Soffrite il portage? Lasciate perdere, qui si porta/spinge per almeno 500 metri… Soffrite di solitudine? Non è la gita per voi: in otto ore non ho incontrato anima viva… Soffrite di vertigini? Lasciate perdere, la prima parte di discesa c’è da cacarsi adosso talmente è ripida ed esposta… Soffrite il caldo? Lasciate perdere, nel Brianconnaise “la Chalure” picchia duramente.
Bene, vi ho scoraggiati abbastanza elencando gli aspetti “negativi”, e molti di voi avranno già aperto qualche altro sito. Ma so per certo che qualche folle come il sottoscritto leggerà il seguito di questa relazione: già, perché il tour delle Tenailles du Montbrison è stata una delle più belle avventure che abbia mai affrontato in mountain bike. E credetemi, sono sempre molto critico nel giudicare positivamente o negativamente una gita!

Risulta difficile descrivere per filo e per segno un itinerario così lungo e complesso: meglio avere un gps perché i sentieri non sono molto ben segnalati e soprattutto lungo la discesa infinita dal Col de Vallouise le possibilità di divagazione sono innumerevoli. Sono stato fortunato a non cannare nessun bivio e a totalizzare un itinerario praticamente abitumico (a parte 400 metri iniziali alla periferia di Les Vigneux): 35 km di piste polverose, divagazioni sui prati alla ricerca della traccia migliore, single track adrenalinici e sentierini nel bosco ove lasciar correre a velocità fotonica le nostre ruote.

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Les Vigneux è un placido ed assolato villaggio di montagna ai piedi del massiccio calcareo del Montbrison: il tour lo circumnaviga completamente in senso antiorario, passando a fianco delle pareti calcaree delle Tenailles, giustamente famose per le innumerevoli vie di arrampicata sportiva che attirano climbers di ogni nazionalità. Decisamente più sparuti i bikers, e devo dire anche gli escursionisti, cosa strana visto che in Francia sono molti gli appassionati: dunque scordatevi la confusione o la ressa tipica di certi percorsi.
 Possiamo dividere il tour in tre segmenti sostanzialmente:
– il tratto che collega Les Vigneaux a  Bouchier, attraverso il Bois du Clot lungo il percorso Gr50;
– l’ascensione ai colli di Trancoulette e Vallouise (o Savala);
– la discesa dal Col de Vallouise, ben evidente nella prima parte sino al Ref Ghouvet e via via più complessa per le innumerevoli divagazioni possibili.

Nel primo tratto si risale una placida strada forestale passando per alcune cisterne (qui si continua per la pista ignorando i cartelli escursionistici del Gr50): da qui si devono affrontare a spinta alcune rampe davvero ripide (lavori forestali in corso). La pista  si  interrompe bruscamente per lasciare posto ad un primo gradevole trail che in discesa ci porta a raggiungere il borgo di  Bouchier, passando proprio al di sotto delle vie di arrampicata.

Da  Bouchier (ultimo punto acqua, fondamentale fare il pieno visto che poi non se ne trova più sino a metà discesa) inizia la lunga e inizialmente facile salita su pista forestale  che rasenta le baite di Bletonnée e Le Sapet guadagnando il limite del bosco.

Tale pista va abbandonata decisamente ad un bivio q. 1893 ove si svolta bruscamente a sinistra per immettersi sulla dissestata strada di servizio che si addentra nel vallone des Amandiers, raggiungendo con ripide rampe difficilmente pedalabili l’omonimo alpeggio in rovina.

Da qui in poi scordatevi di pedalare sino al Col de Trancoulette, che si raggiunge su sentiero incerto (consiglio di stare piuttosto bassi al centro del vallone e di non prendere le invitanti tracce che corrono alte): nonostante la quasi totale assenza di segnaletica la via è evidente, mal che vada si divaga per prati: un po’ di sano freeride, in salita però!! Da notare che il Col de la Trancoulette comporta una divagazione di qualche centinaio di metri rispetto al percorso diretto che sale al Col de Vallouise, ma la deviazione merita, anche perché l’ultimo tratto si svolge su sentiero compatto e ciclabile, non comportando dunque aggravio di fatiche.

Dal Col de Trancoulette q 2293 si ripercorre a ritroso l’esile e ben pedalabile traccia che porta nei pressi di un laghetto semiprosciugato adagiato in una bellissima conca. Per vallette e dossi, intervallati da tratti anche pianeggianti in cui si può rifiatare, inizia l’estenuante ascesa al Col de Vallouise.

Rassegnatevi a portare la bici per gran parte del tempo!
L’arrivo al colle riserva due sorprese: la prima è il cartello che ci fa dubitare di aver sbagliato strada (recita infatti Col de Savala), la seconda invece è il panorama che si apre di botto su tutto il massiccio del Pelvoux e sulla prima parte di discesa lungo il vallone. Un colpo d’occhio davvero straordinario.

Come già accennato, i primi metri di discesa sono difficili: a complicare le cose l’inconsistenza del fondo, il tipico brecciolino/sfasciume di alta quota estremamente instabile che ti dà quella strana sensazione di precarietà. L’esposizione è tale da sconsigliare mosse avventate: prudentemente è meglio scendere accompagnando la bici (ma anche a piedi non si scherza).

Terminato questo primo tratto un lungo traverso porta ai piedi di un curioso monolite calcareo ben visibile da lontano: ora si sale in sella stabilmente e si acquista maggiore fiducia nei propri mezzi.

Ma è quello che va a seguire che è da vera antologia: si percorre infatti un trail fantastico che pare non finire mai, inizialmente attraverso pietraie, pascoli e infine boschi di rara suggestione: su tutto domina incontrastata una spettacolare fioritura alpina che ingentilisce queste aspre montagne. Bello, bello, di più…

Si arriva a lambire il Refuge des Chouvet (non custodito, acqua nei pressi) e si continua a scendere per bellissimo e filante sentiero nel bosco. Difficile descrivere il resto della traccia, tanti sono i bivi da seguire: si arriva comunque a lambire per un lungo tratto un canale di irrigazione (qui tornano utili le paline segnaletiche FFCT/VTT, il percorso è il numero 3, che spariscono ad un certo punto sostituite da bolli rossi sugli alberi e massi).

Il bel sentierino corre alto, anche troppo in alto visto che ad un certo punto si devono guadagnare 100 metri di dislivello su una ripida pista forestale: alle 2 del pomeriggio e sotto una canicola asfissiante sono stati la cosa più massacrante di tutta la giornata. Un ultimo e filante trail ci porta a riguadagnare le case di Les Vigneux. Ci si butta letteralmente nella fontana a fianco del parcheggio: ma è stata davvero una giornata epica, spero che le foto rendano bene la bellezza dei luoghi attraversati.
Tutto estremamente bello, ma duro… Siete avvisati!

Testo e foto di Fabrizio Godio