Damiano Ferraro spiega l’importanza delle coperture, e non solo, per una corsa durissima come la Cape Epic

[su_label]Comunicato stampa[/su_label]

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I due atleti del Team Selle San Marco Trek, Samuele Porro e Damiano Ferraro, hanno gareggiato alla Cape Epic utilizzando coperture Maxxis. La Cape Epic è un banco di prova d’eccellenza per testare la bici e i suoi accessori proprio per la completezza di terreni che s’incontrano, da sabbiosi profondi, a compatti duri, a rocce appuntite, a scoscesi, a strade bianche e per finire fangosi e scivolosi con radici. Insomma dove la scelta delle coperture era fondamentale anzi essenziale data la quantità di forature in cui tutti i partecipanti sono incappati.

La Cape Epic è anche la corsa a tappe più dura del mondo: otto giorni di gara e 654 km da percorrere! Alla Cape Epic c’era anche l’altra coppia dello stesso team con Alvarez Gutierrez e Fabian Rabensteiner giunti in classifica finale ottavi, pure loro equipaggiati con coperture Maxxis.

Damiano Ferraro ci racconta la sua straordinaria avventura con Maxxis:

Abbiamo utilizzato per tutte le tappe, Ikon nell’anteriore da 2,20 3C EXO protection Tre e Crossmark nel posteriore da 2,10 L.U.S.T. L’Ikon perché è un ottimo compromesso tra scorrevolezza e grip, con tasselli piccoli ha risposto perfettamente alla varietà dei terreni.

Nel posteriore invece, CROSSMARK perché è una gomma molto scorrevole e nei percorsi il più delle volte secchi, è andato sempre benissimo. Abbiamo puntato su una gomma un po’ più pesante e con un disegno che la rende più protetta rispetto ad altri modelli, visto che le forature erano sempre dietro ad ogni curva. Inizialmente tenevamo le stesse pressioni usate in Italia, poi visti i terreni molto accidentati ma sopratutto il continuo cambiamento della tipologia di terreno, abbiamo iniziato ad aumentare un pochino le pressioni, osando un po’ di più in certe occasioni ed evitando, in questo modo, spiacevoli inconvenienti dovuti spesso anche alla polvere, soprattutto nelle discese, dove star dietro agli altri diventava davvero complicato perché non si vedeva nulla, e questo capitava quasi tutti i giorni.

Alla fine di tutto, le nostre coperture MAXXIS son state determinanti per il podio finale, eravamo in quattro atleti e abbiamo avuto veramente pochissimi problemi, solo una foratura da parte mia e niente di più, considerando anche il fatto che in discesa eravamo spesso tra i più veloci e che in più di qualche occasione abbiamo dovuto spingere per attaccare o per rientrare sui primi.

La Cape Epic è una di quelle gare dove tutto deve essere perfetto, tutti i materiali, il proprio fisico, la testa e sopratutto le gomme hanno un ruolo fondamentale, tappa dopo tappa le insidie sono davvero infinite, terreni pesanti, terreni sempre diversi, chiodi, spine, rami..insomma abbiamo incontrato di tutto!

Ricordo la prima tappa dove ho percorso gli ultimi 30 km con un chiodo conficcato nella gomma e la seconda tappa con un pezzo di ramo piantato sulla ruota anteriore. Tutte le tappe, per un verso o per un altro, sono state massacranti. Abbiamo disputato una bellissima prova io e Samuele, non avevamo mai corso assieme, era tutto nuovo e siamo stati bravi a farci trovare pronti in ogni situazione. Abbiamo alternato giorni di difficoltà a giorni di grande performance, toccando il cielo con un dito, come la quarta la tappa dove abbiamo vinto. Lo slogan della gara è “Otto giorni di coraggio” ed è proprio quello che serve alla Cape Epic. Gli ultimi due giorni ho anche avuto la febbre ed è stata dura, anzi durissima, per riuscire a mantenere il podio.

Quindi anche MAXXIS è stato una grande protagonista della Cape Epic e, per questa ragione, lo ringraziamo molto”.

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