Quest’anno ha conquistato il suo secondo titolo italiano marathon Elite, facendo bene anche ai Campionati Mondiali e dimostrando di essere uno specialista delle gare di lunga durata. Stiamo parlando di Juri Ragnoli, che andremo a conoscere meglio con questa intervista.
Età: 28.
Vive a: Bornato (BS).
Musica preferita: Rock, soprattutto U2, REM. Ma anche Dance/Techno recente, ma solo in macchina.
Hobby: Considero la mountain bike il mio hobby principale, oltre a questo mi piace molto cucinare.
Percorso preferito: Roc d’Azur Marathon, il top per divertirsi e gareggiare.
MTB-VCO: Ciao Juri, vuoi dirci quando hai cominciato ad appassionarti alla mountain bike?
Juri Ragnoli: Ciao, mi sono avvicinato al mondo della mountain bike nell’estate del 2002, all’età di 14 anni. Abitavo a Serle, un paese in collina, e prendevo “in prestito” la bici di mio papà per andare sull’altopiano dietro casa, poi quando ci siamo recati da Happy Bike, un negozio vicino casa, per comprarmi una MTB il negoziante (Vittorio Casciotta) mi ha proposto di entrare nella squadra e ciò mi colpì molto perché non sapevo nemmeno si facessero gare in MTB.
MBV: Qual è stata la tua prima gara e com’è andata?
JR: Sinceramente non ho molti ricordi della prima gara, mi sembra fosse una prova nel bresciano nel gennaio 2003 piuttosto piatta e con fango. Ero allievo, ma ho corso insieme a tutte le altre categorie, e c’erano pochi della mia categoria, non ricordo come mi ero classificato, mi dissero che ero andato bene, e questo era quello che contava per me in quel momento.
MBV: Lo scorso anno alla Marathon dei Colli Albani hai sfiorato il podio ma quest’anno alla DivinusBike Clivus è arrivato il titolo di Campione Italiano Marathon, per la seconda volta Elite. Ci racconti brevemente com’è andata?
JR: Sì, l’anno scorso mi ero presentato alla Marathon dei Colli Albani in condizioni fisiche non ottimali, avevo 9 punti di sutura nella gamba causa una caduta rimediata 8 giorni prima. Quest’anno invece la preparazione è andata bene e mi sono presentato in ottima forma, il percorso mi si addiceva e avevo una motivazione in più rispetto ai miei avversari: circa un mese prima era morto Walter, il papà della mia compagna Claudia, lui era sempre presente sui campi di gara e dall’istante in cui ci ha lasciato ho pensato di dare tutto me stesso per dedicargli la vittoria come ho poi fatto.
La gara in sé è stata molto tattica come mi immaginavo fino ai -28 km, dove sono cominciati gli attacchi per il podio. Il più brillante sembrava Mensi, ma poi sulle ultime 2 salite me la sono dovuta vedere con un forte Longo, ho cominciato l’ultima salita con 10 secondi di vantaggio o forse meno e da lì non mi sono più voltato, sapevo che se mi concentravo solo su me stesso e sulle mie forze ce l’avrei fatta.
MBV: Successivamente è arrivato l’appuntamento iridato in Francia e sei entrato nella top 20. Raccontaci il tuo mondiale.
JR: Il mondiale quest’anno si correva su un bellissimo percorso anche se non mi si addiceva molto. Ho sofferto molto in partenza, dopo 20 km non ero tra i primi 20, poi ho avuto un problema meccanico risolto in non meno di 2 minuti, perdendo 2 gruppi, poi c’erano 15 km veloci e così ho aspettato un gruppetto per risparmiare energie. A metà gara sono passato 50° a 10’ dai primi. In quel momento non ho perso il morale, ho modificato in corsa il mio obiettivo, volevo almeno onorare la maglia azzurra, così ho cominciato a recuperare in solitaria facendo una seconda parte di gara sullo stesso ritmo dei primi, il che mi ha lasciato molto amaro in bocca per un risultato da top 10 o top 5 che era alla portata, ma sfumato.
MBV: Qual è stato, invece, per te il momento più brutto quest’anno?
JR: Quest’anno sto facendo una discreta stagione, non ci sono stati momenti che si possono definire “brutti”. La situazione più difficile da superare è stata nella seconda tappa della Bike Transalp: correvo in coppia con Cristiano Salerno che, nonostante sia al primo anno in mountain bike dopo 10 anni su strada, ha già dimostrato di essere a livelli top in Italia. Le aspettative erano molto alte, ci eravamo preparati bene, anche in altura, ma una sua crisi nella seconda tappa ha fatto sfumare tutto.
MBV: Cosa ti piace di più delle granfondo?
JR: Senza ombra di dubbio i paesaggi! Faccio MTB proprio per quello, ritengo che sia lo sport migliore per godersi la natura.
MBV: Normalmente quanto tempo dedichi all’allenamento?
JR: Dipende un po’ dal periodo e dal tipo di preparazione per quel dato periodo, comunque va da 12-15 ore settimanali in inverno, quando alleno la forza, a 30-34 ore nei periodi di fondo.
MBV: Ci descrivi la bici che stai utilizzando in questa stagione?
JR: Sto utilizzando come gli scorsi anni 2 bici che scelgo in base al tipo di percorso: la Scott Scale 700 RC, quindi front per percorsi poco accidentati, e la Scott Spark 700 RC, quindi full per percorsi dal fondo più sconnesso. Entrambe con ruote da 27,5 pollici e montano gruppo SRAM XX1, forcella Fox, componenti e ruote Syncros, copertoni Vittoria e sella Prologo, praticamente il top. Probabilmente per il finale di stagione farò qualche gara con i modelli 2017 che sto provando ora in versione 29″.
MBV: Hai ancora qualche obiettivo particolare per il finale di stagione?
JR: Diciamo che ho 3 obiettivi principali per 3 motivazioni diverse: 1) la Swiss Epic che correrò in coppia con il mio grande amico Franz Hofer, il percorso ci si addice e vogliamo fare bene, 2) la Gimondi Bike perché è la gara di casa e 3) la Roc d’Azur Marathon perché è una delle marathon più prestigiose d’Europa.
MBV: Grazie dell’intervista Juri ed un grosso in bocca al lupo per questo finale di stagione!
JR: È stato un piacere, un saluto a tutti i lettori di MTB-VCO!