2000 metri: può un semplice numero essere così significativo? Nel mio caso sì: è la “quota benessere” per il mio corpo e soprattutto per il mio spirito, è l’aria sottile che entra nei polmoni affaticati dalla salita, è l’odore della resina dei pini scaldata dal sole finalmente estivo. Ma soprattutto è quell’essere “in alto” a godere di ampi spazi aperti e di quel senso di libertà che la bici mi dona.

Eccomi ancora una volta in Alta Valle di Susa, ad inaugurare la stagione delle grandi gite estive, che speriamo sia lunga e foriera di soddisfazioni. A questi luoghi e montagne sono troppo affezionato: qui ho cominciato ad andare in mountain bike, percorrendo i grandi itinerari alpini: Sommeiller, Jafferau, Assietta, montagne che si lasciano domare facilmente grazie alla capillare rete di strade e di sentieri di chiara origine militare. Ora la mia novella vocazione enduristica mi porta a scoprire qualche variante di discesa più tecnica. In quota è presente ancora parecchia neve, per cui la scelta di oggi è caduta sul sentiero UA del forte Foens, la cui esposizione a sud dovrebbe garantirne la piena percorribilità.

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Si parte da Oulx, dove svariate sono le possibilità di parcheggio, e si prosegue in direzione di Bardonecchia seguendo la sterrata (pista da fondo in inverno) che corre a fianco della linea ferroviaria del Fréjus, passando sotto ai piloni dell’autostrada e sbucando in prossimità di Savoulx sulla Statale.

Alla periferia di Savoulx si prende in ripida salita Via La Roche, che dopo poche centinaia di metri diventa sterrata ed inizia a risalire i contrafforti meridionali dello Jafferau: è una lunga salita che ci aspetta e che dopo il primo ripido tratto diventa via via più abbordabile, grazie ai numerosi tornanti disegnati sul fianco della montagna. L’esposizione a sud si fa sentire nelle giornate di gran caldo come quella di oggi, ma non mancano i tratti in ombra, grazie alla bella foresta di pini che si attraversa.

Belle le vedute sulle cime ancora abbondantemente innevate della Punta Clotesse e della Grande Hoche: senza grosse difficoltà si giunge alla borgata La Roche q. 1890, in bellissima posizione panoramica (fontana e chiesetta alpina). Ora le fatiche cominciano a farsi sentire, perché le pendenze tutt’a un tratto si impennano: superata la Bergerie La Roche q. 2100, una terribile rampa ci mette a dura prova, ma grazie al buon fondo si riesce a superarla indenni giungendo infine ad un tratto più rilassante che precede il bivio con la strada militare dello Jafferau q 2220.

Il nostro itinerario prevede di girare a destra verso il Colletto Pramand, ma vale la pena una piccola deviazione (cira 1,5 km pianeggianti) nel senso opposto per visitare le rovine del Forte Foens, luogo ideale per una sosta.

Ritornati sui propri passi si ritorna al bivio appena lasciato e si prosegue con andamento sempre pianeggiante in direzione est, lungo la strada militare che porterebbe in cima al Monte Jafferau. Noi però raggiunta la quota 2317 lasciamo il bivio a sinistra per il Col Basset e iniziamo la facile discesa verso valle, che ci porta in direzione del Monte Seguret: nei pressi di un tornante a sinistra q 2200 un cartello ligneo indica l’inizio del sentiero UA per Oulx.

Una breve sosta per indossare casco e protezioni ed inizia il bello: diciamo subito che il sentiero non è per tutti e richiede ottime doti di guida per essere affrontato, oltreché ovviamente di un mezzo meccanico adeguato (scordatevi il frontino). Il primissimo tratto è facile e porta ad un colletto da cui si ha una splendida vista sulle inquietanti grotte del Seguret.

A seguire cominciano le difficoltà, tutte concentrate nella parte centrale dove il sentiero si presenta con un fondo molto scavato dall’azione dell’acqua: occorre molta prudenza e in alcuni tratti non esito a scendere di sella, inutile rischiare inutilmente. Il flow qui non è di casa e non ci si può distrarre nemmeno un secondo, tante sono le insidie nascoste ad ogni angolo.

Si piomba a valle nei pressi della borgata Baume, alle porte di Oulx: i freni sono roventi e le sospensioni messe a dura prova, però la soddisfazione di aver affrontato uno dei trail più tecnici della zona è davvero tanta.

Testo e foto di Fabrizio Godio