Nel corso dell’interrogazione a risposta immediata (question time) avvenuta ieri pomeriggio alla Camera dei Deputati, il vicepresidente del Consiglio, nonché Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha illustrato i principali provvedimenti contenuti nel disegno di legge sulla sicurezza stradale, che entro fine giugno sarà discusso in Parlamento.
Tra gli altri argomenti Salvini ne ha introdotto anche uno che coinvolge la vasta collettività dei ciclisti, annunciando l’obbligatorietà di casco, assicurazione, frecce e targa per biciclette e monopattini. L’obiettivo sarebbe quello di incrementare la sicurezza stradale grazie all’aggiunta di nuove regole.
Una proposta che ha suscitato una forte reazione, non solo da parte di chi utilizza la bicicletta, ma anche da parte di ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo, Motociclo, Accessori): “Si tratta – spiegano da Ancma – di misure che non vanno nella direzione di ottenere maggiore sicurezza, per la quale serve un impegno strutturale ed educativo a tutela di chi utilizza la bicicletta, che è un utente debole della strada“.
Già lo scorso marzo l’associazione aveva inviato una lettera dettagliata al ministro competente, con la quale veniva sottolineato il valore del comparto ciclo, che in Italia genera un volume d’affari di oltre 3,2 miliardi di euro, evidenziando anche che l’Italia sarebbe l’unico Paese in Europa ad introdurre questi obblighi.
Di targare le biciclette se ne parla effettivamente da anni. Per gli utenti della bicicletta questa novità sarebbe un costo indebito. Ma siamo sicuri che questi obblighi servono veramente ad aumentare la sicurezza? E se invece servisse una maggiore responsabilità, non solo da parte dei ciclisti ma anche da parte degli automobilisti e, in alcuni casi, dei pedoni?