Frode tecnologica al Mondiale di ciclocross

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Non c’entra niente con la mountain bike, ma pubblichiamo lo stesso questo comunicato concernente il primo caso di frode tecnologica ufficialmente denunciato in occasione dei mondiali di ciclocross di ieri, in cui sulla bici di una atleta sembra sia stata scoperta la presenza di un motore elettrico:

[su_label]Comunicato stampa[/su_label]

“L’Unione Ciclistica Internazionale conferma che in virtù del Regolamento UCI concernente la frode tecnologica, una bicicletta è stata conservata per esami più approfonditi in seguito ai controlli effettuati dopo la gara Donne Under 23 nei Campionati del Mondo Ciclocross Uci 2016. Ciò non riguarda nessuna delle concorrenti del podio. Ulteriori precisazioni saranno date a tempo debito”.

Con questo comunicato l’UCI ha denunciato ufficialmente il primo caso di frode tecnologica in un mondiale di ciclismo. Gli ispettori sono intervenuti sulla bicicletta di una ragazza under 23. La bicicletta è stata sequestrata.

Sarebbe coinvolta la 19enne Femke Van Den Driessche campionessa europea lo scorso 7 novembre. Le sanzioni prevedono l’esclusione dall’ordine d’arrivo, la squalifica per un periodo minimo di 6 mesi, una multa dai 19.265 ai 192.230 euro. Sanzione pecuniaria più dura per i team: da 96.135 a 963.160 euro, un milione di franchi svizzeri.

 

Wilier Triestina, partner tecnico dell’atleta, prende le distanze da questo caso, diffondendo il seguente comunicato stampa:

[su_label]Comunicato stampa[/su_label]

Giunge come un fulmine a ciel sereno la notizia di frode tecnologica che vede coinvolta l’atleta Femke Van Den Driessche del team Team Kleur Op Maat.

Cariche di rammarico le parole dell’Amministratore delegato Andrea Gastaldello:

“Siamo letteralmente esterrefatti, in qualità di principale partner tecnico, ci sembra doveroso prendere le distanze da questo gesto assolutamente in contrasto con i valori fondanti della nostra azienda, nonché con i principi alla base di ogni competizione sportiva. Davvero inaccettabile che in queste ore l’immagine delle nostre bici stia facendo il giro dei media internazionali a causa di questo spiacevole fatto. Lavoriamo quotidianamente per diffondere nel mondo la qualità dei nostri prodotti e sapere che una bici Wilier Triestina viene meschinamente manomessa ci rattrista molto. La nostra società si riserva infatti di intraprendere azioni legali contro l’atleta e gli eventuali responsabili di questa gravissima vicenda, al fine di salvaguardare il buon nome e l’immagine dell’azienda, contraddistinta da professionalità e serietà in 110 anni di storia”.