Se mi fermo a riguardare gli highlights di questa stagione, la cosa bella è che la maggior parte di questi, sono momenti lontani delle gare, qualcuno addirittura giù dalla bici, quasi come se questa stagione fosse stata una transizione, un assaggio di quello che verrà. Però una cosa non l’avrei mai accettata; non avrei accettato di non vivere Quel momento. Non avrei accettato che uno di quegli highlights non fosse stato il mio ultimo ballo. Che in realtà sono stati due.
Il primo è stato all’Italiano, al Ciocco; la mia ultima gara in Italia e soprattutto ultima occasione di correre con tutti i ragazzi Italiani. E sono stati grandi, li ringrazio davvero tutti per la stima che mi hanno dimostrato e per aver celebrato insieme a me questo traguardo. E poi al Ciocco c’era la mia famiglia ad aspettarmi all’arrivo, per la prima volta il piccolo Benny in braccio a Betti per quell’abbraccio a tre che per me sapeva come di un ritorno a casa dopo tanto tempo.
Perché questo, in effetti, è stato; scoppiare quella bolla che vent’anni fa ha iniziato a formarsi attorno a me e che un po’ alla volta, anno per anno si è ingrandita e rafforzata, arrivando ad essere molto grande e molto forte in certi momenti, quelli migliori della mia carriera, per poi iniziare a decrescere pian piano negli ultimi anni, quando le forze, anche mentali, iniziavano a diminuire. Quella bolla frutto proprio della forza mentale, della forza di scegliere di vivere una vita da atleta, che inconsciamente lascia al di fuori tutta quella parte di mondo che non è essenziale per il raggiungimento del risultato. Che alla fine è un po’ come star sempre via da casa, appunto.
Il fatto che “l’ultima” sia capitata a Nove Mesto è stato un regalo inaspettato dello stravolgimento post covid. C’erano pochi posti che sarebbero stati speciali per questa evenienza e sicuramente lo è stato.
“L’ultima” significava vivere ancora una volta quello che ho sempre amato fare. Viverlo con una consapevolezza certamente diversa. Gli allenamenti, la preparazione, le prove, la pioggia, il freddo, la ricerca del giusto stato mentale, l’adrenalina, la fatica, la sensazione unica di aver dato tutto. Ho amato tutto questo.
Ho sempre provato molta soddisfazione non solo dalla gara ma anche da tutta la preparazione ad essa; mi è sempre piaciuto allenarmi, ricercare e raggiungere la condizione per la gara. Non ho mai avuto problemi di insicurezza nell’approccio alla gara, proprio perché l’allenamento e la fatica fatta mi davano la consapevolezza di essere pronto. Ci sono stati alcuni compagni di allenamento con cui condividevo spesso una frase dopo aver svolto l’ultimo allenamento impegnativo prima di una gara, o magari a volte la buttavo lì tra una ripetuta e l’altra come incoraggiamento (anche a me stesso) per terminare un’altra serie: “dopo l’allenamento del mercoledì, il resto della settimana è tutto in discesa…”
Beh la settimana su a Nove Mesto è stata un po’ particolare e molto diversa dal solito perché le gare XC erano due, una il giovedì e una la domenica. Doppio appuntamento, come se avessi avuto anche la possibilità delle prove generali prima dell’ultima vera.Speravo nella pioggia, che a Nove Mesto rende tutto un po’ più “challenging” e per sei giorni non abbiamo mai visto il sole. In realtà così tanta acqua non l’avevamo mai presa qui e il percorso era scavato tra una radice e l’altra come non mai. C’erano solo più radici; bagnate.
Domenica però c’era il sole ed era perfetto. Credetemi, quando agli ultimi giri, nella foresta iniziavano a filtrare i raggi del sole, sempre più basso, la luce era magica; ero in gara ma mi sono goduto quel momento. E’ stato il momento in cui ho smesso di pensare alla gara e ho iniziato a pensare a quel traguardo; ero emozionato. Per tutta la settimana ci sono stati momenti in cui mi emozionavo a pensare e ripensare ma finivo sempre un po’ per distogliermi da quei pensieri; arrivato a quel momento invece mi sono lasciato andare. In quegli ultimi minuti all’interno di quel flow incredibile nel quale, qui, mi sono sempre ritrovato immerso. Ho pensato di avercela fatta.
E’ stato bello vivere queste ultime stagioni in sella ad una Santa; è stato bello aver contribuito alla creazione di un bel gruppo come siamo diventati in squadra e li voglio ringraziare tutti per la compagnia e l’opportunità di questi anni. Ma anche tutte le altre persone, Maestri, allenatori, compagni di squadra e non, meccanici, massaggiatori, amici, team managers che hanno avuto un ruolo importante nella mia carriera.
Questo viaggio a Nove Mesto è stato importante perché è stato il ritorno dalla lunga avventura che è stata la mia carriera.
Perché il ritorno è quel momento in cui rivivi con freschezza tutto quanto, metti in ordine i ricordi di ciò che hai vissuto; il momento in cui fissi nella tua mente le emozioni e le sensazioni più belle e incredibili; il momento in cui dei brutti ricordi ripensi soprattutto a come hai imparato a superarli e venirne fuori e non di quanto male tu sia stato.Il momento in cui sei sfinito ma hai appena realizzato di aver vissuto il tuo sogno di quando eri ragazzino. Ti rendi conto di aver imparato a realizzare i tuoi sogni.
E “…C’è che ormai che ho imparato a sognare, non smetterò”. (Cit.)
Lasciate che ringrazi anche tutti voi che leggete, siete stati una spinta incredibile in questo cammino, siamo cresciuti insieme. Grazie di tutto.
TIBI