Terra di confine il Briançonnaise, e quindi di forti e installazioni militari risalenti al secolo passato: nel giro di oggi ne faremo una mezza indigestione, senza mai curarci troppo della loro storia e considerandoli alla stessa stregua di un qualsiasi altro elemento caratteriale del paesaggio. Cominciamo dal Vauban, la cittadella fortificata che è la maggiore attrazione turistica della città.
Appena prima del grosso parcheggio adiacente (arrivando dal Monginevro) si nota una stradella asfaltata (D302) che scende ripida per circa 1 km verso la località Le Fontenil mt 1267. Sarà questo il nostro punto di partenza: superato il ponte sulla Durance prendiamo la ripida strada asfaltata che lasciamo ben presto seguendo le indicazioni del sentiero GR5 per Pont d’Asfeld. L’asfalto lascia posto ad una micidiale rampa sterrata difficile da fare in sella, ma che diventa sentiero ben pedalabile attraversando un gradevole boschetto a picco sulla forra della Durance. Incrociata una strada sterrata la seguiamo alla nostra sinistra in salita raggiungendo l’immenso poligono di tiro del Fort des Trois Tetes.
Lo costeggiamo e iniziamo a risalire un’ampia strada sterrata che lambisce il Fort du Randouillet e prosegue verso il Fort d’Anjou mt 1705.
Nelle vicinanze si sbocca su una strada asfaltata (chiusa al traffico veicolare) che dovremo seguire in salita: si tratta di una via storica, l’ancient Route Militaire che porta ai Forti in quota dello Janus e del Sommet des Anges.
Con moderate pendenze si inizia a risalire lungo il fianco della montagna con bella vista sul vallone di Cervieres: a q 1925 nei pressi di un tornante destrorso lasciamo l’asfalto per un’ampia sterrata piuttosto malridotta che sale con stretti tornantini sino a raggiungere gli antichi ed imponenti baraccamenti de la Seyte q 2122.
Raggiunta una sterrata decisamente più scorrevole ed in falsopiano si prosegue alla volta del Fort de l’Infernet posto sulla cima della montagna: la si può seguire integralmente sino al forte (potrebbe essere interessante la visita…) oppure, a q 2143 nei pressi di un tornante, si può seguire un trail molto rustico (c’è un cartello di divieto d’accesso) che taglia i fianchi della montagna per giungere ai baraccamenti de La Cochette q 2261.
E’ la soluzione da me seguita ma che comporta qualche passaggio a piedi per attraversare un tratto di montagna franato (e quindi da evitare in caso di maltempo e forti precipitazioni) e successivamente alcuni punti particolarmente ripidi: in compenso l’ambiente è suggestivo e selvaggio.
Con entrambe le varianti si giunge comunque al nostro traguardo: i baraccamenti de La Cochette, posti appena sotto al Forte de l’Infernet. Vasto il panorama, anche verso le installazioni militari in quota: ben si nota la strada militare che taglia i fianchi del cosiddetto “Ombiliq” per giungere al Fort du Gondrand.
La discesa inizia nei pressi del grande abbeveratoio abbandonato de la Cochette. Si prende l’esile traccia erbosa (segnalata con i cartelli rossi VTT) che ben presto viene inghiottita dal bosco: è subito un susseguirsi forsennato di tornantini stretti molto ben guidabili grazie al fondo perfetto. Il trail è semplicemente fantastico e nonostante alcune sezioni ripide non è mai particolarmente pericoloso o esposto: in un lampo si giunge in una radura nei pressi dei ruderi di Clot de l’Infernet q 1948.
Si continua seguendo sempre le chiare indicazioni incontrando ben presto una strada forestale che va seguita per un breve tratto prima di entrare nuovamente nel trail: questo tratto negli anni recenti è stato interessato da imponenti lavori forestali che in parte hanno sconvolto il sentiero originario che è comunque stato ripristinato, salvo nell’ultima parte dove si deve giocoforza seguire una pista forestale molto sassosa che porta a fondovalle, dove un ultimo e divertente tratto di sentiero lungo un antico canale irriguo porta a raggiungere la pista GR5 che seguita verso sinistra in discesa raggiunge ben presto il punto di partenza a le Fontenil.
Il single de l’Infernet merita la fama di cui gode: una gita tutto sommato breve e soprattutto divertente: questa zona non finisce mai di stupire.
Testo e foto di Fabrizio Godio