L’idea della traversata Mera-Alpi di Meggiana ce l’avevo nella capoccia da qualche decennio, in tempi “non sospetti” in cui ero salito a Meggiana da Piode quando la strada non era ancora asfaltata! Di anni ne sono passati, l’asfalto ha guadagnato terreno sia a Mera che a Meggiana (purtroppo…) e l’idea è rimasta tale sulla carta sino ad oggi: in realtà la cosa non mi convinceva più di tanto, quasi un sesto senso che a fine giornata si è rivelato quanto mai veritiero…
Innanzitutto quando si decide per una traversata occorre definire da dove partire e dove arrivare: scelta scontata quella di oggi, in quanto la seggiovia di Mera mi permette di risparmiare un bel po’ di fatica e di sudore.
Come sempre quando gioco “sporco” con la mia coscienza cerco di inventarmi delle scuse plausibili, quella di oggi è la seguente: “non ha senso farsi 10 km di salita asfaltata”. Ritenendo abbastanza plausibile tale giustificazione ecco così che mi imbarco a Scopello sulla vecchia e gloriosa seggiovia di Mera: è rimasta tale e quale ai miei ricordi d’infanzia, ma fa ancora il suo sporco lavoro ad un prezzo più che onesto (6 € la risalita).
Sbarcato all’Alpe di Mera fresco come una rosa i primi colpi di pedale lungo il tracciato della pista da sci che sale verso il Camparient sono come delle lame di rasoio che si conficcano nei polpacci.
Risalgo a zig-zag secondo una tecnica simile allo scialpinismo, farò il doppio di strada ma almeno la cosa funziona e mi permette di risalire indenne il ripido tracciato sino ad incrociare la stradina di servizio che corre a mezzacosta sotto la dorsale erbosa del Monte Camparient. La giornata è meravigliosa ed il Rosa, maestoso, si lascia ammirare in tutto il suo splendore: manco una nuvola in cielo, e siamo in Valsesia!! Miracolo è dir poco…
La stradina serpeggia placida lungo ampi pascoli, ma ben presto si impenna inesorabile prima di arrivare alla Colma dei Lavaggi mt 1726 (stazione a monte della seggiovia Bimella): da qui il sentiero corre ancora pedalabile lungo l’ampia cresta erbosa che risale verso la Cima dell’Ometto.
Alla base dell’erta finale bisogna deviare a sinistra seguendo il segnavia CAI 48 per La Crocetta: una breve occhiata al lungo sentiero che corre a mezzacosta e capisco subito che di pedalare non è neanche il caso di provarci… o meglio, ci provo, ma ben presto mi rassegno giudicando molto più redditizio procedere con la bici in spalla! E’ un tratto questo parecchio faticoso, proprio per la conformazione stessa della montagna: un po’ si sale e un po’ si scende, per quasi 2 km di sviluppo. Unica consolazione il bel panorama che si apre sulla selvaggia Valsessera, non bastevole per evitare i primi smoccolamenti.
Arrivo così alla Crocetta (mt 1779, bella sella erbosa che separa il vallone di Meggiana da quello dei Lavaggi) già di pessimo umore.
I cartelli CAI indicano sulla destra il segnavia 41 per Meggiana, si inizia a scendere. Il pendio è completamente ricoperto dai rododendri, ed il sentiero è in buona parte… impedalabile! Troppo tormentato ed insidioso il fondo, dopo qualche tentativo ed un semi-cappottone desisto e mi rassegno a scendere a piedi, ormai la giornata ho già capito come andrà a finire…
Non è tutta discesa sino a Meggiana, il sentiero sbuca infatti su una strada sterrata che va risalita con non poca fatica, causa anche il fondo tormentato: si arriva all’Alpe Sopra il Croso mt 1567 prima di raggiungere finalmente con un ultimo tratto di discesa freeride tra i prati il rifugio di Meggiana…
La giornata potrebbe concludersi con la bella discesa lungo la mulattiera per Piode appena percorsa, che riscatterebbe parzialmente la delusione per la giornata. Ma già che ci sono voglio completare l’opera: scendere a Rassa lungo la tanto chiaccherata strada di recente costruzione.
Risalgo così faticosamente verso Il Pizzo, con il suo delizioso laghetto: è qui che parte questa famigerata “Ciclabile d’Alta Quota”, ben 10 km ci separano da Rassa! Il primo tratto è in lieve ascesa, la strada corre alta in direzione sud-ovest sotto alle pendici del Monte Bo Valsesiano: si inizia a scendere una volta raggiunta q 1750, prestando attenzione al fondo piuttosto dissestato e alle canalette di scolo delle acque. Si arriva così alla deliziosa Alpe Sorbella mt 1658: da qui la discesa si fa più ripida e si inoltra in un bellissimo bosco, purtroppo deturpato da questa opera inutile. Tronchi di larice secolari sono stati posati a mo’ di guard rail nei tratti più scabrosi: che fine ingloriosa per questi giganti del bosco! Senza particolari difficoltà si giunge sul fondovalle della Val Sorba, dopo aver superato il torrente su di un ponticello un bivio indica la vecchia mulattiera per Rassa.
La tentazione è forte, ma l’inizio non è promettente e perciò dedico di continuare sulla strada sterrata che corre ancora per alcuni chilometri alta sul torrente Sorba sino a sbucare alle porte di Rassa. Una veloce visita al caratteristico borgo e poi ci si fionda sul nastro d’asfalto sino a sbucare sulla SP 299 della Valsesia in località Quare: appena prima di attraversare il Sesia però si imbocca la ciclabile dell’alta Valsesia, che con bel percorso tra boschi e prati raggiunge prima Piode e poi Scopello.
Avrete certamente capito che oggi non mi sono divertito affatto, probabilmente anche per una non perfetta condizione fisica: la traversata Mera-Meggiana va comunque in archivio con una solenne bocciatura, e per quanto riguarda la ciclabile da Il Pizzo a Rassa mi chiedo quale sia il senso dell’opera, a meno che non si decida di completarla con il collegamento verso Mera. A livello tecnico: troppo facile da scendere, troppo dura da risalire. Bocciata anche questa!
Testo e foto di Fabrizio Godio