10 anni fa: Santa Cruz Bullit

La primissima realizzazione della Bullit risale al lontano 1998, quando si era presentata nel catalogo Santa Cruz con 152 mm di escursione alla ruota posteriore, che per l’epoca erano davvero tanti. Col passare degli anni ha subito poi degli aggiornamenti, arrivando dieci anni fa a sfoggiare ben 180 mm di escursione anteriore e 178 mm al posteriore.

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Un mezzo da freeride, quindi, che con i suoi circa 16 kg di peso medio complessivo consentiva ancora di affrontare le salite, seppure con i suoi tempi. Si basava su un classico schema di sospensione a singolo pivot e su un telaio in alluminio 6069 con foderi sovradimensionati che andavano a costituire il carro, collegato al telaio mediante un perno di ben 20 mm di diametro.

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I forcellini posteriori erano sostituibili. Il tubo sterzo aveva un diametro di 1,5″, ma nonostante ciò sfoggiava generose fazzolettature di rinforzo, che tradivano l’indole particolarmente aggressiva della Bullit, un mezzo che spingeva a saltare da qualsiasi tipo di rampa che si incontrava.

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Santa Cruz proponeva per la Bullit quattro diversi kit di montaggio, di cui due orientati ad un utilizzo all mountain, quindi con componenti più leggeri, e due dedicati invece ad un utilizzo più gravity.

Geometrie

Taglie disponibili: 38/43/48 cm
Orizzontale virtuale: 54,61/57,9/61 cm
Angolo sterzo: 67,5°
Angolo piantone: 70,5°
Altezza movimento centrale: 36,3 cm
Standover 74,9/76,2/77,5 cm
Tubo sterzo: 10,4/11,4/13 cm
Carro posteriore: 43,2 cm
Passo: 106,4/109,7/113 cm

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Pro

Allestita per un utilizzo all mountain, la Bullit se la cavava bene nei tratti guidati, così come nelle salite, a patto però di attivare in quest’ultimo caso la piattaforma stabile di pedalata. Ma era nei tratti più veloci e nei salti che garantiva il massimo divertimento, dove risultava veramente difficile riuscire a trovare il suo limite.

Contro

Con dischi troppo grandi tendeva spesso al bloccaggio delle ruote.