Torinese, 54 anni, laureato in economia, Livio è uno di quei nomi che nel mondo della moto e non solo, non ha bisogno di presentazioni. Con Ducati e Honda ha scritto alcune delle più belle pagine del Motor Sport. Per dirne una, è l’uomo che ha convinto Ducati a entrare nella MotoGP (vincendo poi, con Casey Stoner). Dopo oltre 20 anni di scarichi aperti, di soddisfazioni e mondiali vinti (con Casey Stoner e Marc Marquez), di paddock, di vita in giro per i GP, Suppo ha detto stop. A fine 2017, ha annunciato al mondo il suo ritiro dalle due ruote a motore per dedicarsi ad una nuova passione: la bici elettrica! Insieme a Stefano Migliorini, si occupa di THOK E-bikes, gestendo in particolar modo, l’internazionalizzazione del brand.
Dalla moto alla e-mtb. Un passaggio facile?
Dipende! Se intendi l’iniziare ad usare una e-mtb avendo esperienza di moto da fuoristrada, direi di sì! Molti dei possessori di e-mtb sono ex motociclisti fuoristradisti, che passano alle e-mtb perché permettono di continuare a divertirsi senza tutte le limitazioni che hanno le moto: inquinamento, divieti, il carrello per trasportarle, il bollo e l’assicurazione… tutte cose che complicano l’utilizzo delle moto da fuoristrada. Se, invece, intendi il lavorare nel settore e-bike dopo più di 20 anni in MotoGP, le cose sono un po’ più difficili! Per me è un mondo nuovo, tutto da scoprire, ma che mi affascina molto e mi sta dando grandi soddisfazioni!
Raccontaci di te!
Ho iniziato ad andare in moto ad 11 anni… ho quindi avuto la fortuna di unire la mia passione alla mia professione. Dopo la Laurea ho lavorato nel marketing e nel 1995 ho avuto la fortuna di trovarmi al posto giusto nel momento giusto. Lavoravo in Benetton Sportsystem e si presentò l’occasione di sponsorizzare il team Honda Racing per l’abbigliamento. Iniziai a seguire quel progetto e da quella sponsorizzazione nacque, nel 1996, il “Benetton MotorBike Team” che era la versione motociclistica del team di Benetton Formula 1 (il team che aveva vinto due mondiali con Michael Schumacher). Con quel Team abbiamo fatto esordire nel Mondiale 125 del 1998 Marco Melandri, che divenne il più giovane vincitore di una gara del Mondiale ad Assen. Nel 1999 venni chiamato per un colloquio in Ducati Corse. Era la struttura appena creata per seguire l’attività di Ducati nella Superbike, il mondiale per le moto derivate dalla serie, e mi chiesero di occuparmi delle attività di marketing. In quegli anni si iniziava a parlare di modifiche al regolamento della MotoGP (da motori 2 tempi di 500 centimetri cubi ai 1.000 a quattro tempi) e, insieme a Claudio Domenicali e Filippo Preziosi, convincemmo il consiglio di amministrazione della Ducati a sfidare i “colossi giapponesi” anche in quel campionato ed io diventai il responsabile del progetto MotoGP. Sono stati anni indimenticabili, una sfida “Davide contro Golia” che grazie al genio di Filippo Preziosi, al talento di Casey Stoner e ad alcune scelte coraggiose (come quella di passare da Michelin a Bridgestone) ci hanno portato a vincere il Mondiale nel 2007, dopo solo 5 anni di impegno nella “classe regina”. Nel 2009 l’allora Vice Presidente di HRC (Honda Racing Corporation) ShuheiNakamoto, mi chiese di lavorare per loro. Erano anni difficili per la HRC che dal 2004, quando Valentino Rossi era passato in Yamaha, aveva vinto solo un mondiale, quello del 2006 con Nicky Hayden. Nakamoto mi disse: “Dobbiamo risvegliare l’HRC!”. Ho avuto quindi l’onore di essere il primo europeo a guidare il team della HRC e devo dire che anche in questo caso le soddisfazioni non sono mancate: un titolo, nel 2011 con Casey Stoner e quattro con Marc Marquez (2013, 2014, 2016 e 2017). L’HRC era tornata ad essere il team di riferimento della MotoGP. Alla fine della stagione 2017, ho deciso di abbandonare la MotoGP, un mondo che mi ha dato tantissimo, ma era arrivato il momento di cercare nuove sfide, di mettermi alla prova anche in un settore diverso.
Cosa ricordi con maggior piacere del tuo passato legato al Motorsport?
Senza dubbio il Mondiale del 2007. Quando Casey tagliò il traguardo a Motegi e si laureò Campione del Mondo. Si realizzò un sogno, al quale avevo dedicato anni di lavoro. È stato un momento indimenticabile.
Come hai conosciuto Stefano Migliorni e qual è stato il tuo contributo alla nascita di THOK?
Nel 2011 avevo iniziato ad andare in mtb. Dopo alcuni anni, in cui provavo a mantenere un livello di allenamento “decente” – senza riuscirci, per i tanti impegni e viaggi – ho scoperto le e-mtb. Un caro amico mi regalò una forcella della Marzocchi per “upgradare” la mia e-mtb e Stefano, che allora lavorava per la Marzocchi, me la consegnò. Si instaurò subito un ottimo feeling ed iniziammo a frequentarci. Nei giri insieme, io in e-mtb e lui con una mtb tradizionale, iniziammo a pensare che sarebbe stato bello fare una e-mtb “come sarebbe piaciuta a noi”, che fosse ideale sia per un amatore come me sia per un campione come lui. L’incontro con Sebastiano Astegiano e Giuseppe Bernocco, i due imprenditori piemontesi del TCN Group, ha “chiuso il cerchio” ed è nata la THOK Ebikes!
Oggi per THOK di cosa ti occupi?
Marketing e comunicazione, la crescita del nostro brand fuori dall’Italia e ultimamente, dell’accordo con Ducati, per la quale abbiamo realizzato in licenza la Ducati MIG-RR, una e-mtb da enduro, montata al top, che è in vendita sul sito ducati.com e nelle concessionarie Ducati in tutta Europa. È un progetto molto impegnativo, ma siamo super orgogliosi di poter lavorare con una icona del mondo delle due ruote come Ducati.
Cosa ti piace della e-mtb e perché oggi la preferisci alla moto?
La libertà che ti dà. Libertà di andare in posti magnifici senza che ci siano divieti, quella di non essere obbligati ad usarla due o tre volte alla settimana per potersela godere (come invece avviene per le mtb senza motore, perché se non sei allenato è davvero una sofferenza). In salita si fatica, ma si può gestire questa fatica in base all’allenamento di quel momento, variando il livello di assistenza del motore. In discesa poi, ci si diverte da matti, anche grazie al fatto che si è meno stanchi di come si sarebbe se si fosse saliti senza l’aiuto del motore.
Moto e biciclette sono due mondi totalmente separati?
Le sensazioni, quando si guida una “due ruote” sono simili, sia essa una moto o una bicicletta. Il senso di libertà che si prova, l’equilibrio, le pieghe… si torna bambini, si prova un senso di libertà che solo le “due ruote” sanno regalare.
Progetti futuri per THOK?
Sviluppare la nostra gamma, restando focalizzati sul nostro “motto”: Performance First. Entrare in nuovi mercati e continuare a collaborare con Ducati. Abbiamo tante idee… faremo di tutto per trasformarle in realtà continuando a divertirci!