Che il nostro pianeta abbia bisogno di cure è ormai sotto gli occhi di tutti, e che ognuno debba farsi carico (per la propria parte) di contribuire a ridurre l’impatto delle proprie azioni è altrettanto vero e doveroso. E quando si dice ognuno si intendono tutti, dai singoli cittadini alle grandi imprese. TREK, azienda di riferimento nel campo del ciclismo, ha avviato da anni un programma per intervenire su alcuni processi interni di produzione e logistica, che hanno condotto il brand del Wisconsin a raggiungere significativi traguardi. Risultati che Trek, unica azienda tra i grandi produttori mondiali di biciclette, li pubblica per la prima volta in un rapporto di sostenibilità disponibile a questo indirizzo e che sintetizziamo di seguito.

ELIMINATE 160 TONNELLATE DI PLASTICA GRAZIE A NUOVI IMBALLAGGI

Uno dei primi passi è stato ridurre drasticamente i rifiuti di plastica: «Nel 2020 abbiamo introdotto un nuovo imballaggio che ha dimezzato i pezzi non riciclabili – commenta Davide Brambilla, amministratore delegato di Trek Italia – e, dopo questo primo passo, abbiamo esteso il processo a tutto il nostro packaging di biciclette e accessori, eliminando così oltre 160 tonnellate di plastica in un solo anno».

Inoltre, sul fronte della logistica, per ridurre le emissioni dei trasporti via terra, la sede europea di Trek utilizza una strategia di spedizione in lotti che abbassa drasticamente il chilometraggio necessario per spostare il prodotto dalla distribuzione ai negozi, e parallelamente si sta lavorando per diminuire la dipendenza dal trasporto aereo.

«Che sia per via aerea, stradale o marittima, la movimentazione dei prodotti è il nostro maggior costo operativo in termini di emissione di CO2 e, in particolare, il trasporto aereo ha un impatto 84 volte maggiore di quello via mare – sottolinea Brambilla –in tal senso stiamo migliorando i processi con tutta la nostra catena di approvvigionamento per ridurre il chilometraggio della parte aerea del 75% entro il 2024».

OBIETTIVO 2024: RIDURRE A ZERO LA QUOTA DI SCARTI

A fianco di interventi concreti nel settore della logistica e degli imballaggi, Trek sta revisionando anche il processo di produzione in tutti i propri stabilimenti con l’obiettivo di ridurre a zero la quota di materiale “da portare in discarica” entro il 2024. Per raggiungere questo traguardo ambizioso, l’azienda sta continuamente aumentando la quota di soluzione tecniche alternative: «Ci impegniamo a usare materiali riciclati, riciclabili, rigenerati o rinnovati, e a progettare, quando possibile, processi produttivi che si basano sulla circolarità – prosegue Brambilla – oggi, per esempio, realizziamo 15 prodotti interamente in materiali riciclati e abbiamo in programma di svilupparne molti altri nel prossimo futuro».

LA REGOLA DEL 430

Come tutti i manufatti anche la produzione di una bicicletta comporta un impatto sull’ambiente: nel caso della Marlin, uno dei modelli di maggior successo di Trek, l’azienda ha stimato uno scarico nell’atmosfera di 174 kg di CO2 (si pensi che la produzione di una piccola utilitaria produce 5,5 tonnellate e di un SUV si arriva persino a 13 tonnellate di CO2) e per compensare questo valore, l’utente dovrebbe pedalare per 430 miglia, ovvero 50 chilometri alla settimana (considerando lo spostamento medio per andare al lavoro di 5 km) per meno di quattro mesi: «Questo significa che dal quinto mese in poi la nostra scelta di sostituire gli spostamenti in auto con una bici porta un concreto beneficio al nostro pianeta» sottolinea Filippo Zoboli, marketing manager di Trek Italia.

Ultima, ma non certo per importanza, la mission di Trek che sostiene la diffusione di utilizzo della bicicletta, in tutte le sue forme e che rappresentano veri e propri agenti del cambiamento: «Il post pandemia ha dimostrato quanto sia utile, facile, economico e salutare una pedalata, sia per andare a scuola o in ufficio che per benessere fisico» conclude Zoboli, e quest’ultimo aspetto sarà sempre più centrale negli anni a venire.