E’ sempre più diffuso, ormai, l’utilizzo delle mousse a protezione delle gomme dalle forature e dagli stallonamenti. Anche Andreani ci ha provato presentando lo scorso autunno la SuperMousse PAC-1, la prima mousse sul mercato ad essere costituita da una doppia mescola. Ci ha poi inviato un set per sottoporlo ad un test di lunga durata.
La SuperMousse PAC-1 è stata realizzata al fine di ottimizzare il funzionamento dei pneumatici in modalità tubeless, garantendo nel contempo affidabilità e durata.
Si tratta di una mousse a doppia mescola, composta da una parte elastica per garantire maggior grip e confidenza di guida e da un dumper pensato per assorbire e smorzare gli impatti violenti, con lo scopo anche di eliminare quasi totalmente il cosiddetto fenomeno snake byte, ovvero la classica pizzicatura.
E’ stata pensata, inoltre, per prevenire lo stallonamento e proteggere il cerchio da eventuali impatti, consentendo anche di guidare in runflat, ovvero in caso di foratura. E’ compatibile con qualsiasi tipo di valvola tubeless.
La SuperMousse PAC-1 è disponibile nei tre diametri e per ciascuno di essi nelle taglie S (cross country), M (all mountain/enduro) ed L (downhill/ebike). Il peso da noi rilevato della singola mousse, in taglia L e diametro 29″, è stato di 206 grammi. In taglia L il set completo è in vendita al prezzo di € 109,80.
Info: www.andreanigroup.com
Il montaggio è stato eseguito su un set di ruote misto: anteriore con cerchio da 29″ e canale da 30 mm di larghezza e posteriore cerchio da 27.5″ con canale da 37 mm: Per scelta personale ho preferito utilizzare copertoni Schwalbe Eddy Current Front, entrambi da 2.6″ con ETRTO 65. Il kit SuperMousse PAC-1 utilizzato per entrambe le coperture è in misura L con ben 50 mm di diametro.
Per il posteriore è stato necessario tagliare la porzione di mousse in eccesso con un semplice coltello seguendo le istruzioni del manuale e ricreare poi il foro a circa 4 cm dalla nuova estremità per unire l’altro lato con la fascetta in dotazione.
Lo zoccoletto di tenuta della fascetta è stato tenuto nella parte inferiore (scanalata) dell’inserto per avere una superficie di contatto omogenea e liscia con il copertone sul lato superiore, mentre la parte in eccesso della fascetta non è stata rimossa per non avere angoli taglienti tra flap e inserto. Sebbene sia suggerito di incollare e successivamente unire le estremità con del nastro, ho ritenuto sufficiente usare solo la fascetta.
In queste fasi di montaggio ho notato con stupore la reale diversa densità dei due materiali, rilevando l’impronta delle dita sulla parte rossa; questo mi ha un po’ preoccupato perché non c’è stata una forma di “rilascio”, ma l’impronta è rimasta impressa.
Ho sudato le canoniche sette camicie nel montaggio, sia per il pochissimo spazio libero interno tra copertoni e inserti, sia per la reale robustezza dei cerchietti; sono stati usati tutti i trucchetti che conosco per facilitare l’inserimento del cerchietto in sede, e ne sono stati “inventati” altri; non ho rilevato differenze di inserimento tra la ruota con canale da 30 mm rispetto a quella da 37 mm, ma è molto importante che la differenza di diametro tra copertone e inserto sia la più piccola possibile per avere una migliore stabilità d’insieme, in particolare sui copertoni di dimensione mid-plus.
Successivamente alla tallonatura, effettuata con una pompa da garage, in entrambe le ruote è stato inserito un quantitativo di 100 ml di lattice Stan’s (consigliato da Andreani, ma è possibile utilizzare anche un sigillante diverso, pur sempre senza ammoniaca). Il lattice passa dalla valvola nell’incavo inferiore della mousse ma raggiunge la parte esterna e superiore sia dallo spazio laterale tra inserto e copertone, sia dai fori passanti presenti sulla mousse, rendendo così uniforme la distribuzione del sigillante. Il sistema è molto semplice ma anche ingegnoso e si è dimostrato funzionale. Sulle istruzioni presenti nella confezione troviamo anche delle pressioni di utilizzo raccomandate per un biker di 80 kg e per tipologia di utilizzo: non ho seguito quei parametri in quanto troppo differenti da quelli utilizzati di solito, che ovviamente variano in relazione al fondo affrontato, al volume e alla tipologia della carcassa degli pneumatici montati in abbinamento alla mousse.
Sul campo le prime uscite sono state ovviamente di comprensione del prodotto e adeguamento della pressione in base alla tipologia di fondo e di riding, spaziando dalla terra dura e rocciosa fino al terreno morbido e scivoloso. Con ovvie piccole differenze di Bar, la sensazione costante è stata di girare con gomme semipiene, discretamente assorbenti sugli urti e molto precise in curva, con una deriva davvero limitata pur girando con pressioni “ridicole” a leggere il dato del manometro digitale, cercando il miglior compromesso tra assorbimento e torsione laterale; è stato davvero difficile far flettere e derapare il posteriore e quelle poche volte il segno lasciato sulla terra è stato corto, a testimonianza della bassa deformità laterale dell’insieme.
All’anteriore ho gradito molto il plus di comfort offerto senza il lato negativo di deriva in curva e in particolare in discesa, dove si carica molto il peso. Posso dire di aver osato (e rischiato) molto a effettuare escursioni e discese a pressioni così basse considerando il peso complessivo in sella, ma il limite offerto dall’insieme delle gomme robuste e dell’inserto hanno spostato di molto il riferimento in fatto di comfort e sicurezza: non ho mai forato e non ho mai urtato il bordo del cerchio; di fatto quindi non ho mai girato run-flat, ma solo per prova ho voluto percorrere qualche decina di metri a ruota posteriore completamente sgonfia e rilevando che l’inserto riesce a sostenere il gravoso peso del biker, ma ovviamente è una condizione estrema e come tale va usata come estrema razio. Probabilmente montando gomme con una costruzione più leggera si possono avere risultati migliori in fatto di manegevolezza complessiva della bici, ma ipotizzando una diversa risposta elastica agli urti: il test è stato eseguito nella stagione “brutta”, quando viene privilegiato il grip sui terreni scivolosi e la salvaguardia dei materiali per via dei sentieri spesso coperti di foglie che nascondono sassi, quindi la scelta delle gomme è stata orientata in quella direzione, in modo da poter affrontare le uscite senza pensieri.
A fine test ho smontato gli inserti per verificarne lo stato: la prima piacevole sorpresa è di averli trovati ancora esattamente centrati sul cerchio, la seconda è la quasi assenza di segni di usura sia dal riding sia dal sigillante immesso, che avrebbe potuto comprometterne la resistenza. Ho rilevato dei piccoli e ripetuti intagli quasi a cavallo della linea di giunzione dei due materiali, che probabilmente sono stati prodotti dalle leve caccia gomme durante la fase di montaggio, e un piccolo accumulo di sigillante secco tra le estremità fascettate al posteriore; rimosso il grumo, la parte sottostante è rimasta leggermente schiacciata e porosa. I fori per far passare le fascette non hanno subito particolari danni in quanto le fascette non sono state particolarmente tese; all’interno dei copertoni ho trovato solo poca quantità di residuo semitrasparente di liquido sigillante, ma nessun residuo gommoso dell’inserto.
A conclusione del test posso dire che Andreani ha fatto centro con questo prodotto, utilizzando un materiale che non modifica la propria struttura nel tempo e resiste ad uso e abuso, con soluzioni efficaci come la svasatura e i fori per far circolare il lattice e facilitare il gonfiaggio. Sono completamente soddisfatti della resa durante il test e lo consiglio caldamente.