Il diario di Justin Leov – St. 4 – Ep. 2: Festa del Fango e polmonite in Tasmania

Conclusa la “festa del fango” di Rotorua, era arrivato il momento di volare in Tasmania ed essere accolti dal bel tempo e da stupendi tracciati. Tutti non vedevamo l’ora.

EWS #2 TASMANIA 2017

Sceso dall’aereo, ho subito avuto modo di percorrere a piedi due delle Prove Speciali e ciò che ho visto mi ha riportato ai miei giorni della DH. I rock gardens rappresentavano una minaccia perfino per le ruote più resistenti, tante le alternative di traiettorie e un ottimo mix di passaggi tecnici ed altri più fisici. Questo è quello che ci attendeva nel week-end a venire. Ero impaziente. Quel pomeriggio, al mio rientro alla base dopo il primo sopralluogo a piedi, non mi sentivo per niente in forma, avvertivo l’arrivo di un brutto raffreddore. Ancora non lo sapevo, ma mi ero preso un brutto virus, che mi avrebbe messo k.o. e obbligato a letto nei tre giorni seguenti. E cosi ho perso l’opportunità di ispezionare i restanti tracciati a piedi. Ho dovuto concentrarmi, per quanto possibile, sulla mia guarigione e cercare di salvare il salvabile prima che cominciassero gli allenamenti in bici. Avevo assolutamente bisogno di recuperare le mie forze, ero completamente senza energie e una febbre persistente m’impediva di dormire. Si avvicinava il giorno della gara, le previsioni meteo non promettevano bene e per la domenica prevedevano addirittura un peggioramento, con piogge intense e temporali. La faccenda si complicava ulteriormente e figuriamoci come potevo sentirmi, all’idea di dover correre sotto la pioggia per sette ore, dopo aver passato tre giorni a letto con la febbre.

Questi sono quei momenti in cui essere un’atleta professionista non è sempre rosa e fiori, come invece può sembrare dall’esterno. Avrei comunque fatto del mio meglio, quanto meno cercato di tornare dalla Tasmania con qualche punto per la classifica generale dell’Enduro World Series.

EWS #2 TASMANIA 2017

Il giorno della gara, di mattina, erano previste tre Prove Speciali, prima di raggiungere la zona di assistenza tecnica, mentre le altre quattro si sarebbero svolte nel pomeriggio. La zona di assistenza tecnica sarebbe stata l’unico punto di ristoro, oltre alle due bottigliette di acqua da 350 ml forniteci dall’organizzazione e a quanto ognuno di noi si portava appresso. Avevamo a disposizione venti minuti soltanto nella zona di assistenza tecnica, quindi sotto la pioggia battente e in così poco tempo, è stata una sfida riuscire a mangiare, bere, ripulire la maschera e impacchettare alla bell’e meglio un po’ di cibo negli zaini inzuppati, in vista delle quattro ore restanti.

Tossivo ormai dalla mattina e ho fatto di tutto per arrivare alla fine di ogni Speciale. Ero consapevole di come mi sentivo, della mia spossatezza, ma stavo comunque gareggiando con il medesimo impegno che ci metto quando sono in piena forma. In realtà mi stavo trascinando. L’organizzazione era stata avara con i tempi delle fasi di trasferimento, quindi era indispensabile tenere d’occhio l’orologio in modo da potersi ritagliare qualche istante per asciugare la maschera, mangiare e bere qualcosa prima di ripartire. A gara conclusa ho tirato un sospiro di sollievo, ero contento di scendere dalla bici. Fisicamente sono arrivato sfinito e non vedevo l’ora di tornare in Nuova Zelanda per rimettermi in sesto. É stata durissima resistere fino alla fine e a non darmi per vinto. A questo ho pensato tutto il giorno: al fatto di resistere e non mollare. Una giornata davvero conquistata, per tutti quelli che ce l’hanno fatta, come due settimane fa a Rotorua.  

team_podium

Ora sono a casa, in Nuova Zelanda, e mi è stata diagnosticata una polmonite. Devo curarmi e riposare prima di poter tornare agli allenamenti e alle gare. Speriamo che Madeira abbia in serbo per noi qualcosa di meglio rispetto a quanto abbiamo vissuto nell’emisfero sud. Guardiamo avanti con ottimismo!

Justin Leov

(Photo credit: Sebastian Schieck)