Dimenticare a casa la fotocamera il giorno in cui hai in programma la gita forse più bella dell’anno è davvero grossa… Sono proprio un coglione! Fortunatamente ho con me il telefono, con cui farò i pochi scatti che potete ammirare nella gallery fino a che anche la batteria di quest’ultimo non mi lascerà a piedi: oggi decisamente la tecnologia mi è avversa…

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Con questa amara sorpresa comincia la giornata odierna in quel di La Thuile. Il tempo si è messo finalmente al bello e le previsioni regionali danno soleggiato con innocui cumuli pomeridiani: erano le condizioni che aspettavo per tornare nel vallone di Chavannes e completare l’itinerario del Mont Fortin abortito tre anni fa per problemi fisici.

Non vi sono grosse novità, la salita è rimasta la stessa, semmai il fondo mi pare addirittura migliorato nella parte terminale prima del Col Chavannes. Oggi viaggio leggero con la Scalpel: bici ideale per grossi dislivelli, patirò qualcosa in discesa ma pazienza… e così in poco più di due ore sono al Colle Chavannes mt 2598, desolatamente deserto sebbene sia posto sull’AV2. 

Nonostante sia presto una fitta nuvolaglia sta purtroppo già coprendo le cime del Bianco, e così resteranno per tutta la giornata, mitigando un po’ il mio malumore per l’inconveniente della macchina fotografica: certo non è la strepitosa giornata di tre anni fa, ma del resto questa estate è davvero inaffidabile sino al suo termine.

Ritorno sui miei passi per affrontare il bellissimo vallone che porta al Mont Fortin, disseminato di laghetti. Sulla spianata del forte incontro l’unica presenza umana dell’intera giornata, un giovane escursionista salito da Courmayeur: brevi saluti, scambio di cortesia per immortalare l’attimo con qualche foto e via, si parte per terre ignote.

E descriviamolo un po’ questo viaggio, perché di questo si tratta: se sino al Mont Fortin infatti si è trattato di una passeggiata o poco più (a parte il breve portage per arrivare al Forte), da qui in poi le cose si fanno più severe ed impegnative. Un solo imperativo: vietato sbagliare! Si viaggia costantemente in esposizione e in cresta, su sentiero dapprima ampio e persino pedalabile – salvo il tratto terminale – sino al Colle del Berrio Blanc mt 2820, che si raggiunge in discesa dopo aver toccato la massima quota odierna di mt 2867.

Si entra ora nel vallone di Charmont, dove sono ancora presenti imponenti residui di valanga: il tratto di sentiero che porta all’omonimo Colle è il passaggio chiave della giornata, un lungo traverso in leggera discesa fortemente esposto, dove il sentiero qui praticamente non esiste più, spazzato via in diversi punti da imponenti frane che vanno attraversate con i piedi di piombo.

Venti minuti di terrore in cui bisogna prestare davvero la massima attenzione!!! Giunti al Col de Charmont mt 2781 la tensione si allenta e si inizia finalmente a scendere verso le Forches de la Youla: anche qui diversi punti del sentiero sono franati, peccato perché si tratta di un tratto molto bello e discretamente ciclabile. Una breve risalita di qualche minuto mi porta al Colle Youla mt 2661, dove saluto per l’ultima volta il Bianco: ora finalmente si cicla, il sentiero è bello e piuttosto scorrevole e disegna divertenti tornantini sui fianchi erbosi del pendio prima del traverso – anche questo un po’ tormentato dalle frane – che  porta all’ultimo colle della giornata, il Col d’Arp mt 2571.

Le fatiche della giornata sono terminate, ora mi attende una lunga discesa che solca il vallone di Youla sino al suo termine. Sono fortunato, in quanto di qui domani passerà il Tor des Geants, per cui tutto il percorso è ben segnalato dalle bandierine sino a La Thuile: ciò mi consentirà di fare qualche interessante variante lungo la noiosa strada interpoderale che mi attende.  Il sentiero – in realtà non molto evidente nel primo tratto – corre per immensi pratoni sino a raggiungere i ruderi dei Ricoveri Militari Reggiani q 2356 mt, dove arriva anche una strada interpoderale di recente costruzione che va seguita a grandi linee sino ad incontrare dapprima l’alpage di Mayen de Youla (attenti ai cani incazzosi) e poi addirittura l’asfalto che porterebbe ad incontrare la SS26 del Piccolo S.Bernardo in località La Balme (ca 3 km prima di La Thuile). 

Dopo aver percorso un buon tratto di asfalto e quasi al termine della discesa, in corrispondenza di un tornante, un sentierino semi imboscato e non segnalato che corre alto lungo le franose pareti del Monte Belleface mi consente di raggiungere La Thuile senza più toccare un metro di asfalto: forse la parte di discesa più divertente, anche se tormentata da diverse frane che vanno attraversate con attenzione.

In conclusione, che dire… Si tratta di un circuito grandioso, adatto a bikers bene allenati non soltanto a pedalare ma anche a muoversi con sicurezza sui terreni tipici delle alte quote: la discesa è forse la parte meno interessante della gita, che per il resto riserva invece ambienti e panorami assolutamente eccezionali. Nelle attuali condizioni il traverso dopo il Colle del Berrio Blanc è classificabile come EE secondo la scala escursionistica. Siete avvisati…

Testo e foto di Fabrizio Godio