Dopo le gare di inizio stagione in Sud America è stato un periodo difficile per me. Al ritorno in Nuova Zelanda non ero affatto in forma. Mi sentivo giù di tono, senza energia e con i sintomi influenzali. Non capivo cosa mi stesse succedendo, ma sentivo che qualcosa non andava. Così andai dal mio dottore il quale mi diagnosticò la mononucleosi.
Appresa la notizia, ho condiviso la mia situazione e tantissimi mi hanno scritto per parlarmi della stessa malattia e dei rimedi per guarirla. Avevo anche sentito storie di alcuni che a causa di questa infezione avevano sviluppato una stanchezza cronica e di come fosse stato difficile sbarazzarsene. Grazie a tutti per i vostri messaggi di sostegno, i vostri suggerimenti e per avermi raccontato le vostre esperienze.
La raccomandazione del mio dottore fu drastica: lasciare perdere la bicicletta e restare a riposo totale, finché gli esiti dei miei esami del sangue settimanali non fossero rientrati nei parametri normali. Raggiunto ciò avrei dovuto stare abbastanza tranquillo ancora sei settimane prima di poter riprendere l’allenamento a pieno ritmo e finalmente programmare nuove gare.
Emotivamente per me questo è stato un periodo molto duro. Quando si è abituati ad allenarsi tutti i giorni e a dedicare tante ore e tante energie a qualcosa che si ama fare è difficilissimo arrendersi all’inattività. Il peggio era vedere la mia forma fisica, ottenuta con tanti sacrifici e tanti allenamenti, peggiorare giorno dopo giorno senza che io potessi farci nulla.
Non era come avere qualcosa di rotto che costringe a stare fermi, si trattava di una malattia non visibile ed era una sfida quotidiana riuscire a tenere il morale alto. Fortunatamente ho avuto tutta la mia famiglia intorno a me che ha riempito le mie giornate e la mia testa. Ho trascorso settimane senza fare praticamente niente, ne ho approfittato per leggere una montagna di libri accumulati che non avevo mai avuto il tempo di leggere, ho riposato il pomeriggio insieme ai miei figli. Mi sentivo completamente a terra, privo di energie.
Ogni mercoledì aspettavo con ansia i risultati delle analisi del sangue e settimana dopo settimana i lenti miglioramenti mi facevano sentire più vicino al mio ritorno sulla bici.
Una volta ricevuto l’OK per riprendere gli allenamenti,sono ripartito dalla palestra per recuperare le forze perse. Mi sono concentrato sul rinforzarmi ulteriormente rispetto all’inizio stagione, specialmente nella parte alta del corpo. Ciò mi ha portato a un aumento di peso di qualche kg e noto già che è migliorata la mia capacità di tenere la bici nelle sezioni più impegnative.
Mi sono allenato spesso nella zona di Nelson che offre salite e discese con più dislivelli. La difficoltà è stata nel dosare gli sforzi per ritornare al più presto ai livelli ottimali, senza però strafare e rischiare di compromettere la mia guarigione. Grazie a dio il mio coach mi ha marcato stretto e ha tenuto controllati quotidianamente i dati accumulati durante gli allenamenti.
Come tutti possono constatare dai risultati della EnduroWorld Series quest’anno, queste non sono gare che si possono affrontare se non si è in piena forma. Una cosa che avevo deciso fin dall’inizio della mia convalescenza era che non sarei tornato a gareggiare senza essermi ripreso al cento per cento. Il mio team Canyon, la Adidas Sport Eyewear e tutti miei altri sponsor hanno appoggiato questa decisione e sono stati più che comprensivi nell’accettare che io non partecipassi ad alcune gare.
Al mio ritorno non potrò certo avere come obiettivo la classifica generale. Il mio approccio sarà per forza di cose diverso da quello solito. Non mi servirà cercare di essere il più regolare possibile e potrò rischiare qualcosa di più. Si tratterà soprattutto di seminare in previsione dell’anno prossimo.
Sono eccitatissimo al pensiero di ritornare alla competizione in occasione della tappa di Whistler. Ho sentito tanto la mancanza dell’atmosfera delle gare e non vedo l’ora di ritrovare i miei amici e i miei compagni di squadra.
A presto,
Justin
(Photo credits: Grant Stirling)