In test: RockShox Monarch RT3 DebonAir

Maggiore sensibilità per un ammortizzatore equivale ad un maggior controllo del mezzo oltre ad un miglior comfort di guida. I produttori lo sanno e per questo motivo ogni anno sfornano nuove tecnologie orientate al raggiungimento di questi obiettivi. L’ultima novità per RockShox risale alla scorsa primavera, quando il produttore americano presentò alcuni aggiornamenti per il Monarch RT3, il diffuso ammortizzatore ad aria presente ormai da alcuni anni nel proprio catalogo e che noi abbiamo poi avuto per un test di lunga durata.

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Descrizione

Presente nel catalogo RockShox dal lontano 2008, il Monarch ha poi preso definitivamente il posto del modello Ario, come ammortizzatore ad aria destinato ad un utilizzo dal cross country al trailride.

Con gli anni ha subito i necessari affinamenti ed aggiornamenti che lo hanno fatto arrivare al modello attuale, le cui ultime modifiche apportate lo scorso anno sono più che altro interne e riguardano un nuovo pistone di compressione per consentire un miglior controllo del flusso dell’olio alle alte velocità, un nuovo circuito per il ritorno per una più ampia gamma di regolazioni e una nuova valvola di blocco che consiste in un o-ring con spessori rivettati per dare una maggiore sensazione di blocco.

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Realizzato in alluminio 7075, la sua sigla RT3 sta ad indicare la possibilità di effettuare la taratura delle frenature idrauliche della compressione e della riestensione agendo sui registri esterni. Per la riestensione o rebound si agisce  su una ghiera rossa, che prevede un totale di 10 click e la si può ruotare in un verso o nell’altro a seconda che si voglia una frenatura maggiore o minore della riestensione. Per facilitare l’operazione RockShox adotta ormai da tempo la simbologia della lepre e della tartaruga: ruotando nel verso della lepre si ottiene una minore frenatura del rebound, con l’ammortizzatore che si riestende più velocemente; ruotando al contrario nel verso della tartaruga si otterrà invece una maggiore frenatura, con il risultato che l’ammortizzatore si riestenderà più lentamente.

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Per la frenatura in compressione si agisce invece sull’apposita leva blu che consiste in tre posizioni: chiusa (lucchetto chiuso), Pedal e aperta (lucchetto aperto). In posizione chiusa non si ha un vero e proprio blocco  in quanto l’ammortizzatore assorbirà ancora gli impatti più violenti. La posizione Pedal è stata pensata per garantire una piattaforma stabile di pedalata, per assicurare quindi l’assorbimento degli urti ed allo stesso tempo l’efficienza della pedalata. In posizione aperta, infine, il lavoro dell’ammortizzatore consiste nell’assorbire anche le più piccole asperità.

La tecnologia DebonAir, introdotta nel 2014 inizialmente come upgrade per i modelli RT3 e Plus RC3 e successivamente come opzione in fase di acquisto, consiste in pratica in una costruzione più voluminosa della parte pneumatica dell’ammortizzatore che dovrebbe consentire una maggiore sensibilità nella prima parte della sua corsa.

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Il Rapid Recovery, introdotto di recente, consiste invece in un collegamento del circuito di rebound con una valvola per recuperare rapidamente la riestensione a seguito di grandi impatti, questo per permettere quindi all’ammortizzatore di recuperare appunto più velocemente la sua massima estensione senza rimanere affondato in presenza di urti in rapida successione.

Il Monarch RT3 DebonAir è disponibile nelle seguenti misure: 152×31 mm, 165×38 mm, 184×44 mm, 190×51 mm, 200×51 mm, 200×57 mm, 216×63 mm. Il peso da noi rilevato, nella misura 200×51 mm, è stato di 300 grammi senza hardware di montaggio. E’ in vendita al prezzo di € 386, escluse ovviamente le boccole di montaggio al telaio.

Info: www.sram.com/rockshox

Il test

Abbiamo utilizzato il Monarch RT3 DebonAir in test su una Cube AMS 29″ da 120 mm di escursione su entrambe le ruote, quindi una piattaforma trailride. Per la regolazione del SAG ormai RockShox ci ha abituati a semplificarci la vita, grazie alla presenza dell’o-ring e della scala graduata sullo stelo. In tal modo risulta molto più semplice provvedere all’impostazione del SAG più corretto. I registri della frenatura in compressione ed in riestensione, inoltre, sono facilmente accessibili anche con guanti invernali.

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Da un primo confronto con la versione precedente del Monarch RT3 senza DebonAir (da noi testato a fine 2013) abbiamo avvertito subito una maggiore sensibilità ai piccoli urti. Grazie al DebonAir è stato possibile inoltre gonfiare l’ammortizzatore ad una pressione leggermente più elevata ottenendo un maggior supporto a metà corsa senza però perdere la sensibilità ai piccoli urti. Chiaramente questa caratteristica la si avverte ancora di più sui mezzi con maggiore escursione.

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Nelle salite su asfalto o dal fondo molto compatto è conveniente chiudere l’idraulica della frenatura in compressione se si desidera la massima reattività alla spinta sui pedali. Se il fondo è invece meno compatto allora si può lasciare la frenatura in modalità Pedal, per giovarsi di una maggiore trazione, visto come in questi casi la ruota posteriore è riuscita a mantenere bene l’aderenza al terreno.

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Il Monarch RT3 DebonAir affronta le discese in maniera disinvolta. Qui ovviamente conviene lasciare la frenatura della compressione completamente aperta e la trazione che offre è impressionante ed insieme alla capacità di assorbimento dà la sensazione di avere molta più corsa di quanta effettivamente ce ne sia. La cosa che poi ci ha stupiti nei tratti più veloci è che anche con valori elevati di pressione siamo riusciti a sfruttare quasi l’intera corsa a disposizione.

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Possiamo dire che con il Monarch RT3 DebonAir, RockShox abbia ottenuto un ammortizzatore molto più performante rispetto al suo predecessore. Chiaramente non abbiamo a che fare con un prodotto che offre un ampio ventaglio di personalizzazioni, tuttavia fa molto bene il suo lavoro in rapporto al prezzo. Non abbiamo mai rilevato impuntamenti o tendenze a rimanere compresso, riscontrando invece un’ottima sensibilità nella parte iniziale della sua corsa e una buona progressività da metà corsa in avanti.