“Se non avessi avuto Zwift, in questo periodo sarei impazzito”. Al tempo del Coronavirus, le piattaforme online sono diventate valvola di sfogo prediletta per migliaia di atleti, professionisti e non, che sui rulli sfogano energie e frustrazioni, e si conservano allenati per tempi migliori. C’è chi, però, anche su Zwift riesce a togliersi soddisfazioni importanti: Filippo Agostinacchio, 17 anni, biker valdostano più volte protagonista nelle categorie giovanili a Internazionali d’Italia Series, giovedì 9 aprile ha sorpreso gli stradisti alla London International Zwift Classics Race, una gara virtuale ambientata a Londra con 127 atleti collegati e impegnati da casa propria, fra i quali il talentuosissimo britannico Tom Pidcock.
Un successo in grande stile, sorprendente soprattutto visto che Agostinacchio, competitivo nel ciclocross oltre che in mountain bike, su asfalto non ha mai gareggiato “offline.” Dopo aver affrontato con buoni risultati la stagione di ciclocross, il biker valdostano a inizio 2020 si trovava in Spagna per iniziare la stagione in MTB quando l’emergenza epidemiologica è esplosa in tutta la sua drammaticità nel nord Italia.
“E’ una situazione assurda, ma rispetto ad alcuni colleghi mi ritengo fortunato perché ho un ottimo rapporto con le piattaforme virtuali – spiega il vincitore delle tappe di Andora, Nalles e La Thuile a Internazionali d’Italia Series 2019 nella categoria Allievi. – Allenarsi all’aria aperta è fondamentale per qualsiasi corridore, ma per me è sempre stato un lusso nella stagione invernale. In Valle d’Aosta fa buio presto e sono ancora impegnato con la scuola. Per questa ragione utilizzo Zwift da 3 anni: mi alleno con efficacia utilizzando al meglio questo strumento”.
Allenamento, e anche divertimento, ma l’atmosfera e la meccanica di una gara ‘analogica’ sono un’altra cosa. “Al momento Zwift è un ottimo allenamento e un incentivo a migliorarsi, nulla di più – spiega Agostinacchio. – La taratura dei ciclomulini è più precisa rispetto al passato, ma un margine di errore esiste sempre. Prendiamo ad esempio la gara che ho vinto: eravamo 127 partecipanti con 127 rulli potenzialmente diversi. Inoltre, per vincere la gara, ho sfruttato il ‘Power Up’, ovvero un’opzione che elimina i benefici dell’effetto scia, pertanto gli inseguimenti risultano molto più complicati rispetto al ciclismo reale”.
“Ciò non toglie che il fenomeno delle piattaforme virtuali sia in ascesa, e vada seguito con grande attenzione. In futuro non sarei sorpreso di vedere una competizione virtuale riconosciuta dalla Federazione internazionale. Anche il recente Giro delle Fiandre virtuale è stato un forte segnale in questa direzione”.
Già oggi, le competizioni virtuali non lasciano nulla al caso: Zwift è dotato di un ‘verification board’, un meccanismo di controllo che analizza i dati inviati dai ciclisti che lo utilizzano. Un sorta di antidoping virtuale, al quale spetta l’ultima parola sul controllo delle performance.
“Dopo aver partecipato a una gara, Zwift sottopone l’atleta a un primo controllo che consiste nell’inviare le performance fatte registrare con la bici da strada, la tessera federale, una video misurazione di peso e altezza, oltre alla foto del rullo utilizzato – racconta il Campione Europeo U17. – Se qualcosa non è chiaro a questo primo team di controllo, subentra il ‘verification board’ a cui spetta una decisione definitiva sulla veridicità dei dati”.
Fuori dalla rete, Agostinacchio attende sviluppi su quella che sarà la stagione 2020: “A inizio stagione mi ero prefissato tre obiettivi: vincere il mio primo Campionato Italiano, ottenere buoni risultati nel circuito UCI JR Series, e conquistare un posto in Nazionale in vista di Europei e Mondiali. Ora il programma è tutto da rivedere. Con l’aiuto di Zwift mi sto preparando ad affrontare quella che si preannuncia una stagione MTB ristretta, mettendo le basi per l’inverno ciclocrossistico e il 2021”.
Sulla scia dei più grandi talenti del ciclismo di oggi, Agostinacchio non vuole scegliere fra Mountain Bike e Ciclocross, ma ha ben chiare le sue priorità: “L’anno scorso ho sentito i benefici della doppia attività, ma credo che non sia possibile svolgere tutto ai massimi livelli, e per questo sto privilegiando il fuoristrada. Anche un fenomeno come Van der Poel deve fare scelte di calendario molto attente per riuscire ad essere competitivo nei momenti che contano nelle diverse discipline.”
E poi c’è Zwift: “Chissà se anche il ciclismo virtuale diventerà una disciplina a tutti gli effetti. Come detto, per adesso mi diverto e mi alleno. Anche perché, virtuale o no, la fatica è decisamente reale.”