Finita la riabilitazione necessaria per recuperare da un incidente subito in allenamento, il 3 marzo arriva il momento di partire per il grande obiettivo del 2020 di Omar di Felice, l’attraversamento della Mongolia in inverno. Un’esperienza intensa ed estrema soprattutto quando coincide con l’affrontare le difficoltà collegate ad una pandemia mondiale. Al termine della quarantena forzata a cui viene sottoposto al suo arrivo a Ulan Bator l’avventura comincia.

Ad attenderlo non solo le temperature rigide tipiche del periodo e della zona, ma anche i controlli medici obbligatori da effettuare in ogni paese in cui sosterà. Posti di blocco e permessi speciali in una situazione assolutamente surreale e mai provata prima.

Il percorso previsto è composto di oltre 2000 km in solitaria da Ulan Bator ad Altai, Mongolia, con il solo collegamento con il mondo esterno assicurato da un telefono satellitare, e 8 check point per il rifornimento ed eventuale supporto meccanico. Il fascino di questa immensa landa isolata si mescola con gli antichi richiami della natura selvaggia e incontaminata ma le condizioni sono al confine dell’estremo. Le temperature infatti arrivano a toccare i -26°C, inaspriti dai forti venti del deserto.

La prima settimana e i primi 1000 km terminano a Dalanzadgad, dove, nonostante i controlli negativi al Covid-19 viene imposto all’ultra-cyclist uno stop che durerà fino al 16 Marzo, come conseguenza dello stato di allerta del Paese, deciso dal governo in seguito all’evolversi dell’infezione da Corona virus in Mongolia. Lo stop avviene presso un hotel assegnato dalle autorità locali dove Omar sostiene giornalmente controlli atti a monitorarne lo stato di salute.

Il 16 marzo la traversata del Deserto del Gobi riparte in seguito ai nuovi decreti emessi. Omar Di Felice può riprendere la propria sfida secondo il piano e l’itinerario comunicati inizialmente, inviando le proprie coordinate giornalmente alla Polizia.

Se inizialmente la vera sfida era rappresentata dalle insidie del percorso e dal clima rigido, ora Omar sta affrontando un nuovo e inaspettato sforzo, quello più emozionale: il cammino verso casa che dista circa 9000 km da dove la sua tanto desiderata avventura, scritta in tempi assolutamente non sospetti, lo aveva proiettato.

Non potendo ancora pensare di terminare la sua impresa e rientrare come da copione, il suo percorso subisce una piccola variazione. Anziché uscire ad ovest del temibile deserto dei Gobi, Omar percorrerà la strada che lo porta a nord per poi attraversare altre montagne che lo ricondurranno nuovamente al punto di partenza, Ulan Bator.

Il suo viaggio è in pieno svolgimento tra chilometri in completa solitudine e paesaggi mozzafiato, ospitalità inattesa e gelide notti sotto le stelle.

(Foto @6stili)