Le forcelle ammortizzate sono caratterizzate da molteplici regolazioni, per poter essere personalizzate in base al proprio peso, allo stile di guida e al tipo di percorso che si intende affrontare. Si parla di elemento elastico (che sia ad aria o a molla), sag, precarico, frenatura in riestensione (rebound), frenatura in compressione (classica o separata tra le alte e le basse velocità), variazione dell’escursione, bloccaggio (lockout).
Vediamo di analizzare in maniera semplice le varie fasi per procedere al set-up di una forcella.
Documentazione
Innanzitutto occorre tener presente che su molti modelli di forcelle si noterà che sui foderi sono riportati dei valori di pressione dell’aria consigliati dal produttore in rapporto al peso del biker. Questi valori possono essere presi come un primo riferimento. Inoltre se non lo si ha già, è conveniente scaricare dal sito del produttore il manuale d’uso, dove, oltre alle indicazioni sul settaggio, sono riportati anche utili consigli sulla manutenzione ordinaria e straordinaria.
Azzerare i registri
Per prima cosa occorre azzerare completamente tutti i registri. Questo vuol dire che bisogna portare a zero i registri della frenatura in compressione e frenatura in riestensione (in genere sui pomelli di regolazione è indicato il verso di apertura e chiusura registro, se così non fosse si può fare riferimento al manuale e tenere comunque presente che generalmente un pomello idraulico ruotato in senso orario chiude il relativo circuito).
Se la forcella ha un’escursione variabile estendiamola completamente. Infine scarichiamo l’aria prima dalla camera negativa (se presente è posizionata solitamente in fondo al fodero) e poi da quella positiva. Se la bici è una full è consigliabile aprire le idrauliche anche dell’ammortizzatore, in quanto potrebbero andare ad interferire con le regolazioni della forcella.
Caricamento dell’elemento elastico
Se la forcella è a molla (solitamente i modelli molto economici) e, quindi, l’elemento elastico è una molla, dobbiamo sperare che sia una molla tarata per il nostro peso, poiché la regolazione del precarico andrebbe a cambiare solo il carico di stacco e non anche la progressione della risposta. Se invece si tratta di una forcella ad aria allora procediamo a gonfiare di aria prima la camera positiva e poi quella negativa (se presente). Nel caso in cui il manuale dovesse indicare l’opposto atteniamoci sempre a ciò che indica il costruttore.
Quello che occorre fare prima di tutto è regolare il SAG, ovvero l’affondamento della sospensione con il solo peso del biker e a bici ferma. Il SAG dipende direttamente dall’elemento elastico, cioè dalla durezza della molla o dalla pressione dell’aria presente nella camera pneumatica. Stabilire il corretto sag è molto importante in quanto fa in modo che la sospensione segua il terreno quando si incontrano le varie irregolarità concave del fondo (buche, canali, ecc.). Il valore del sag viene misurato in percentuale rispetto all’escursione totale della sospensione.
Le forcelle attualmente in commercio hanno quasi tutte un o-ring (anello in gomma) che scorre su uno degli steli, nel caso non vi fosse possiamo applicare una fascetta da elettricista ad uno degli steli, senza stringerla eccessivamente, in modo che possa scorrere sullo stelo quando la forcella viene compressa. Ci servirà per mostrarci, appunto, il grado di affondamento della forcella, ovvero il SAG. La fascetta andrà sistemata a contatto del parapolvere, quindi in fondo allo stelo. A questo punto si sale sulla bici, senza movimenti bruschi (magari facendosi aiutare da qualcuno). E’ opportuno, inoltre, avere addosso lo stesso peso che si ha quando si esce in bici, quindi stesso abbigliamento ed anche l’eventuale zaino idrico pieno. Scendiamo, quindi, dalla bici senza movimenti bruschi e controlliamo la posizione della fascetta.
Come riferimento si può tenere in considerazione l’uso che si fa della bici, utilizzando il seguente schema di massima:
XC/Marathon: SAG dal 15% al 20% dell’escursione totale
All Mountain/Enduro/Freeride: SAG dal 20% al 30% dell’escursione totale
Downhill: SAG intorno al 35% dell’escursione totale.
Consideriamo, inoltre, che per un uso XC/Marathon la regolazione del SAG andrà fatta assumendo la posizione di pedalata, quindi ben seduti in sella e con la sella alta. Invece per tutti gli altri casi occorrerà effettuare la misurazione in assetto da discesa, quindi sella bassa, in piedi sui pedali con braccia e gambe leggermente piegate e mantenendo il peso centrale alla bici.
Misuriamo, quindi, la percentuale di spostamento della fascetta rispetto all’escursione totale e se tale valore è inferiore alla percentuale che abbiamo preso come riferimento allora togliamo aria, se invece è superiore aggiungiamo aria. Alcuni modelli di forcella hanno stampato su uno dei due steli degli indicatori di riferimento per verificare facilmente l’affondamento.
Nel caso in cui l’elemento elastico fosse una molla e non l’aria, dovremo agire sull’apposito pomello di regolazione del precarico che in pratica, ruotato in senso orario, comprime la molla, aumentando il precarico. Per cui se la percentuale di spostamento della fascetta rispetto all’escursione totale è inferiore alla percentuale scelta come riferimento allora riduciamo il precarico, in caso contrario bisogna aumentare il precarico.
Regolare la frenatura in riestensione o ritorno
Dopo che la forcella è stata compressa a causa dell’impatto con un ostacolo, essa dovrà riestendersi (ritornare su) in tempo per poter assorbire l’ostacolo successivo, se ciò non accade l’impatto sarà scaricato sulle nostre braccia, con la conseguenza di rendere la guida poco stabile.
Il registro di frenatura del ritorno (detto anche Rebound) serve proprio a regolare la velocità con cui la forcella si riestenderà a seguito di una compressione dovuta ad un impatto. Per regolare il ritorno ci mettiamo in piedi, dietro il manubrio e con la bici tra le gambe. Quindi comprimiamo la forcella spingendo in basso il manubrio e la lasciamo riestendere da sola, senza frenarla con le mani. Siamo partiti con il circuito completamente aperto, cioè con nessuna frenatura idraulica. Quindi iniziamo a chiudere il circuito fino al momento in cui avvertiremo una certa frenatura.
In pratica, se la forcella non ritorna su velocemente quanto le nostre mani allora vuol dire che l’abbiamo frenata troppo, se invece la forcella torna su troppo velocemente vuol dire, invece, che la sua riestensione è poco frenata. E’ chiaro che questa è solo una regolazione di base per la riestensione, in quanto la stessa deve essere fatta sempre in funzione del percorso da affrontare.
In linea generale, su percorsi scorrevoli e veloci oppure lenti e tecnici converrà adottare una maggiore frenatura della riestensione, per evitare che la forcella rimbalzi, mentre su un percorso veloce e sconnesso, quindi caratterizzato da continui urti in rapida successione, sarà il caso di adottare una frenatura inferiore, in modo che la riestensione sia più rapida possibile. In sostanza bisogna cercare il giusto compromesso tra una riestensione della forcella troppo veloce e troppo pigra.
Regolare la frenatura in compressione
La frenatura in compressione consiste, appunto, nel ridurre la velocità con cui la forcella si comprime per poter assorbire un urto. Una velocità di compressione troppo elevata può causare facilmente un fondo corsa in un urto violento, sconvolgendo l’assetto della bici e causando una perdita di controllo del mezzo.
La classica frenatura in compressione è indipendente dalla velocità con cui si comprime la forcella. Su alcuni modelli di forcelle top di gamma esistono due registri di frenatura in compressione: quello per le alte velocità e quello per le basse velocità (dove per velocità si intende quella con cui si comprime la forcella). In tal modo è possibile regolare la frenatura in compressione in maniera indipendente per le due situazioni distinte: per le alte velocità, ovvero il caso in cui, ad esempio, si affrontano ostacoli in rapida successione o si sta atterrando in seguito ad un salto, e per le basse velocità, quando la compressione è lenta poiché, ad esempio, stiamo frenando o stiamo percorrendo una curva in appoggio. I modelli di media/bassa gamma, invece, consentono di regolare solo la compressione alle altre velocità.
Nel regolare la frenatura in compressione occorre fare attenzione a non sovrapporla con la regolazione dell’elemento elastico. Occorre, cioè, evitare di associare un’elevata frenatura in compressione ad una minore pressione dell’aria nella forcella. Partendo sempre da un registro tutto aperto, quindi senza alcuna frenatura in compressione, la regola di base prevede di chiudere il registro fino a che si cominciano ad avvertire i piccoli urti al manubrio. In sostanza, anche qui occorrerà trovare il giusto compromesso affinché si abbia un buon controllo del mezzo e, al tempo stesso, una buona capacità di ammortizzamento.
Il bloccaggio
Il dispositivo di blocco, detto anche lockout, ha lo scopo di impedire alla forcella di comprimersi. E’ da utilizzarsi solo su percorsi in asfalto o su sterrati molto scorrevoli e compatti, sia in salita che in pianura.
La variazione dell’escursione
Una volta ne erano dotate per lo più quelle forcelle destinate ad un uso All Mountain che, avendo ad esempio un’escursione variabile da 120 a 150 mm, prevedevano la possibilità di variare la massima escursione tra questi due valori agendo su un apposito pomello. In tal modo si aveva la possibilità, con un’unica forcella, di avere diversi comportamenti della bici.
Attualmente non esistono più in commercio forcelle che consentono questa operazione, tuttavia molti modelli consentono la possibilità di variare l’escursione mediante l’inserimento di appositi distanziali interni, per cui si tratta di un’operazione che, pur essendo abbastanza semplice, non è praticabile “al volo”.
Occorre comunque tenere presente che al variare della massima escursione varia anche l’angolo di sterzo della bici, visto che la forcella si abbassa o si alza, arrivando ad avere un comportamento più reattivo e meno stabile alle alte velocità nel primo caso e meno reattivo e più stabile nel secondo caso.