Nella mitologia nordica Loki era il dio della grande astuzia. Era una figura molto ambivalente, in grado di assumere molteplici sembianze in diverse occasioni. E’ a questa figura che si è ispirata Orbea nella realizzazione della Loki, una front progettata per accogliere sia ruote da 29″ che quelle del formato 27.5+. Una stessa bici, quindi, in grado di assumere diversi ruoli, a seconda del tipo di tracciato da affrontare.
Presentata la scorsa estate, la Loki si basa sulla tecnologia Double Duty, un termine che letteralmente significa “il doppio del dovere” e che è stato introdotto da Orbea per questo modello di bici, in grado di ospitare con lo stesso telaio sia ruote da 29″ che da 27.5+. Le geometrie del mezzo non vengono alterate nel passaggio da un diametro all’altro, dato che il diametro esterno di entrambi i tipi di ruota è simile.
E’ una front che viene proposta a catalogo sia in versione 29″ che 27.5+. In quest’ultima versione viene offerta in tre diversi allestimenti, tutti con telaio in alluminio, di cui quello in test ne rappresenta il gradino di ingresso, dotato di una discreta componentistica ma anche di un prezzo particolarmente contenuto.
Il telaio è realizzato in alluminio idroformato, ottenuto modificando la sagomatura e lo spessore dei bordi dei tubi per aumentarne la forza e la resistenza alle flessioni indesiderate. Molti tubi presentano spessori aumentati in modo da risparmiare peso nel bel mezzo dei tubi stessi, lontano dai punti di stress delle giunzioni e delle zone di saldatura. I diametri maggiorati delle tubazioni, inoltre, offrono una più ampia superficie di saldatura e garantiscono un incremento della rigidità.
Il telaio è predisposto per il passaggio interno di guaine e tubazioni, compreso il cavo del comando remoto di un eventuale reggisella telescopico, non presente nell’allestimento di questa versione ma sicuramente da valutare come upgrade al momento dell’acquisto.
L’adozione dello standard Boost 148 per il mozzo posteriore ha reso possibile lo spostamento della linea di catena di 3 mm verso l’esterno, aumentando lo spazio disponibile a livello del movimento centrale. In tal modo è stato possibile realizzare i foderi inferiori più corti di 10 mm senza sacrificare gli spazi.
La Loki 27+ H30 adotta una forcella SR Suntour Raidon 120 LO-R, con 120 mm di corsa, dotata di bloccaggio e regolazione del ritorno. Anche qui, ovviamente, abbiamo un asse che rispetta lo standard Boost, con un perno da 15 x 110 mm.
Le ruote utilizzate sono di casa Orbea, con un cerchio tubeless ready e avente il canale interno da 40 mm di larghezza. Le gomme sono le Maxxis Chronicle TR EXO con carcassa da 120 TPI e sezione da 3″, anch’esse tubeless ready per cui non serve altro per una conversione.
La trasmissione è un misto tra Shimano e FSA. Troviamo, infatti, una guarnitura FSA Comet Megaexo a doppia corona 36/22T sicuramente gradita vista la sezione delle coperture in uso. Sia il cambio, a 10 velocità, che il deragliatore sono Shimano SLX, con cassetta Shimano HG50 11-36T.
Anche i freni sono del marchio nipponico, seppure di un modello entry level ma con dischi da 180 mm per entrambe le ruote.
Al posto di guida troviamo un misto Orbea/RaceFace/Selle Royal. Il manubrio è, infatti, prodotto dalla stessa casa spagnola, così come il reggisella, di tipo fisso, e le manopole. L’attacco, invece, è di RaceFace. E’ interessante notare che Orbea propone una diversa misura sia per il manubrio che per l’attacco, a seconda della taglia del telaio. La sella, infine, è di Selle Royal.
Specifiche
Telaio: | Alluminio idroformato triple butted |
Escursione ant.: | 120 mm |
Forcella: | SR Suntour Raidon LO-R – 15 mm QR – Boost110 |
Comandi: | Shimano Deore M610, 10v |
Cambio: | Shimano SLX GS Shadow Plus |
Deragliatore: | Shimano SLX M677 |
Guarnitura: | FSA Comet Megaexo, 36/22T |
Cassetta pignoni: | Shimano HG50, 11-36T, 10v |
Catena: | FSA Team Issue |
Freni: | Shimano M425 180/180 mm |
Ruote: | Orbea Ready 27+, 40c, 32 x 2 mm, 15×110 mm, 12×148 mm |
Coperture: | Maxxis Chronicle TR EXO, 120 TPI, 27.5×3″ |
Manubrio: | Orbea OC-II Riser, 760mm, manopole Orbea |
Attacco manubrio: | RaceFace Ride, 60 mm |
Serie sterzo: | FSA Integrata, 1.5 > 1-1/8″ |
Reggisella: | Orbea OC-II |
Sella: | Selle Royal J-2062 Trail Custom |
Peso: | 14,2 kg |
PREZZO: | € 1.399,00 |
Geometrie
Taglie disponibili: | 38,1/43,2/47/52 cm |
Orizzontale virtuale: | 57/59,9/62,1/64,7 cm |
Angolo sterzo: | 67° |
Angolo piantone: | 73° |
Altezza movimento centrale: | 30,75 cm |
Tubo sterzo: | 10/10,5/11,5/13 cm |
Carro posteriore: | 43 cm |
Standover: | 78,1/78,5/79,4/80,3 cm |
Passo: | 110,3/113,1/115,5/118,3 cm |
Info: www.orbea.com
In sella
La Loki appare con una linea molto pulita e un telaio dal disegno che lascia intendere subito la sua destinazione d’uso. Anche gli angoli ci appaiono appropriati a quello che sarà l’utilizzo del mezzo, ovvero il trailriding. Gli spazi ci sembrano adeguati, mentre, per quanto riguarda la regolazione del SAG della forcella, purtroppo SR Suntour non ci viene incontro, per cui bisognerà effettuare diverse prove sul campo durante le prime uscite. Apprezzabile, invece, la presenza del generoso batticatena.
Si nota immediatamente la quota di standover piacevolmente ridotta più di quanto si faccia di solito, sempre apprezzabile, soprattutto quando c’è da mettere il piede a terra dove si potrebbe sprofondare. Come già accennato, manca il reggisella telescopico per questa versione, seppure sia presente un collarino stringisella apribile con leva; in ogni caso, visto la destinazione d’uso di questa bici sarà opportuno valutare bene l’eventuale acquisto di un reggisella telescopico al momento dell’ordine.
Non si tratta di una fat bike, comunque è sempre meglio dedicare un’attenzione in più alle gomme. Non avendo un carro ammortizzato e avendo a disposizione un maggiore volume per le gomme, sarà opportuno adottare una pressione di esercizio corretta, variandola eventualmente anche durante l’uso.
In pianura
In pedalata si avverte la presenza di masse considerevoli, per cui sarà importante ridurre i pesi laddove è possibile, ad esempio convertendo le ruote in tubeless, visto che sia i cerchi che le coperture sono già predisposti in tal senso. Occorrerà, però, prestare attenzione all’ampia larghezza del canale del cerchio nel momento in cui si andrà ad operare questa conversione, per garantirsi un ottimo lavoro.
La Loki sfoggia comunque una straordinaria capacità di spianare le asperità del terreno; se da un lato, quindi, occorrerà qualche sforzo più della norma per raggiungere elevate velocità, dall’altro lato sarà abbastanza difficile trovare un ostacolo che possa rallentare la Loki o scomporne la guida.
In curva
L’angolo di sterzo aperto e le masse in rotazione non rendono di certo facile il lavoro della Loki nel districarsi nei single-track più tortuosi. Per fortuna vengono in aiuto un carro estremamente compatto, un interasse contenuto per la tipologia di bici e la presenza di ruote ben rigide, con i loro 32 raggi ottimamente tensionati, oltre alla sostanziale inesistenza delle derive delle gomme, che si giovano della presenza di un canale interno del cerchio da ben 40 mm che se da un lato toglie qualcosa in termini di agilità del mezzo, dall’altro evita lo sgradevole effetto di “gommosità” da parte delle gomme nei cambi di direzione. In qualche occasione l’altezza del movimento centrale, inferiore alla media, potrebbe creare qualche difficoltà nei passaggi più tecnici.
Nonostante i tasselli di basso profilo, le Maxxis Chronicle si sono difese molto bene sui sentieri, tranne su qualche roccia umida dove hanno fatto sentire la mancanza di un battistrada più aggressivo. In ogni caso gli ampi volumi di aria consentono di aggredire le curve con maggiore grinta del solito, e una volta superate le prime incertezze si potrà godere del grip impressionante offerto dalle generose coperture.
In salita
Inutile dire che nell’affrontare le salite più ripide ce la si dovrà prendere comoda, dimenticando i rilanci che permette un mezzo di formato e peso ridotto, tuttavia la Loki non si tira indietro nell’aggredire le pendenze positive. Può giovarsi sicuramente dell’estrema rigidità del telaio, delle coperture scorrevoli e del baricentro basso che non richiede doti da equilibrista nei passaggi più ostici.
Inutile dire che nei tratti con l’aderenza al limite le coperture di maggior volume tengono ben piantata la bici sul terreno, consentendo di superare i passaggi più tecnici e che con altri mezzi possono costringere a mettere il piede a terra. Visti i pesi e le masse in movimento, inoltre, abbiamo apprezzato la presenza della corona da 22 denti.
In discesa
Una posizione di guida confortevole e grande stabilità, grazie anche all’angolo di sterzo aperto, in combinazione con le gomme di generoso volume, rendono la Loki molto divertente da guidare in discesa. Le asperità più piccole vengono facilmente smorzate dai grandi pneumatici, mentre quelle più marcate possono essere assorbite dalla gambe, stando in piedi, tenendo sempre a mente che i volumi d’aria generosi in questi casi non si sostituiscono al lavoro svolto dalla sospensione di una full, visto che la risposta delle gomme è di tipo elastico e senza la frenatura che presenta invece un carro ammortizzato, che riesce sicuramente a mantenere il pieno controllo nelle situazioni più critiche.
In ogni caso, quando non si affrontano i passaggi più impegnativi dà quasi la sensazione di guidare una full di brevi escursioni, tanta è la fiducia che infonde al biker nell’affrontare anche le sezioni più veloci, grazie alla notevole inerzia offerta dal volume extra delle gomme, che perdonano errori che altre mountain bike non condonerebbero. Abbiamo condiviso la scelta di adottare dischi da 180 mm su entrambe le ruote per i freni che, seppure non brillino per potenza e modulabilità, consentono ancora di avere un buon feeling con il mezzo in frenata.
Conclusioni
La Loki si basa su un concetto di versatilità, con l’obiettivo di offrire quindi una piattaforma in grado di soddisfare diverse esigenze. Orbea non è la prima a realizzare questo, ma lo rende possibile sicuramente ad un prezzo più abbordabile. Si tratta di una mountain bike che noi definiremmo una macchina da divertimento, una bici che fa spesso dimenticare di essere alla guida di una front, in grado di ammorbidire la curva di apprendimento iniziale per il biker principiante e che fa ricordare al biker avanzato lo scopo primario di pedalare una mountain bike, ovvero divertirsi.