Regno di laghi e del granito il Grimsel: difficilmente il secondo si sposa con la mountain bike, però era scontato provarci, con risultati tutto sommato più che lusinghieri. Le dure sezioni di portage nulla tolgono ad un itinerario spettacolare in una delle zone più belle e scenografiche delle Alpi, al cospetto dei grandi ghiacciai e dei colossi dell’Oberland.

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Diciamolo subito, in vetta al Sidelhorn non ci sono andato… Però il titolo della gita era scontato fosse quello, se non altro per le intenzioni! Siamo dunque nell’alta valle del Goms, nei pressi del Grimsel Pass. Vecchia conoscenza, intendiamoci, però l’idea di fare un giro da queste parti in mountain bike frullava da parecchio nella capoccia. E a dire il vero un primo tentativo l’avevo già anche abbozzato un giugno di tre o quattro anni fa, abortito per la troppa neve ancora presente in quota (ero a malapena riuscito ad arrivare al Grimsel Pass, faticando non poco). Guardando le carte l’occhio è cascato su una cima, il Sidelhorn, che poteva essere un buon punto di arrivo per una gita dai connotati altamente panoramici: i dubbi sulla ciclabilità del possibile percorso erano molti.
Messa a punto a tavolino la traccia della gita bisognava solo aspettare la giornata giusta sotto l’aspetto meteo: settembre è il periodo ideale, poca gente in giro (la zona è turisticamente molto frequentata) e giornate luminose. Oggi è una giornata meteorologicamente perfetta, per cui si parte.

Da Oberwald (possibilità di parcheggio nei pressi della stazione ferroviaria, terminal di imbarco per le navette del Furka) si percorre per qualche chilometro la strada asfaltata in direzione di Gletsch, sino alla località Rhonequelle (ristorante): qui nei pressi del tornante si lascia l’asfalto per imboccare una bella strada forestale che sale placida nel bosco con pendenze ideali, mai eccessive. Solo all’uscita dal bosco troviamo qualche tratto più impegnativo, in compenso gli scorci panoramici sulla valle del Goms si fanno davvero interessanti.

Giunti nei pressi di Nassbode q 2158 la cuspide triangolare del Sidelhorn fa capolino: la aggireremo dal versante nord, ora ci aspetta un tratto di sentiero piuttosto tormentato che con numerosi saliscendi rimonta una protuberanza rocciosa dalla quale si domina la conca del Grimsel Pass, occupata dal grande lago Toten See.

In discesa, attraversando curiose formazioni rocciose, segno evidente di antiche erosioni glaciali, raggiungiamo il Grimsel Pass q 2170: nonostante la stagione turistica volga al termine il passo è molto affollato, ma la cosa non ci tocca per  nulla poiché sbuchiamo sull’asfalto proprio all’imbocco della strada per l’Oberaar See, regolata da un semaforo (che i ciclisti possono comunque ignorare).

Credo che questa stradina asfaltata, costruita come strada di servizio per la diga dell’Oberaar, sia una delle “scenic highway” più suggestive delle Alpi: sotto di noi incombe il grosso bacino artificiale del Grimsel See dai colori incredibili, e man mano che si procede ecco che cominciano a delinearsi i giganti dell’Oberland e la lingua del ghiacciaio Unteraar. Si rimane a bocca aperta per la maestosità del panorama!

Il mio consiglio, se non siete mai stati da queste parti, è quello di percorrere interamente la strada sino a raggiungere in discesa la diga dell’Oberaar: ne vale la pena. Altrimenti il nostro itinerario prevede di lasciare la strada per l’Oberaar a q 2300 ca in corrispondenza di un bivio ben segnalato da cui si stacca una strada sterrata che risale in direzione della OberaarHutte che però lasceremo ben presto per imboccare sulla sinistra la deviazione che ci consente di raggiungere il piccolo bacino del Triebten See q 2365.

Da qui in avanti la ciclabilità si riduce drasticamente ad alcuni brevi tratti: ci aspettano circa 300 metri di portage, duri ma in un ambiente naturale semplicemente fantastico che ci fa dimenticare la fatica fisica. Dopo aver oltrepassato un piccolo edificio a q. 2600 ca si affronta un ultimo tratto di sentiero, disegnato tra gli enormi blocchi granitici, che porta al colletto Triebtenseelicke q. 2660.

Siamo a meno di cento metri dalla vetta dal Sidelhorn, ma quella che si vede dal colletto è in realtà un anticima, la vera vetta è più a nord: scarto decisamente l’ipotesi di portare la bici sin lassù, sarebbe una forzatura francamente esagerata in quanto è impossibile percorrere anche un solo metro in sella, sia in salita che in discesa.

Quindi se volete raggiungere la cima il consiglio è quello di lasciare la bici al colletto ed eventualmente salire a piedi il sentiero escursionistico che aggira l’anticima dal versante sud, per grossi blocchi granitici (la via di cresta che passa dall’anticima presenta invece difficoltà decisamente maggiori). 

Per oggi sono soddisfatto, la cima la riserverò per un’altra volta, magari in assetto scialpinistico… Così, dopo una lunga pausa al colletto, favorita da un sole ancora decisamente estivo che invoglia ad oziare cullati da un panorama tra i più belli delle Alpi, ha inizio la discesa sul versante sud verso Nassbode.

Si supera un nevaio (che presumo resisterà sino al prossimo inverno vista la consistenza) e si scende per un centinaio di metri a piedi una ripida pietraia. In seguito la ciclabilità migliora, ma rimane comunque una discesa molto tecnica e discontinua che richiede ottime capacità: se devo esprimere una percentuale di ciclabilità riferita alle mie doti di scarso discesista, direi attorno al 50%.

Giunti presso lo stallone di Nassbode si percorre a ritroso un breve tratto della sterrata percorsa in salita, sino ad una palina segnaletica che decreta l’inizio del sentiero per Oberwald. E qui comincia il divertimento, la discesa è molto bella e varia, alternando tratti tecnici mai estremi (sentiero lastricato), brevi tratti di pista forestale ed infine una bellissima e non banale sezione nel bosco su di un single trail di grande soddisfazione, che porta direttamente ad attraversare la vecchia linea ferrata a cremagliera del Furka, alle porte di Oberwald.

Al termine di una lunga giornata durata quasi sette ore posso dire che si è trattato di una gita di assoluto valore: un po’ di delusione per la ciclabilità che si è dimostrata inferiore al previsto e per il mancato raggiungimento della vetta, ma sicuramente per l’ambiente ed il panorama si è trattato di una delle più belle cavalcate mai affrontate in sella.

Testo e foto di Fabrizio Godio