I miei 8 giorni di gara e di coraggio, visti da dentro.
Di ritorno dalla straordinaria esperienza vissuta alla CAPE EPIC, ho pensato che sarebbe stato bello condividere il racconto e le emozioni di questo leggendario evento con chi anche da lontano ha seguito e tifato noi biker impegnati in questi otto giorni che a ragione sono stati definiti di “coraggio”.
Eccomi dunque a iniziare questo racconto, che spero vi appassioni e possa farvi rivivere questa eccitante avventura che ho avuto la fortuna di vivere nella mia carriera sportiva. Mi sembra giusto partire dalle premesse, perché una gara massacrante come la Cape Epic, si prepara da lontano.
Dell’idea di partecipare a questa corsa, si iniziò a parlare circa un anno fa, quando tra un discorso e l’altro, Marco Trentin mi disse che sarebbe stato andarci e ovviamente la mia risposta fu: “Eh sì, sarebbe proprio fantastico”. Non passarono che pochi giorni che con grande sorpresa e felicità, arrivò da Trentin la conferma: “Nel 2016 la nostra squadra parteciperà alla Cape Epic”. Da lì iniziammo a programmare la nostra partecipazione e quando Marco qualche mese dopo decise di portare in Sudafrica 2 team e capii che voleva fare le cose seriamente.
Durante l’estate ci ragionammo su e mi permisi di dirgli che sarebbe servito un compagno forte e con le caratteristiche più simili alle mie possibili “…insomma Marco prendiamo Samuele Porro, è l’ideale…” Non è stato semplice, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo e portare nel nostro team il Campione Italiano Marathon in carica.
Definite le due coppie in gara, non restava che allenarci al meglio. Oltre alla preparazione invernale, per preparare questo importante evento a febbraio con il resto della squadra siamo stati in ritiro un mese in Messico, appena prima di partire per il continente africano.
Con l’emozione dei debuttanti e desiderosi di metterci alla prova, il 13 marzo ci siamo presentati al via della competizione, che tanto per farvi capire la fama a livello mondiale, viene definita “il Tour de France della mountain bike”. Partenza da Meerendal con un prologo di 26km. Io e Samuele partiamo bene, andiamo forte. Il mio compagno soffre un po’ e crede di andare in piano, ma lo rassicuro dicendogli che stiamo andando forte e difatti chiudiamo terzi. Sul podio già alla prima. Sorprendente e fantastico, ma soprattutto meritato.
Stage 1 – Tappa lunga e dura, ritmi alti e dopo poco tempo mi rendo conto che qualcosa nel mio fisico non va. Dal gluteo alla caviglia, fa male, sento tirare, sotto sforzo la gamba non gira bene e mi costringe a mollare. Negli ultimi km vado pure in crisi e mi rendo conto che sarà una sofferenza immane questa Cape Epic.
Stage 2 – Il problema fisico accusato il giorno precedente persiste, ma andiamo forte e stringo i denti. Il team B con Fabian Rabensteiner e Ivan Alvarez Gutierrez si rivela fondamentale. All’ultima discesa superiamo i leader vittime di foratura e ci ritroviamo secondi e terzi. Sembra un sogno, ce lo meritiamo…ma poco dopo, in mezzo a una nube di polvere sbaglio una curva ed esco di traiettoria. Mi rendo subito conto che non ne uscirò illeso e infatti BOOM, foratura…Ivan mi passa la ruota, noi finiamo terzi e il team B arriva più indietro salvando però la nostra classifica. Mi sono sentito davvero in colpa.
Stage 3 – Un altro giorno difficile, tappa lunga e ancora sofferenza a causa della mia sciatalgia, che ha reso questa giornata tra le più dure, ma nonostante tutto salviamo il salvabile.
Stage 4 – In programma una tappa non troppo lunga, dura il giusto e abbastanza tecnica. Partiamo forte, siamo sempre davanti e spendiamo poco. ci guardiamo ai -30km io e Samuele, ma non ci diciamo niente. Acceleriamo e stacchiamo tutti. Salita dopo salita prendiamo vantaggio, in discesa siamo velocissimi…20sec, 40sec,1minuto…il finale è veloce, ci voltiamo e non c’è nessuno dietro a noi. Nell’ultimo km mi sento invincibile, l’ego cresce. Imbocchiamo il rettilineo finale, guardo Samu e gli dico che è un CAMPIONE perché alla fine è quello che sentivo di essere pure io in quel preciso momento…!!! Passiamo il traguardo e troviamo il nostro meccanico Fabio che esplode di gioia, ma non vedo invece Marco…entriamo al parco chiuso ed eccolo lì, appoggiato alla transenna, quasi serio e mi rendo conto che stava male da quanto aveva sofferto seguendo il live sul tablet e penso che con quella tensione probabilmente ha rischiato l’infarto. Gli dò un pacca sulla spalla dicendogli che ora può godere finché vuole. Diciamo che l’ho apostrofato pure con una parola poco carina che è meglio non dire, ma sempre con affetto. Pazzesco, abbiamo vinto una tappa alla Cape Epic.Da debuttanti e primo team tutto italiano nella storia della competizione a esserci riuscito.
Stage 5 – Corriamo bene, nel finale ci facciamo aiutare da una coppia Centurion e lasciamo il podio, noi finiamo quarti, ma va bene cosi perché in certe gare è sempre bene avere amici e alleati. Il peggio arriva la sera quando purtroppo inizio a stare male. Sento febbre e cosi effettivamente è. Passo una notte d’inferno, dormo poco e soffro…ma c’è qualcun altro che ha sofferto con me, ovvero il meccanico, perché nella notte è piovuto pesantemente ed è entrata acqua nella sua tenda…meglio non entrare però nei particolari alla mattina pre partenza, non sarebbe bello!!!
Stage 6 – Al risveglio sto malissimo. Non mangio e vorrei rimanere a letto, ma non posso. Ho un podio da difendere. Partiamo e mi stacco subito al primo strappo. I miei compagni attorno che mi supportano e mi incitano. Prima ora di gara perdiamo 2’30” come previsto. Dopo 2 ore, poco più di 5’ e a fine gara dopo 3 ore e 20’ il ritardo è di 8’20”….tutto bene ai fini della classifica generale, ma sono stremato!!! GRAZIE COMPAGNI!!!
Stage 7 – Doveva essere facile sulla carta, ma io ancora sto male. La prima ora e mezza di gara si va a tutta, sembra un XC, ma non mollo e nel frattempo passano i km e mi accorgo sempre più che una squadra sta cercando in tutti i modi di aiutare i Cannondale per farci perdere il podio. Tutti consapevoli che io ho la febbre. Sì perché purtroppo l’invidia come si dice è una brutta bestia. Cercano di staccarmi in tutti i modi e quasi ci riescono a ogni salita. Poi ai meno 11 km si entra sul finale di quello che è stato il prologo e cedo di schianto. Mi sento vuoto, non ho più energie, non spingo. Ho la testa che mi esplode e dolori in ogni parte del corpo.
I dieci km più lunghi della mia vita. Perdiamo secondi, poi minuti. Samuele che mi spinge e mi incita, rimane calmo e mi dice continuamente che ce la facciamo, ma io vedo il podio svanire. Cerco di spingere, ma non riesco. Sento tutto bruciare. In salita non vado, in pianura nemmeno, in discesa sbaglio ogni curva e il vento soffia fortissimo a frenarmi ancora di più. Ultima salitella facile, eppure mi sembra di avere i freni che toccano. Stiamo naufragando. Samuele mi sprona e mi spinge, inizio a vederlo preoccupato e sofferente, ma io non ho più niente da dare. Lo guardo e lo vedo piangere dalla fatica perché praticamente pedalava per due, dopo 8 giorni di fatiche disumane. A quel punto mi scatta qualcosina dentro. Poca roba, ma che basta per portare quella Trek arancione all’arrivo e per quei 39 secondi rimaniamo sul podio della CAPE EPIC!!!
Non riesco a festeggiare, ma penso: ci siamo riusciti, tutti insieme, Team A e Team B e sottolineerei B solo sulla carta perché potevano essere tranquillamente un team di alta classifica, ma si sono sacrificati per noi e hanno comunque concluso nella top ten…Ivan, Fabian, siete stati fenomenali.
Marco Trentin, onnipresente, tuttofare e promotore di questa esperienza. E’ stata dura, lunga e faticosa, hai perso anni di vita di sicuro, ma ti puoi togliere tutti i sassolini dalla scarpe che vuoi ora, te lo meriti CAMPIONE…Perché alla fine non si è campioni perché si vince in bici o in qualsiasi altro sport…si può essere campioni nella vita, nell’animo e in tante altre cose e tu lo sei…ora godi amico mio, GODIIIII!!!!
Fabio Sartori, il nostro meccanico, che ha lavorato tutti i santi giorni come un matto, perché le bici in questa gara sono messe alla prova costantemente e vanno smontate e rimontate tutti le tappe. Quanto lavoro, quanta fatica anche per lui. Sei stato perfetto, mai sbagliato un colpo e se i problemi son stati pochi è anche grazie a te.
Poi c’è Christian Fill che ha curato le nostre gambe e le nostre schiene con le sue mani magiche. Aspetto da non sottovalutare alla Cape Epic, perché in quegli 8 giorni al tuo fisico e ai tuoi muscoli viene chiesto il 110%.
E poi tutte le persone a casa, tutto lo staff che lavora dietro le quinte e si fa un mazzo grande così. Ricordate sempre che siete FONDAMENTALI!!!! Un grazie ai tifosi, agli amici, alle famiglie e a tutti quelli che ci hanno spinto e supportato con il pensiero e con i messaggi.
Chiudo con gli SPONSOR, perché senza di loro tutto ciò non sarebbe mai stato possibile. Spero che i nostri risultati abbiano almeno un po’ ricambiato quanto fatto da voi in questi anni, anche perché sfido chiunque in poco più di 3 anni ad arrivare dove siamo arrivati noi!!!
GRAZIE TEAM TREK-SELLE SAN MARCO
Damiano Ferraro
Eccomi dunque a iniziare questo racconto, che spero vi appassioni e possa farvi rivivere questa eccitante avventura che ho avuto la fortuna di vivere nella mia carriera sportiva. Mi sembra giusto partire dalle premesse, perché una gara massacrante come la Cape Epic, si prepara da lontano.
Dell’idea di partecipare a questa corsa, si iniziò a parlare circa un anno fa, quando tra un discorso e l’altro, Marco Trentin mi disse che sarebbe stato andarci e ovviamente la mia risposta fu: “Eh sì, sarebbe proprio fantastico”. Non passarono che pochi giorni che con grande sorpresa e felicità, arrivò da Trentin la conferma: “Nel 2016 la nostra squadra parteciperà alla Cape Epic”. Da lì iniziammo a programmare la nostra partecipazione e quando Marco qualche mese dopo decise di portare in Sudafrica 2 team e capii che voleva fare le cose seriamente.
Durante l’estate ci ragionammo su e mi permisi di dirgli che sarebbe servito un compagno forte e con le caratteristiche più simili alle mie possibili “…insomma Marco prendiamo Samuele Porro, è l’ideale…” Non è stato semplice, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo e portare nel nostro team il Campione Italiano Marathon in carica.
Definite le due coppie in gara, non restava che allenarci al meglio. Oltre alla preparazione invernale, per preparare questo importante evento a febbraio con il resto della squadra siamo stati in ritiro un mese in Messico, appena prima di partire per il continente africano.
Con l’emozione dei debuttanti e desiderosi di metterci alla prova, il 13 marzo ci siamo presentati al via della competizione, che tanto per farvi capire la fama a livello mondiale, viene definita “il Tour de France della mountain bike”. Partenza da Meerendal con un prologo di 26km. Io e Samuele partiamo bene, andiamo forte. Il mio compagno soffre un po’ e crede di andare in piano, ma lo rassicuro dicendogli che stiamo andando forte e difatti chiudiamo terzi. Sul podio già alla prima. Sorprendente e fantastico, ma soprattutto meritato.
Stage 1 – Tappa lunga e dura, ritmi alti e dopo poco tempo mi rendo conto che qualcosa nel mio fisico non va. Dal gluteo alla caviglia, fa male, sento tirare, sotto sforzo la gamba non gira bene e mi costringe a mollare. Negli ultimi km vado pure in crisi e mi rendo conto che sarà una sofferenza immane questa Cape Epic.
Stage 2 – Il problema fisico accusato il giorno precedente persiste, ma andiamo forte e stringo i denti. Il team B con Fabian Rabensteiner e Ivan Alvarez Gutierrez si rivela fondamentale. All’ultima discesa superiamo i leader vittime di foratura e ci ritroviamo secondi e terzi. Sembra un sogno, ce lo meritiamo…ma poco dopo, in mezzo a una nube di polvere sbaglio una curva ed esco di traiettoria. Mi rendo subito conto che non ne uscirò illeso e infatti BOOM, foratura…Ivan mi passa la ruota, noi finiamo terzi e il team B arriva più indietro salvando però la nostra classifica. Mi sono sentito davvero in colpa.
Stage 3 – Un altro giorno difficile, tappa lunga e ancora sofferenza a causa della mia sciatalgia, che ha reso questa giornata tra le più dure, ma nonostante tutto salviamo il salvabile.
Stage 4 – In programma una tappa non troppo lunga, dura il giusto e abbastanza tecnica. Partiamo forte, siamo sempre davanti e spendiamo poco. ci guardiamo ai -30km io e Samuele, ma non ci diciamo niente. Acceleriamo e stacchiamo tutti. Salita dopo salita prendiamo vantaggio, in discesa siamo velocissimi…20sec, 40sec,1minuto…il finale è veloce, ci voltiamo e non c’è nessuno dietro a noi. Nell’ultimo km mi sento invincibile, l’ego cresce. Imbocchiamo il rettilineo finale, guardo Samu e gli dico che è un CAMPIONE perché alla fine è quello che sentivo di essere pure io in quel preciso momento…!!! Passiamo il traguardo e troviamo il nostro meccanico Fabio che esplode di gioia, ma non vedo invece Marco…entriamo al parco chiuso ed eccolo lì, appoggiato alla transenna, quasi serio e mi rendo conto che stava male da quanto aveva sofferto seguendo il live sul tablet e penso che con quella tensione probabilmente ha rischiato l’infarto. Gli dò un pacca sulla spalla dicendogli che ora può godere finché vuole. Diciamo che l’ho apostrofato pure con una parola poco carina che è meglio non dire, ma sempre con affetto. Pazzesco, abbiamo vinto una tappa alla Cape Epic.Da debuttanti e primo team tutto italiano nella storia della competizione a esserci riuscito.
Stage 5 – Corriamo bene, nel finale ci facciamo aiutare da una coppia Centurion e lasciamo il podio, noi finiamo quarti, ma va bene cosi perché in certe gare è sempre bene avere amici e alleati. Il peggio arriva la sera quando purtroppo inizio a stare male. Sento febbre e cosi effettivamente è. Passo una notte d’inferno, dormo poco e soffro…ma c’è qualcun altro che ha sofferto con me, ovvero il meccanico, perché nella notte è piovuto pesantemente ed è entrata acqua nella sua tenda…meglio non entrare però nei particolari alla mattina pre partenza, non sarebbe bello!!!
Stage 6 – Al risveglio sto malissimo. Non mangio e vorrei rimanere a letto, ma non posso. Ho un podio da difendere. Partiamo e mi stacco subito al primo strappo. I miei compagni attorno che mi supportano e mi incitano. Prima ora di gara perdiamo 2’30” come previsto. Dopo 2 ore, poco più di 5’ e a fine gara dopo 3 ore e 20’ il ritardo è di 8’20”….tutto bene ai fini della classifica generale, ma sono stremato!!! GRAZIE COMPAGNI!!!
Stage 7 – Doveva essere facile sulla carta, ma io ancora sto male. La prima ora e mezza di gara si va a tutta, sembra un XC, ma non mollo e nel frattempo passano i km e mi accorgo sempre più che una squadra sta cercando in tutti i modi di aiutare i Cannondale per farci perdere il podio. Tutti consapevoli che io ho la febbre. Sì perché purtroppo l’invidia come si dice è una brutta bestia. Cercano di staccarmi in tutti i modi e quasi ci riescono a ogni salita. Poi ai meno 11 km si entra sul finale di quello che è stato il prologo e cedo di schianto. Mi sento vuoto, non ho più energie, non spingo. Ho la testa che mi esplode e dolori in ogni parte del corpo.
I dieci km più lunghi della mia vita. Perdiamo secondi, poi minuti. Samuele che mi spinge e mi incita, rimane calmo e mi dice continuamente che ce la facciamo, ma io vedo il podio svanire. Cerco di spingere, ma non riesco. Sento tutto bruciare. In salita non vado, in pianura nemmeno, in discesa sbaglio ogni curva e il vento soffia fortissimo a frenarmi ancora di più. Ultima salitella facile, eppure mi sembra di avere i freni che toccano. Stiamo naufragando. Samuele mi sprona e mi spinge, inizio a vederlo preoccupato e sofferente, ma io non ho più niente da dare. Lo guardo e lo vedo piangere dalla fatica perché praticamente pedalava per due, dopo 8 giorni di fatiche disumane. A quel punto mi scatta qualcosina dentro. Poca roba, ma che basta per portare quella Trek arancione all’arrivo e per quei 39 secondi rimaniamo sul podio della CAPE EPIC!!!
Non riesco a festeggiare, ma penso: ci siamo riusciti, tutti insieme, Team A e Team B e sottolineerei B solo sulla carta perché potevano essere tranquillamente un team di alta classifica, ma si sono sacrificati per noi e hanno comunque concluso nella top ten…Ivan, Fabian, siete stati fenomenali.
Marco Trentin, onnipresente, tuttofare e promotore di questa esperienza. E’ stata dura, lunga e faticosa, hai perso anni di vita di sicuro, ma ti puoi togliere tutti i sassolini dalla scarpe che vuoi ora, te lo meriti CAMPIONE…Perché alla fine non si è campioni perché si vince in bici o in qualsiasi altro sport…si può essere campioni nella vita, nell’animo e in tante altre cose e tu lo sei…ora godi amico mio, GODIIIII!!!!
Fabio Sartori, il nostro meccanico, che ha lavorato tutti i santi giorni come un matto, perché le bici in questa gara sono messe alla prova costantemente e vanno smontate e rimontate tutti le tappe. Quanto lavoro, quanta fatica anche per lui. Sei stato perfetto, mai sbagliato un colpo e se i problemi son stati pochi è anche grazie a te.
Poi c’è Christian Fill che ha curato le nostre gambe e le nostre schiene con le sue mani magiche. Aspetto da non sottovalutare alla Cape Epic, perché in quegli 8 giorni al tuo fisico e ai tuoi muscoli viene chiesto il 110%.
E poi tutte le persone a casa, tutto lo staff che lavora dietro le quinte e si fa un mazzo grande così. Ricordate sempre che siete FONDAMENTALI!!!! Un grazie ai tifosi, agli amici, alle famiglie e a tutti quelli che ci hanno spinto e supportato con il pensiero e con i messaggi.
Chiudo con gli SPONSOR, perché senza di loro tutto ciò non sarebbe mai stato possibile. Spero che i nostri risultati abbiano almeno un po’ ricambiato quanto fatto da voi in questi anni, anche perché sfido chiunque in poco più di 3 anni ad arrivare dove siamo arrivati noi!!!
GRAZIE TEAM TREK-SELLE SAN MARCO
Damiano Ferraro