Una guida di itinerari in MTB vecchia di 15 anni: la sfoglio e trovo interessanti spunti per un itinerario nell’alto Verbano, attorno al Monte Carza, dove ero già stato lo scorso anno. La novità è la partenza da Cannobio, con una discesa che sulla carta dovrebbe essere molto appetibile: in realtà il tempo passa e quel vecchio sentiero alle porte di Cannobio purtroppo di fatto non esiste quasi più, segni dell’incuria e della mancata manutenzione. Peccato, la zona meriterebbe una maggiore valorizzazione, e penso a quanto è stato fatto sul lago di Garda per valorizzare la mountain bike.

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Cannobio è terra di confine: te ne accorgi dalle targhe delle macchine circolanti, le sigle “CH” e “D” la fanno da padrone. Del resto è risaputo che l’alto Verbano è terra di vacanza amata dai tedeschi, molti dei quali hanno addirittura comprato o ristrutturato casa da queste parti: domenica poi è giorno di mercato e c’è una confusione indescrivibile, è praticamente impossibile trovare un parcheggio. Poco male, si parte qualche chilometro prima per fare un po’ di riscaldamento lungo la litoranea: la giornata è discreta, ma le velature tardano a dissolversi come prometteva invece meteo suisse che recitava “in giornata ingresso del vento da nord”. La gita inizia all’ingresso di Cannobio (provenendo da Cannero), nei pressi del monumento ai caduti e di un piccolo parcheggio: una stretta stradina asfaltata e seminascosta sale verso la frazione di Solivo, fiancheggiando belle case con superba vista sul lago. La prima rampa è da cardiopalma, poi fortunatamente la salita si fa meno impegnativa e consente di godere dello splendido panorama.

Nei pressi di un bivio ben segnalato si abbandona l’asfalto e si seguono le indicazioni per Viggiona: ora si affronta un bellissimo tratto lastricato nel bosco, vera opera d’arte, e si sale alla volta della frazione di Molineggi mt 454: il borgo sino a poco tempo fa era disabitato ed ora invece le case sono tutte ben ristrutturate ed abitate, indovinate un po’ da chi? Ma dagli amici tedeschi, è chiaro! Loro sì che sanno valorizzare i vecchi borghi abbandonati.

Comunque la località è veramente incantevole, una vera oasi di pace con vista lago: anche il vecchio mulino a fianco del torrente è stato riadattato e sfoggia una nuova e sgargiante veste di colore giallo ocra.

Proseguiamo il nostro cammino, inesorablimente e in gran parte… a spinta! Già, da qui sino a Viggiona si pedala poco, causa le pendenze ed il fondo dissestato della mulattiera (è un peccato che non venga più mantenuta). Sono circa 150 metri a spinta, che si fanno sentire grazie anche al gran caldo.

Dopo aver spillato ettolitri di sudore si arriva alle porte di Viggiona, nei pressi del cimitero: si attraversano le belle viuzze selciate e ci si congiunge alla strada provinciale che sale da Cannero: la seguiremo sino a Cheglio, dopodichè deviamo a destra alla volta di Colle.

Salita ben nota e decisamente arcigna che concede ben poche pause: però l’ambiente è suggestivo, siamo fiancheggiati da splendidi boschi che timidamente stanno per mettere il mantello autunnale multicolore. Quando le pendenze si fanno più miti è tempo di voltare a destra, un bivio ben segnalato reca le indicazioni per il Monte Carza: finalmente siamo su un ampio sterrato che guadagna le pendici del monte aggirandolo dal suo lato ovest.

Si pedala sino alla Bocchetta di Carza, poi si spinge per poche decine di metri raggiungendo infine in sella la vetta del Monte Carza mt 1116.

Durante la gita dello scorso autunno la nebbia impediva qualsiasi visuale: oggi siamo più fortunati, anche se il panorama non è proprio quello tipico delle terse giornate autunnali. La discesa verso Viggiona ricalca quella già percorsa: è molto divertente ed anche piuttosto semplice, salvo il primo tratto un po’ scavato.

Da rimarcare la presenza lungo il sentiero di moltissimi rami e tronchi spezzati, pronti ad infilarsi in mezzo ai raggi con effetti devastanti, la qual cosa richiede molta attenzione ed obbliga purtroppo a moderare la velocità: il sentiero sbuca proprio nei pressi della chiesa di Viggiona, da qui si ripercorre a ritroso un tratto della mulattiera per Molineggi sino ad un bivio ben segnalato sulla sinistra che reca le indicazioni per Acque Minerali-Masarecci-Cannobio. Ora si affronta un tratto molto estenuante e per nulla divertente, un continuo saliscendi che obbliga spesso a scendere dalla bici per superare alcuni tratti impervi: l’ambiente boschivo per contro è molto bello e selvaggio, la traccia è molto flebile e ci si trova anche a dover scavalcare grossi tronchi caduti.

Con non poca fatica si raggiunge il bivio con il sentiero che scende da Pra Redond e dalla Bocchetta di Carza (probabilmente è molto più remunerativa questa discesa, me ne ricorderò la prossima volta che capito da queste parti): ora finalmente si scende davvero, ed il sentiero è un concentrato di difficoltà via via crescenti, ciononostante è molto divertente. Si supera il bivio per la sorgente Acque Minerali e si continua la discesa sino ad incontrare una strada sterrata: la si ignora prestando attenzione a non perdere le tracce del sentiero che continua a scendere nel bosco alternando tratti scorrevoli ad altri decisamente più tecnici. L’ultima parte, ormai alle porte di Cannobio, è decisamente impegnativa: si percorre un vecchio sentiero selciato e fiancheggiato da muri a secco, purtroppo in forte degrado ed ingombro di sassi trasportati dal vicino torrente. Con le braccia doloranti e dopo aver rischiato qualche cappottone si sbuca sulla statale della Cannobina, a poche centinaia di metri dal punto di partenza.

Testo e foto di Fabrizio Godio