Quello dell’impermeabilità è da sempre uno degli argomenti più rilevanti quando si parla di equipaggiamento per lo sport outdoor. Anche nel mondo della mountain bike non è certo meno importante. Si nota però una certa confusione riguardo alle diverse terminologie e alle caratteristiche dei tessuti che troviamo nei nostri indumenti.

Tutto parte dall’impermeabilità: quando si pratica sport outdoor, è fondamentale rimanere sempre asciutti. Non c’è sensazione peggiore di sentirsi bagnati e infreddoliti fino alle ossa, situazione che spesso ci costringere a terminare la nostra pedalata prima di quanto vorremmo.

Di per sé, la tenuta stagna di un indumento non è difficile da ottenere: basta rivestirlo di un qualsiasi tessuto plastico e si può essere sicuri che nemmeno la pioggia più intensa riuscirà a penetrarlo. Questa soluzione, spesso praticata in passato – prima dell’avvento di moderne tecnologie di waterproofing – presenta però un notevole limite legato alla assoluta mancanza di traspirabilità.

Le conseguenze sono ugualmente spiacevoli. Il sudore provocato dall’attività fisica, non potendo sfuggire da nessuna parte, perde la sua funzione di termoregolazione, facendoci sentire ancora più accaldati. Per contro, tutta questa acqua si accumula e impregna i nostri vestiti dall’interno, finendo per farci sentire ugualmente bagnati. Di conseguenza, sentiamo un freddo improvviso appena ci fermiamo, con buona pace del nostro comfort. 

Questa necessità di avere indumenti impermeabili e traspiranti è alla base della costante ricerca di materiali tecnici e nuove tecnologie da applicare al mondo dell’outdoor. Qui di seguito riassumiamo le tre soluzioni più diffuse al momento: il DWR, il 2L e il 3L.

Il DWR (Durable Water Repellent)

Il DWR è un trattamento idrorepellente a lunga durata a cui si sottopongono vari tipi di tessuto, largamente usato in tutti i campi dell’outdoor. Vediamolo meglio.
Innanzitutto, è un trattamento, non è un materiale. Si tratta di un polimero ultrasottile che si applica all’esterno di giacche, guanti, pantaloni ma anche zaini e tende da campeggio. È così diffuso perché è pratico, poco costoso ed estremamente facile da utilizzare. Inoltre, non compromette le caratteristiche di elasticità e traspirabilità del tessuto a cui viene accostato. Fox Racing, ad esempio, lo usa per completare la tenuta di quasi tutte le giacche e tutti i pantaloni ma anche di diversi shorts. 

Bisogna però fare attenzione ad una cosa: il DWR non è un trattamento impermeabile, è solamente idrorepellente. Ovvero, agisce sulla tensione delle fibre del tessuto, evitando semplicemente che si impregnino d’acqua. In inglese si dice che è water-resistant, e non waterproof. L’acqua che incontra il DWR si accumula in gocce (anche dette perle) che scivolano via grazie alla forza di gravità.

Il DWR quindi, sebbene molto funzionale, non ha le stesse caratteristiche di performance di un tessuto 2L o 3L. Inoltre, purtroppo, non è permanente. L’uso prolungato di un capo, lo sfregamento, l’usura e anche il suo lavaggio (soprattutto con detersivi!) finiscono per rovinare il DWR, causando la progressiva perdita di idrorepellenza nel corso del tempo.
Proprio per questo motivo, la ricerca di materiali più performanti ha portato alla diffusione dei tessuti 2L. 

Il 2L e il 2.5L

In origine c’era il 2L. I tessuti di questo tipo esistono già da svariati anni e sono caratterizzati da due strati (2L sta infatti per “2 layers”, e non “2 litri”): quello esterno, generalmente un materiale sintetico come il poliestere, accoppiato ad una membrana traspirante e impermeabile. Lo strato esterno, che ha la funzione di essere visivamente bello e proteggere la membrana, è completato dal DWR che svolge il compito di formare una prima barriera contro l’umidità.

Ma è proprio la membrana la parte più importante dell’indumento. La sua peculiarità è la presenza di microscopici fori, troppo piccoli perché le gocce d’acqua riescano a penetrare, ma abbastanza grandi per rilasciare il vapore acqueo prodotto dal nostro corpo durante la sudorazione, dato che la molecola di vapore acqueo ha dimensioni inferiori rispetto a quella dell’acqua in forma liquida.

La membrana impermeabile e traspirante è ormai un attributo fondamentale dei capi da sci e snowboard, dove il contatto con l’acqua è certo e bisogna fornire una protezione contro le infiltrazioni, ma allo stesso tempo permettere una perfetta traspirazione vista l’intensità dell’attività fisica. In questi sport il tessuto esterno 2L viene poi accoppiato con imbottiture per l’isolamento termico. 
Il 2.5L è un’evoluzione più recente del 2L, utilizzato per lo più in sport che non richiedono protezione dal freddo intenso, studiati soprattutto per l’uso estivo. Si trova infatti negli indumenti antipioggia da trekking e da mountain bike. A differenza del 2L, presenta una sorta di fodera interna super-sottile stampata direttamente sulla membrana. Questa fodera, praticamente invisibile, aumenta la durabilità della membrana proteggendola dall’interno.

I vantaggi rispetto al 2L sono principalmente due: senza imbottitura il capo risulta molto più leggero e meno voluminoso, e quindi più facile da trasportare. E, contrariamente al DWR, 2L e 2.5L non perdono mai le loro caratteristiche di impermeabilità. Potenzialmente, una giacca 2.5L conserva le sue caratteristiche tecniche di impermeabilità per tutta la vita (al netto di strappi e abrasioni). Per assurdo, il rischio maggiore è che la membrana perda a lungo andare una parte delle sue caratteristiche di traspirabilità a causa dell’occlusione dei fori da parte di sporco e/o molecole di detersivo.

Un esempio di giacca che usa la tecnologia 2.5L è la Fox Ranger 2.5L Water: la membrana utilizzata ha un grado di impermeabilizzazione di 10 mila colonne d’acqua (cioè a 10.000mm, ovvero la pressione che può gravare sul tessuto prima che questo faccia passare l’acqua). Allo stesso momento, possiede una traspirabilità di 3000g/m2/24h (spesso indicato solo come g/m2), ovvero la quantità di vapore acqueo che riesce a rilasciare nel corso di 24 ore.

Il 3L

Il 3L è molto più simile al 2.5L che al 2L. Anzi, le differenze si assottigliano notevolmente. La differenza principale è nello strato interno, che nei 3L è una fodera vera e propria che dona maggiore comfort a contatto con la pelle e maggiore resistenza al capo.

I tre livelli di cui è composto sono quindi uno strato esterno sintetico e trattato con DWR, una membrana, impermeabile e traspirante, e una fodera interna, che può essere più o meno sottile. I tre materiali sono saldati insieme, processo che riduce lo sfregamento tra di essi.

Il processo di costruzione del 3L richiede materiali più pregiati ed ancora più durevoli rispetto al 2.5L, ed ecco perché questa tipologia di capi è generalmente più cara. L’uso della fodera, inoltre, presenta un ulteriore punto a favore: questa è studiata per asciugare immediatamente il sudore e convogliarlo verso l’esterno, replicando quella che sarebbe la normale termoregolazione del corpo in assenza di impedimenti. La fodera fornisce anche un effetto aggiuntivo di isolamento termico, più o meno intenso a seconda dello spessore della fodera. Il tessuto 3L è però più spesso del 2.5. Pertanto i capi, sebbene rimangono dei “gusci” senza una vera e propria imbottitura, sono in genere un poco più voluminosi.

Il 3L è più resistente del 2.5L, ma non significa che sia indistruttibile. Soprattutto nella mountain bike, in cui le cadute sono frequenti, è alto il rischio di strappare una giacca e rovinarne le capacità di waterproofing. Ecco perché si è soliti rinforzare le zone strategiche con altri materiali come il Cordura®, come fa Fox con la giacca Defend 3L o il pantalone Defend 3L.

Le caratteristiche tecniche dell’abbigliamento idrorepellente e impermeabile di FOX sono consultabili qui: FOX MTB | Collezione FW23

I capi Fox MTB sono disponibili nei migliori MTB shops italiani consultabili a questo indirizzo: Negozi – California Sports

Oppure possono essere acquistati on line presso il sito della Fox Racing® Italia

Qui sotto trovate invece i nostri ultimi test di Fox Racing: