per l’interasse complessivo del mezzo, che ricordiamo viene allungato sia adottando un reach più lungo che un angolo di sterzo più aperto, visto che quest’ultimo tende ad allontanare la ruota anteriore e, di conseguenza, ad allungare l’interasse della bici.
Un carro più corto rende ovviamente anche l’insieme più rigido, per la presenza di tubazioni più corte che generano quindi meno flessioni. In questo modo si guadagna anche in precisione di guida oltre che in reattività, tuttavia in fase di progettazione non è così semplice adottare carri molto corti, soprattutto se in presenza di un carro articolato da una sospensione o di gomme di sezione generosa.
Gli svantaggi di un carro corto
Ma un carro corto comporta qualche svantaggio? Certo che sì. Partiamo col dire che con un carro molto corto in contrapposizione ad un reach lungo si va a perdere il bilanciamento tra le ruote. I produttori cercano di ovviare a questo utilizzando piantoni più verticali rispetto al passato, in modo da spostare la posizione del biker più in avanti, sebbene questo valga solo quando è seduto sulla sella ma quando si sposta in fuorisella, per affrontare ad esempio una discesa, il problema si ripresenta perché il biker arretra la sua posizione ed il piantone più verticale non è più significativo.
Questo sbilanciamento è ancora più avvertibile per il biker di alta statura, che avendo la posizione della sella più in alto si viene a trovare in posizione più arretrata, quindi più seduto sulla ruota posteriore. Il risultato lo si noterà affrontando una ripida salita, visto che in questi casi la ruota anteriore tenderà ad alleggerirsi proprio perché il biker è allontanato da essa, con la conseguente tendenza della ruota anteriore a sollevarsi, perdendo così l’aderenza fondamentale a mantenere la trazione sul fondo. Per ovviare a questo inconveniente il biker sarà costretto a piegare maggiormente le braccia per spostare il suo peso all’anteriore e, in casi estremi, sarà addirittura costretto ad avanzare in punta di sella, con la speranza di ritrovarsi una sella dalla punta abbastanza comoda in appoggio…
Ma allora è meglio un carro più lungo?
Dipende! Da cosa? Sicuramente dalla taglia del biker e, di conseguenza, da quella della bici. Che senso ha, infatti, che le misura di reach, stack, tubo sterzo e piantone siano realizzate in funzione dell’altezza del biker per poi lasciare invece invariata la lunghezza del carro sia per un biker che è alto m 1,60 che per uno che invece ha m 1,90 di altezza? Nessuno secondo noi e secondo la logica delle proporzioni.
Attualmente sono pochissimi, purtroppo, i produttori attenti a questa problematica che variano la lunghezza del carro in funzione della taglia della bici ed è un vero peccato che tutti gli altri non si siano ancora accorti di questa mancanza e non possiamo e non vogliamo credere che il motivo sia da ricercare in un tentativo di contenere i pesi, una scelta che va poi inesorabilmente a discapito di un miglior feeling con il mezzo.
Non sarebbe, poi, male lasciare maggior libertà al biker nella scelta della lunghezza del carro più consona ai percorsi che si è soliti affrontare. È il caso, ad esempio, di qualche produttore (come Santa Cruz) che ha pensato bene di inserire dei flip-chip in corrispondenza dei forcellini di alcuni suoi modelli. Forcellini che consentono di variare la lunghezza del carro tra due valori, a seconda delle proprie preferenze del momento. Sarebbe interessante pensarci seriamente, visto che già molti produttori prevedono la presenza di un flip-chip per l’ammortizzatore, in grado di variare alcune quote geometriche come l’angolo di sterzo, tali da rendere la bici più o meno reattiva a seconda del percorso che si affronta.
Cosa ci riserverà il futuro?
Pur non avendo la sfera di cristallo, per un futuro ideale potremmo immaginare che ogni produttore preveda che la misura del carro vari in funzione della taglia, offrendo così al biker di ogni statura una misura più adeguata per la sua bici (cosa che, per inciso, dovrebbe avvenire anche per la larghezza del manubrio, la lunghezza dell’attacco, l’escursione del reggisella telescopico, la sezione e il diametro delle gomme, la larghezza del canale del cerchio).
In aggiunta, almeno per i modelli top di gamma si potrebbe prevedere la possibilità di adottare, come detto, una soluzione per variare la lunghezza del carro e lasciare, così, al biker un minimo di personalizzazione in funzione del percorso che deve affrontare. Per alcuni potrebbe essere fantascienza, per noi invece inizia sempre con la F ma si chiama futuro.