Missione esplorativa odierna: traversata del Moncucco con discesa a Bei, Val Bognanco, tutta da scoprire. C’è un po’ di tutto, salita ripida, portage, discesa spassosa, ricerca di un sentiero che non c’è, o forse c’era….
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E’ finalmente estate: te ne accorgi subito quando cominci a pedalare e a sudare copiosamente alle 9 del mattino, anche se ho il sospetto che il sudore sia dovuto più alle bastardissime pendenze della salita asfaltata che sale a Tappia da Villadossola. Che salitina ragazzi!! Di quelle da togliere veramente il fiato, specie se affrontata a gambe non ancora perfettamente rodate…
Oggi sarà il primo vero “tour” esplorativo della stagione, e di conseguenza me la prendo comoda, non sapendo cosa mi aspetta. Tappia, antica frazione la cui chiesa è ben visibile dalla piana ossolana, è un piccolo gioiello che vale la pena visitare, con le baite sapientemente ristrutturate e ancora abitate. Sino a qui è asfalto, che finisce appena sopra la chiesa per lasciare il posto ad una bella strada consortile a fondo naturale, chiusa da una sbarra, che risale con ripide rampe le pendici del Moncucco toccando prima la frazione abbandonata di Orzalina ed entrando poi in una magnifica faggeta che porta all’alpeggio di Corte dei Raffi q 1380 (quest’ultima parte di strada è di recente costruzione e molte carte non la indicano).
Corte dei Raffi è un bel posto: poche baite raccolte attorno al piccolo fornale, una magnifica veduta verso il fondo valle e le verdi montagne valgrandine. Vale la pena fare una sosta, anche perché da qui comincia il bello… Dobbiamo infatti risalire per circa 250 metri verso Casalavera: il sentiero con le indicazioni Moncucco sale dietro alle baite, pochi minuti e troviamo un altro bivio per Casalavera dove prendiamo a destra, lungo una traccia ben marcata che alterna tratti più ripidi di spallaggio ad altri a mezzacosta in cui si accompagna agevolmente la bici al fianco.
Con un ultimo tratto quasi pianeggiante siamo infine in vista delle baite e prati di Casalavera q 1608. Il luogo, per chi frequenta abitualmente Domobianca in inverno, non ha certo bisogno di presentazioni: da qui parte infatti l’ultimo troncone di seggiovia che porta al Moncucco. Certo è che in estate fa una certa impressione vedere le piste da sci prive del loro manto bianco, e la cosa sinceramente non ha un impatto visivo gradevole.
Le fatiche sono quasi finite – o almeno così credevo – e dunque un meritato riposo è doveroso prima di iniziare la discesa: nei pressi del laghetto delle Rane troviamo un bivio con tre strade sterrate, bisogna imboccare quella centrale più ripida in discesa, percorrerla per poche centinaia di metri e appena prima di lambire la pista da sci seguire a destra il sentierino nel bosco con i cartelli “SkiAlp”: per chi fa scialpinismo d’inverno non è altro che la pista battuta che viene usata appunto per risalire il Moncucco.
Beh, d’estate in discesa con la bici è veramente uno spettacolo, un sentierino scorrevole nel bosco che cala a valle con facili tornantini. Peccato duri poco, perché in un attimo siamo a Foppiano alla stazione intermedia della seggiovia.
Ancora un tratto di discesa sulle piste e si giunge alla bella chiesetta di San Bernardo, raccolta nel bosco: da qui teoricamente dovrebbe iniziare il sentiero D5 per Bei, in realtà non vi è nessun cartello indicatore e una esile traccia nel bosco non mi convince. Scendo ancora per un tratto lungo una scorciatoia che dopo poco si innesta sulla strada asfaltata che sale a Foppiano.
Finalmente trovo il cartello segnavia CAI con le indicazioni per Bei-Torno: è il famigerato D5 che è riportato sulla carta Itinera e che ieri avevo fortunatamente tracciato sul mio GPS, difatti dopo pochi metri mi ritrovo perfettamente allineato alla traccia del mio GPS. Il sentiero è evidentemente poco o nulla frequentato: si snoda a mezzacosta con percorso estenuante, un po’ si sale e un po’ si scende, si pedala poco, con un occhio ai pochi bolli di vernice gialla sugli alberi e l’altro a terra per evitare di scivolare lungo i ripidi pendii ricoperti di foglie scivolose, ma siccome sono testardo proseguo nella mia missione di arrivare a Bei.
Ad un certo punto il sentiero si perde in una distesa di ontanelli, i segni di vernice sugli alberi si confondono e se non avessi il GPS probabilmente starei ancora vagando per i boschi del Moncucco… Fortunatamente riesco ad uscire dalla giungla e ad arrivare alle baite di Casale, dove un cartello indica il bivio per Torcelli: ora il sentiero è ben più evidente ed anche molto bello e divertente, finalmente in discesa! Con qualche peripezia, incrociando per un breve tratto una pista forestale, si arriva ai prati di Bei, ma non sono certo di esserci arrivato dal sentiero giusto, sono talmente stanco da essere in stato semiconfusionale.
Bei è un posto fantastico fuori dal tempo, il giusto premio dopo tanta sofferenza: la tranquillità regna sovrana tra le belle baite. Trovo una coppia di abitanti del luogo a cui racconto da dove sono arrivato e che mi confermano il fatto che quel sentiero è ormai completamente abbandonato! Sarei dovuto partire, anziché da Foppiano, da molto più in alto, nei pressi di Torcelli, come mi spiegano fanno normalmente tanti biker locali… A saperlo!
Ora non mi resta che scendere a valle, su consiglio dei simpatici signori mi dirigo alla volta di San Marco, affrontando un bel sentiero, piuttosto tecnico ed umido, che giunge appunto in località San Marco, da cui si guadagna in breve la strada provinciale della Val Bognanco. Con pochi colpi di pedale e sfruttando la forza di gravità arrivo in breve a Domodossola, a conclusione di un giro molto faticoso: rimane l’amaro in bocca per l’errore di percorso, a dimostrazione che a volte l’esplorazione paga ed altre no.
A parte le vicissitudini del sentiero D5, il giro è molto bello e vario, fisicamente impegnativo: sicuramente da consigliare a biker motivati capaci di muoversi in autonomia su terreno montano. Siete avvisati…
Testo e foto di Fabrizio Godio