Per tutti i biker, anche per i più forti professionisti, c’è stato un inizio e con esso una prima mountain bike. I più fortunati hanno magari mosso i primi passi già con bici di medio/alto livello ma gran parte dei biker hanno iniziato dai modelli cosiddetti entry level, un po’ per questioni economiche e un po’ per l’incertezza di non sapere ancora dove li avrebbe portati la loro passione. La mountain bike ha subito negli anni una notevole evoluzione tecnica, a partire dai modelli top di gamma ma che si è poi trasmessa inevitabilmente anche ai modelli di fascia più economica, al punto che attualmente simili modelli possono essere tranquillamente confrontati con quelli di alta gamma di non molti anni fa. Per tutti questi motivi abbiamo accolto con piacere la possibilità offertaci da Canyon di testare proprio uno dei suoi modelli entry level, che in effetti ci ha riservato sul campo alcune sorprese.
La Grand Canyon rappresenta per Canyon la proposta cross country/trailride con costruzione in alluminio, sicuramente meno pregiata rispetto al carbonio ma in grado di rappresentare ancora il miglior rapporto qualità/prezzo per una mountain bike. Un telaio con tubazioni in alluminio, quindi, con una costruzione attenta al fine di realizzare una geometria in maniera specifica per le ruote da 29″ (ad eccezione delle taglie XS ed S che sono equipaggiate con ruote da 27.5″) ma soprattutto all’insegna del comfort, oltre che delle prestazioni.
La Gand Canyon è declinata in diverse versioni, comprese alcune destinate ad un pubblico femminile. La versione AL 3.9 oggetto di questo test, rappresenta quella di ingresso della gamma, seppure alcune delle soluzioni adottate non la rendono proprio tale, come il generoso rinforzo posizionato tra i due foderi di sinistra.
Il passaggio di cavi e guaine avviene esternamente al telaio, come ci si aspetterebbe in questa fascia di prezzo, tuttavia fa piacere trovare un generoso batticatena così come alcune protezioni dallo sfregamento sia sul tubo sterzo che sulle guaine.
L’unità ammortizzante, una RockShox XC 30, è purtroppo a molla e non ad aria, per cui non si presta a particolari regolazioni, ma fa piacere trovare quella per il precarico ed il bloccaggio con comando remoto a manubrio. Troviamo, inoltre, il classico perno da 9 mm con sgancio rapido.
Le ruote sono assemblate con cerchi Alex Rims MD19 aventi una larghezza del canale interno da 20 mm. Una misura non molto di tendenza ma che rientra comunque nella destinazione d’uso di questo mezzo, orientato ad un biker alle prime armi che, quindi, apprezzerà la precisione di guida offerta da un canale più stretto. I cerchi sono accoppiati a dei mozzi Shimano TX505 con la presenza di 32 raggi per ruota. Per le gomme Canyon ha scelto le Schwalbe Rocket Ron, sono coperture abbastanza polivalenti e in grado di soddisfare appieno un biker che si avvicina per la prima volta alla mountain bike, anche se la linea Performance non offre lo stesso livello di protezione della linea Evolution, volendo restare in casa Schwalbe, motivo in più allora per valutarne la sostituzione, magari con una versione tubeless ready.
Trasmissione interamente Shimano e a 9 velocità, tranne per la catena che è una KMC. Davanti troviamo un’affidabile guarnitura Alivio ancora con tripla corona ma i biker alle prime armi apprezzeranno sicuramente la presenza di quella da 22 denti. Dietro abbiamo invece un funzionale cambio Deore con cassetta Alivio 11-34T.
I freni a disco sono gli Shimano BR-M315 idraulici, con rotori da 180 e 160 mm rispettivamente per l’anteriore e il posteriore.
Posto guida quasi interamente prodotto in casa. Manubrio, attacco, manopole e reggisella sono infatti realizzati da Canyon, che per la sella, però, ha preferito scegliere nel catalogo di Selle Italia.
Interessante notare, infine, che in dotazione alla bici troviamo anche una coppia di pedali flat a marchio VP Components, ideali per chi comincia a muovere i primi passi in ambito trailride con questo mezzo.
Specifiche
Telaio: | Alluminio |
Escursione ant.: | 100 mm |
Forcella: | RockShox XC 30 – QR 9 x 100 mm |
Comandi: | Shimano Alivio 9v |
Cambio: | Shimano Deore |
Guarnitura: | Shimano Alivio 40/30/22T |
Cassetta pignoni: | Shimano Alivio 11-34T 9v |
Catena: | KMC X9-93 |
Freni: | Shimano BR-M315 180/160 mm |
Cerchi: | Alex Rims MD19 – 20c |
Raggi: | in acciaio, 32 |
Mozzi: | Shimano TX505, 9 x 100 mm / 10 x 135 mm |
Coperture: | Schwalbe Rocket Ron Performance 29 x 2.25″ |
Manubrio: | Canyon Iridium \ 3 – 5 \, 720 mm, 10 mm rise; manopole Canyon Bracelets |
Attacco manubrio: | Canyon Iridium \ 3 – 5 \, 70 mm |
Serie sterzo: | FSA Headset 1 1/8 |
Reggisella: | Canyon Iridium \ 3 – 5 \ |
Sella: | Selle Italia X1 |
Peso: | 13,5 kg (taglia M senza pedali) |
PREZZO: | € 699,00 |
Geometrie
Taglie disponibili: | 36/40,5/44,5/48,5/54,5 cm |
Angolo sterzo: | 70° |
Angolo piantone: | 73° |
Orizzontale virtuale: | 55,5/58/59/61/63 cm |
Tubo sterzo: | 10/10/11/12,5/14 cm |
Carro posteriore: | 43 cm (S), 44,6 cm |
Standover: | 74,9/78,5/81,3/84,1/87,7 cm |
Passo: | 104,7/108,7/109,9/112/114,1 cm |
Info: www.canyon.com
In sella
In questa fascia di prezzo non ci aspettiamo certo di trovare un instradamento di cavi e guaine interno al telaio, a vantaggio però di una più facile manutenzione per chi si avvicina per la prima volta alla mountain bike. Il posizionamento in sella appare adeguato, con un buon standover e le geometrie che non fanno sentire “assorbiti” all’interno della bici. Si apprezza, inoltre, la possibilità offerta da Canyon di scegliere tra ben 5 taglie, condividendo la scelta di dotare le due più piccole di ruote da 27.5″ e la taglia S anche di un carro più corto.
Avendo una forcella a molla e non ad aria la regolazione per il SAG la si può effettuare agendo sul pomello del precarico, andando così a pre-comprimere la molla, quindi indurendola leggermente in base al proprio peso. Si apprezza comunque la presenza del comando remoto per il bloccaggio della forcella.
Per un utilizzo più XC si potrebbe desiderare un attacco più lungo in modo da avere un lavoro più proficuo della muscolatura impegnata in pedalata. Per un utilizzo più trailride, invece, la larghezza del manubrio potrebbe apparire leggermente ridotta, ma noi consigliamo di tenerlo così anche per giovarsi di una maggiore reattività della bici, piuttosto che andare alla ricerca di maggiore stabilità alle alte velocità, dal momento che queste ultime difficilmente saranno subito raggiunte da un principiante.
In pianura
Il peso non leggero non consente i rilanci fulminei ai quali in genere si è abituati con una front, tuttavia le gomme riescono a mitigare questa caratteristica grazie alla loro scorrevolezza e leggerezza. Una volta, comunque, raggiunta la giusta andatura la Grand Canyon spiana bene anche le asperità più marcate, grazie al formato ruote e alla rigidezza dell’insieme, compresa quella delle ruote a dispetto dell’assenza dei perni passanti.
Per guadagnare qualcosa in più si potrebbero sostituire le gomme con una versione tubeless ready (peraltro disponibile per le Rocket Ron), in modo da eliminare le camere d’aria e ridurre i pesi delle masse rotanti, oltre che guadagnare qualcosa anche dal punto di vista del comfort visto che si potranno utilizzare pressioni di gonfiaggio inferiori sfruttando così il notevole volume d’aria offerto dall’ampia sezione delle gomme.
In curva
Le geometrie sono abbastanza racing da consentire un’ottima risposta nei tratti più guidati. Il passo corto, infatti, insieme all’angolo di sterzo, aiuta molto nei singletrack più tortuosi e nei tornanti più stretti, complice anche il manubrio e l’attacco, entrambi di larghezza azzeccata secondo noi per questo tipo di bici. Nelle sezioni più veloci, invece, ci si può giovare della stabilità e rigidezza fornita dalle ruote, dove l’unico limite è dato dal disegno delle gomme sui fondi meno consistenti.
In salita
Visto il peso complessivo, questa versione della Grand Canyon non incentiva particolarmente il biker nell’affrontare le salite, ma riesce a fare del suo meglio in questi frangenti grazie alle coperture di serie leggere e scorrevoli e ad un telaio rigido e ben bilanciato che non genera dispersioni di energia in fase di pedalata e non richiede spostamenti particolari per caricare bene l’avantreno. Si apprezza la presenza del comando remoto di bloccaggio della forcella, da sfruttare particolarmente nei lunghi trasferimenti su asfalto.
Per guadagnare qualcosa in più anche in questi frangenti ne approfittiamo per ribadire il nostro consiglio di passare ad un paio di coperture di tipo tubeless ready al fine di eliminare immediatamente le camere d’aria e giovarsi di una maggiore leggerezza e scorrevolezza. Non abbiamo avvertito, inoltre, flessioni di alcun genere alle ruote, segno che il lavoro di assemblaggio è stato eseguito a regola d’arte.
In discesa
Nonostante le sue caratteristiche geometriche e la mancanza di una sospensione posteriore, la Grand Canyon se la cava al di sopra delle aspettative in discesa, seppure richieda quell’attenzione extra propria delle front nello scegliere le linee da seguire. Evitando, comunque, di strafare, ha sfoggiato una buona sicurezza nell’affrontare i tratti più impegnativi, grazie anche all’ampia sezione delle gomme e ad un angolo di sterzo non eccessivamente da cross country.
Il comportamento in frenata è stato secondo noi nella media. I freni non ci hanno esaltato in quanto a potenza, ma la cosa migliorerebbe senza dubbio adottando un paio di coperture dal battistrada più aggressivo nel caso si volesse sfruttare la Grand Canyon in un ambito trailride.
Conclusioni
La Grand Canyon AL 3.9 soddisfa appieno il biker alle prime armi che con una spesa abbordabile voglia imparare a guidare una mountain bike di buona qualità e affidabilità, affinando sempre di più la propria tecnica per essere poi un giorno pronto ad affrontare un acquisto più importante. Si dimostra, inoltre, in grado di soddisfare anche chi è alla ricerca delle prime esperienze da trailride senza i costi e le complicazioni di una biammortizzata.