Il mal di schiena è un disturbo ormai molto diffuso. Quando deriva da un trauma improvviso il più delle volte si risolve con il riposo e/o con una terapia medica, ma cosa succede quando deriva invece da un’ernia o protrusione discale? In questo caso può risultare particolarmente fastidioso e debilitante non solo nelle normali attività quotidiane, ma anche nelle uscite in mountain bike.

E’ sempre necessario, per ogni specifica situazione, sentire il parere di un medico specialista, che sarà in grado sicuramente di indirizzare verso la migliore terapia, ma è pur vero che un determinato stile di vita può essere in grado di prevenire, se non addirittura alleviare in certi casi, la sofferenza generata da questa patologia e magari consentire anche l’utilizzo della bicicletta.

Per questo motivo abbiamo raccolto alcune esperienze da persone, appassionate come noi della bicicletta, che soffrono di questi disturbi ma che con il tempo sono riuscite a conviverci senza privarsi del piacere di un’uscita in sella. Ci hanno raccontato come hanno cambiato il loro stile di vita per potersi sentire ancora biker.

Controllare il peso

E qui parliamo del peso del biker e non della mtb. Sì perché diverse persone in sovrappeso che soffrono di questa patologia hanno notato discreti miglioramenti nel momento in cui sono riuscite a perdere qualche chilo di troppo. Molto probabilmente perché i chili di troppo posizionati intorno al girovita finiscono col gravare sulla colonna vertebrale, favorendo lo schiacciamento dei dischi intervertebrali. Dischi che invece si trovano ad essere anch’essi alleggeriti nel momento in cui la bilancia segna un peso inferiore.

Correggere la postura

In tanti ci hanno detto di aver notato miglioramenti correggendo alcune posizioni quotidiane, ad esempio piegandosi sulle ginocchia mentre si lavano il viso oppure sedendosi e accavallando le gambe per allacciarsi le scarpe o ancora piegandosi sulle ginocchia per sollevare oggetti pesanti.

Rafforzare la muscolatura

Coloro che ci hanno parlato di questo concetto non sono dei “body builder” ma semplici biker che regolarmente dedicano un po’ di tempo, a casa o in palestra, a fare esercizi mirati ad irrobustire la muscolatura del busto, in particolare pettorali, dorsali e addominali. Ovviamente per fare ciò hanno scelto esercizi tali da non far gravare sulla colonna vertebrale i pesi utilizzati, sfruttando ad esempio una panca piana o specifici macchinari presenti in palestra, magari assistiti da un istruttore.

Meno rigidi in sella

Le gambe e le braccia sono le sospensioni naturali di ogni biker. Sfruttarle in tal senso consente di ridurre gli effetti degli urti trasmessi dal fondo al busto e, quindi, alla colonna vertebrale, soprattutto se si utilizza una hardtail. Inoltre evitare di essere troppo rigidi in sella aiuta anche a sollecitare (e a stancare) meno le articolazioni.

Sella più confortevole

Alcuni hanno optato per modelli di selle dotati di un carrello con punti di appoggio anteriore e posteriore molto distanziati tra loro, il che contribuisce a fornire un certo livello di elasticità allo scafo. In aggiunta hanno preferito anche un’imbottitura più spessa e magari in materiale in grado di garantire un buon assorbimento degli urti, in modo da godere di un maggior livello di comfort soprattutto sulle medie e lunghe distanze.

Sollevare il manubrio

Alcuni hanno avvertito miglioramenti sollevando un po’ il manubrio. È possibile fare ciò spostando i distanziali da sopra l’attacco manubrio a sotto. Nel caso non ve ne fossero al di sopra dell’attacco potremmo aggiungerne comunque uno al di sotto ma di spessore ridotto, ad esempio da 5 mm, in modo da garantire ancora una buona superficie di contatto del collarino dell’attacco manubrio sul cannotto forcella. L’alternativa sarebbe quella di invertire l’attacco manubrio, se lo si è montato con inclinazione negativa, oppure montare un attacco più corto, che favorirebbe il posizionamento leggermente più eretto della schiena. Diciamo subito, però, che un leggero sollevamento ci può anche stare ma se si esagera ci si ritrova poi a dover caricare maggiormente l’anteriore se si vuole conservare in discesa il grip della gomma anteriore e se si vuole contrastare la tendenza della ruota anteriore a sollevarsi affrontando le salite più ripide.

Evitare di rimanere seduti troppo a lungo

Qui non ci riferiamo allo stare seduti in sella ma dietro una scrivania. Non sono in pochi quelli che ci hanno riferito di avvertire un maggior senso di malessere alla schiena dopo essere rimasti seduti troppo a lungo, quindi in una posizione statica permanente, ad esempio chi lavora molto al computer. Sono stati invece riscontrati miglioramenti nei casi in cui ci si alza spesso, ad esempio distribuendo nella giornata lavorativa i casi in cui occorre alzarsi o comunque imporsi delle brevi ma frequenti pause e alzarsi anche solo per pochi secondi.

Passare a una full

Chi ha avuto la possibilità di farlo, ovvero passare da una hardtail a una biammortizzata, ha notato un significativo miglioramento per quanto concerne le sollecitazioni trasmesse dal terreno al busto, grazie alle capacità assorbenti della sospensione posteriore. Chiaramente non tutti possono permettersi di affrontare la spesa, soprattutto chi da poco ha acquistato una hardtail, tuttavia i possessori di una mtb non biammortizzata potrebbero optare per gomme di sezione leggermente più ampia, magari convertendole in tubeless in modo da poter utilizzare un maggiore volume di aria e pressioni più basse senza rischio di pizzicatura ma con la capacità di assorbire meglio le asperità del terreno.

Evitare uscite troppo fredde

In alcuni casi chi è costretto, in inverno, ad uscire nel tardo pomeriggio, ad esempio a causa del lavoro, o comunque con temperature fredde ha notato una maggior frequenza del riacutizzarsi dei dolori lombari rispetto a quando invece ha avuto la possibilità di uscire nelle ore più calde, probabilmente perché le basse temperature determinano una vasocostrizione dei muscoli, riducendo la capacità di circolazione sanguigna e determinandone per questo la loro contrazione. Questo può portare a potenziali rischi di strappi, contratture e crampi, ma anche a dolori muscolari che interessano solitamente zona lombare e cervicale.